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Fertilità femminile, come proteggerla

Autore: Dott. Giovanni D’Ippolito

Il funzionamento del sistema riproduttivo femminile è influenzato da fattori ambientali, alimentazione e stile di vita

La Fertilità femminile rappresenta la massima espressione di un sistema in cui corpo e mente devono interagire alla perfezione al fine di raggiungere la condizione ideale affinché si possa instaurare una gravidanza. Con il termine “Fertilità” si intende la capacità degli esseri viventi di riprodursi, che si contrappone a quello di “sterilità” ovvero l’assenza di tale capacità.
In occidente, negli ultimi decenni, il progressivo posponimento delle gravidanza (per ragioni socioeconomiche), da parte delle coppie, ha determinato un’importante diminuzione della Fertilità. È importante sapere che ogni donna ha una finestra di Fertilità che tra i 20 e i 30 anni risulta massima per poi decrescere e ridursi rapidamente dopo i 35 anni, fino ad arrivare vicina allo zero già alcuni anni prima della menopausa.

Fertilità, cosa la compromette?

L’età è senza dubbio il fattore più importante correlato alla Fertilità, ma non l’unico. Oltre ad essa, infatti, bisogna considerare che il sistema riproduttivo ha un funzionamento complesso influenzato fortemente da fattori ambientali e dallo stile di vita. Per questo è fondamentale che ogni donna sia molto attenta ad adottare un corretto stile di vita già sin dalla giovane età.
Fattori come alcol, fumo di sigaretta, sedentarietà, alterazioni del peso sia in eccesso che in difetto, come dimostrato da numerosi studi, hanno effetti dannosi sulla Fertilità. La produzione di ormoni sessuali, oltre che nelle ghiandole, avviene anche a livello del tessuto adiposo ed è quindi implicito il motivo per cui l’Obesità (ed anche il sovrappeso) e l’Anoressia (così come il sottopeso) possano compromettere la funzione riproduttiva. Numerosi studi hanno poi accertato l’effetto dannoso del fumo di sigarette sulle ovaie, anticipando l’età menopausale, e dell’alcol che interferisce con il funzionamento delle ghiandole che regolano la produzione degli ormoni sessuali.

Attenzione alle Malattie Sessualmente Trasmesse

La Fertilità femminile può essere compromessa anche dalle Malattie Sessualmente Trasmesse, la cui incidenzasintomaè in continuo aumento a causa dell’aumentata tendenza ad avere rapporti sessuali con più partners. La popolazione di giovani sessualmente attiva, infatti, non riceve un’adeguata istruzione o, in altri casi, sottovaluta l’impatto che queste patologie possono avere sulla Fertilità, oltre che sulla salute in generale.
La Malattia Sessualmente Trasmessa più diffusa è sicuramente la Clamidia (Chlamydia Trachomatis) che colpisce principalmente le ragazze tra i 15 e i 21 anni, sessualmente attive, e che danneggia gli organi pelvici (soprattutto le salpingi) spesso in maniera subdola.
Oltre alla Clamidia, un’altra malattia piuttosto insidiosa è la Gonorrea (provocata dal batterio Neisseria Gonorrhoeae). Si stima che, per il 75-90% dei casi, questi due microrganismi siano la causa scatenante della Malattia Infiammatoria Pelvica (Pelvic Inflammatory Disease - PID), estremamente dannosa per la Fertilità. In presenza di sintomi come febbre, dolori addominopelvici, perdite maleodoranti, dolore alla minzione e durante i rapporti sessuali, è importantissimo sottoporsi tempestivamente ad una visita ginecologica per una valutazione. Infatti, se questa malattia non viene trattata, può portare, oltre all’Infertilità, a dolore pelvico cronico, gravidanze extrauterine e addirittura a sepsi, shock settico e morte.

Come prevenire?

La prevenzione della Malattia Infiammatoria Pelvica e delle sue complicanze non può prescindere dall’uso corretto e consapevole del preservativo, che abbatte fortemente il rischio di contrarre le Malattie Sessualmente Trasmesse.
Nella corretta strategia comportamentale per prendersi cura della Fertilità, oltre ai già citati uso del preservativo, consumo moderato di alcol, astensione dal fumo di sigaretta, alimentazione sana e attività fisica regolare, non possono mancare uno stile di vita con bassi livelli di stress e ansia, la protezione dall’esposizione di inquinanti ambientali e in ultimo, ma non per importanza, regolari controlli ginecologici (consigliati almeno una volta all’anno).


