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Intestino, il secondo cervello

Autore: Dott. Fernando Perrone

Sono ormai numerosi gli studi scientifici che attribuiscono all’intestino un ruolo determinante a livello immunitario e non solo

Non passa giorno che nei nostri ambulatori di Medicina Generale non capiti di visitare Pazienti affetti da Colite spastica che riferiscono dolore e gonfiore alla pancia o di avere frequenti e fastidiosi episodi di diarrea, magari legati a particolari momenti di stress psicofisico o a particolari impegni di lavoro.
Stiamo parlando di quella che una volta veniva chiamata semplicemente “alterazione della flora intestinale” che, se associata ad uno stato di fragilità psicofisica o in concomitanza di più patologie croniche o all’assunzione senza controllo medico di antibiotici o di protettori dello stomaco, con conseguente alterazione della barriera gastrointestinale, può causare processi infiammatori intestinali con deficit immunitari (Morbo di Crohn, Rettocolite Ulcerosa, Sindrome dell’Intestino Irritabile, diarree croniche e ricorrenti o Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali) e determinare o aggravare patologie quali Obesità, Diabete mellito, Cardiopatie, Neuropatie sino a quelle neoplastiche e neuropsichiatriche.

Intestino e risposta immunitaria

Di fronte a ciò sorge spontanea la domanda del perché, partendo da un banale problema intestinale, si rischi di sviluppare una serie di malattie anche gravi e non solo intestinali. La risposta sta nel fatto che nell’intestino risiede un vero e proprio “secondo cervello” che, attraverso vari e complessi meccanismi, modula la risposta immunitaria più importante del nostro organismo, mantenendo così l’omeostasi intestinale tra sistema immunitario, barriera epiteliale e microbiota, cioè l’insieme della flora batterica che vive come “ospite gradito” nel nostro intestino. Quest’ultima agisce come un “esercito di difesa” a garanzia del mantenimento dell’integrità della barriera gastrointestinale e dell’equilibrio psicofisico del nostro corpo.
Studi recenti hanno appurato che il microbiota intestinale è formato da circa 100 mila miliardi di batteri, dal peso di circa 2 kg, appartenenti, tra le oltre 4 mila specie diverse, principalmente a tre famiglie: Bacteroides, Prevotella e Ruminococcus. Immaginiamo allora Bifidi, Lattobacilli, Enterococchi, Stepto-Stafilococchi, Escherichia Coli, Klebsiella, Clostridium e tanti altri batteri, come se fossero una unica officina con tante diverse funzioni, a cominciare dalla degradazione dei cibi.

Gli studi scientifici

Uno studio particolare è stato condotto, ad esempio, sulla funzione del Faecalibacterium Prausnitzii; si è appurato che durante i processi digestivi delle fibre solubili presenti in alcuni cibi, come legumi, cereali e frutta, l’intestino produce una sostanza, chiamata “butirrato”, dotata di importanti funzioni antinfiammatorie, la cui carenza è fortemente legata, non solo allo sviluppo di Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali e Morbo di Crohn, maanche di Obesità e stati depressivi. Altri ricercatori hanno tentato di capire quale sia il meccanismo con cui, a livello intestinale, viene mantenuta l’omeostasi combattendo qualsiasi azione in grado di alterarla da parte di allergeni e antigeni di varia natura, batteri aggressivi e antibioticoresistenti e alimenti particolarmente nocivi sulla mucosa intestinale. Si è visto che microbiota e microbioma (l’insieme dei batteri e del loro patrimonio genetico che si ereditano alla nascita, meglio se con parto naturale, e durante l’allattamento al seno materno), oltre alle già note funzioni digestive sui cibi, producono proteine, ormoni e vitamine del gruppo B (ma anche K, C, H e Acido Folico) ma soprattutto intervengono su importanti processi infiammatori, modulando la risposta immunitaria attraverso particolari cellule, chiamate “dendritiche”. Tali cellule sono dotate di sensori detti “dendroni” che controllano il traffico intestinale dal punto di vista immunitario. Siamo di fronte ad un vero e proprio grande organo endocrino che svolge una attività non solo locale ma anche a distanza, entrando in “comunicazione” con altri organi, tra cui il “primo cervello”, dando così giustificazione della qualificazione, apparentemente impropria, di malattia psicosomatica che tuttora si da ad alcuni disturbi intestinali funzionali.
Le sostanze che il microbioma elabora e invia in circolo, sia come azione primaria che come risposta a vari stimoli interni ed esterni, sono centinaia; le più importanti sono veri e propri mediatori chimici che regolano la comunicazione tra cellule cerebrali, come serotonina, noradrenalina, dopamina e, soprattutto, l’acido gamma amino butirrico (GABA), un neurotrasmettitore inibitorio sintetizzato da diversi ceppi di lattobacilli che interviene con azione antidepressiva e antistress nei fenomeni scatenati appunto da stress e ansia.


 

Intestino e funzioni psichiche

Le prove della reale capacità dell’intestino (microbioma) di modulare le funzioni psichiche sono ormai molteplici, come quelle ottenute da alcuni ricercatori dell’Università della California, pubblicate su JAMA, che hanno dimostrato che in un gruppo di donne sane è possibile ridurre la risposta ad un compito che scatena ansia, modificando il microbiota, con l’assunzione, due volte al giorno, di una bevanda a base di latte fermentato contenente alcuni ceppi di Bifidi, Lactococchi, Streptococchi e Lactobacilli. La variazione di comportamento di queste donne ha trovato corrispondenza in una ridotta attività di una rete di neuroni responsabili della risposta ansiosa registrata dalla Risonanza Magnetica cerebrale. Come controprova, in un altro gruppo di donne che avevano assunto una bevanda non fermentata, e quindi non contenente lo stesso mix di batteri, non si è verificata né la riduzione della risposta ansiosa né le modifiche alla Risonanza Magnetica.
Altri esperimenti effettuati sui topi hanno dimostrato che, scambiando il microbiota da un topo “ansioso” ad un altro che non lo era, le “qualità” di atteggiamento si invertivano; non solo, si è potuto sperimentare che alcuni ceppi di Campylobacter Jejuni aumentavano la propensione all’ansia mentre Lactobacilli e Bifidi la riducevano. Partendo allora dall’assunto che la manipolazione del microbiota può portare a curare alcune malattie legate ad alterazione della comunicazione psico-immunitaria tra i “due” nostri cervelli, un gruppo di ricercatori della McMaster University del Canada sta sperimentando una terapia a base di alcuni ceppi di Bifidobacterium per persone affette da Sindrome dell’Intestino Irritabile.

Nuovi orizzonti

Si sta quindi aprendo un’interessante linea di ricerca e di studio sulla interazione tra microbioma intestinale, alimentazione con cibi fermentati, assunzione dei cosiddetti probiotici, concentrati batterici meglio noti come fermenti lattici, e funzioni cerebrali. Non è più solo una ipotesi quella di praticare un trapianto dell’intero microbioma da un donatore sano ad un Paziente affetto da patologie neuropsichiatriche, immunitarie, metaboliche o degenerative. Inoltre, se per studiare germi, microbi e batteri, non solo del nostro corpo ma di tutto l’ambiente in cui viviamo, è stato finanziato e lanciato il suggestivo programma “National Microbiome Iniziative” dalla Casa Bianca di Obama, vuol proprio dire che la posta in gioco è davvero alta!

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