 

Il controllo specialistico

È necessario sottolineare l’importanza che riveste la visita ginecologica nell’ambito della preservazione e cura della salute della donna, durante la quale possono essere diagnosticate, tra le altre, anche le malattie che possono compromettere la Fertilità della donna, come l’Endometriosi e la Sindrome dell’Ovaio Policistico.
La Sindrome dell’Ovaio Policistico è un disturbo ormonale che include la presenza di almeno due delle tre seguenti condizioni: anovulazione (ciclo mestruale in cui manca il rilascio di un ovocita da parte dell’ovaio), con conseguenti amenorrea e infertilità anovulatoria; eccesso di ormoni androgeni, che può manifestarsi con acne, irsutismo e disturbi dell’umore; presenza di cisti ovariche multiple dalla caratteristica disposizione a “collana di perle”.
L’Endometriosi consiste, invece, nella presenza di tessuto endometriale al di fuori dell’utero, colpendo principalmente ovaie, tube, legamenti utero-sacrali, retto, intestino, vescica e peritoneo. Questo tessuto, analogamente all’endometrio eutopico, risponde agli stimoli ormonali e si comporta analogamente causando uno stato infiammatorio cronico e formazione di tessuto cicatriziale e aderenze che, oltre a danneggiare gli organi, ne distorcono l’anatomia. I sintomi più frequenti sono dolore mestruale e durante i rapporti sessuali, diarrea o stitichezza. Proprio a causa della sintomatologia subdola, la diagnosi è spesso tardiva e con un ritardo diagnostico medio di circa 9-10 anni, il rischio di riscontrare quadri già gravi e con irreparabili danni all’apparato riproduttivo aumenta.

Quando iniziare gli accertamenti?

Al fine di individuare la presenza di eventuali ostacoli al concepimento si considera giustificato iniziare gli accertamenti dopo 12 mesi di rapporti mirati e non protetti. Nelle donne over 35 e in presenza di fattori di rischio, come ad esempio pregressa Malattia Infiammatoria Pelvica ed Endometriosi, questo limite si riduce a 6 mesi.
Il concetto più importante rimane, comunque, quello che una programmazione familiare tempestiva è determinante per una donna (e per la coppia in generale) in quanto il successo riproduttivo si riduce progressivamente con l’avanzare dell’età. Questo vale sia nel concepimento naturale, sia nel concepimento mediante tecniche di procreazione medicalmente assistita (PMA).

Gli esami previsti

Negli ultimi anni, con l’avanzare delle tecnologie e con l’intensificarsi dell’attività di ricerca, nella pratica clinica sono stati introdotti due importanti novità: l’Ecografia 3D e il dosaggio dell’ormone antimülleriano (AMH). La prima risulta molto utile nella determinazione delle malformazioni uterine, nell’analisi e nella mappatura dei miomi uterini, che in base alla loro sede e dimensioni possono rappresentare un importante ostacolo alla gravidanza.
L’AMH, invece, rappresenta il marker attualmente più affidabile, insieme all’AFC (o conta follicolare antrale, metodica ecografica), della riserva ovarica, che è la quantità di patrimonio follicolare presente nelle ovaie in quel determinato momento in cui viene eseguito l’esame. Il suo dosaggio quantitativo avviene attraverso un prelievo ematico indipendentemente dalla fase del ciclo mestruale e il suo decrescere a livelli minimali si correla a un ridotto numero di follicoli ovarici, quindi ad una diminuita possibilità che si instauri una gravidanza.
Un accenno, infine, sullo studio della pervietà tubarica (che è la condizione necessaria affinchè si verifichi il corretto impianto dell’embrione o il meccanismo della fecondazione), che negli ultimi anni si è avvalsa soprattutto della Sonoisterosalpingografia (SHSG), una metodica ecografica che viene spesso richiesta nell’ambito dello studio delle cause di Infertilità della donna.

Le terapie farmacologiche e chirurgiche

Se la causa dell’Infertilità è legata a disturbi dell’ovulazione, esistono terapie farmacologiche in grado di stimolare le ovaie e di indurre l’ovulazione.
Quando invece le cause sono legate a malattie come polipi, fibromi, anomalie uterine ed Endometriosi, le terapie previste sono di tipo chirurgico e prevedono soprattutto l’uso di tecniche endoscopiche minimamente invasive come l’Isteroscopia e la Laparoscopia.

Le tecniche di Procreazione Assistita

La PMA si propone come insieme di tecniche mediche, chirurgiche e di laboratorio che prevedono l’utilizzo di farmaci per stimolare in maniera controllata le ovaie a produrre un certo numero di gameti (ovociti). Nelle tecniche di I livello, come l’Inseminazione Intrauterina (IUI), gli ovociti vengono inseminati attraverso l’introduzione del seme maschile nella cavità uterina in un momento ben preciso identificato attraverso il monitoraggio ecografico dell’ovulazione, ciò per favorire l’incontro spontaneo dei due gameti nel corpo femminile.
Nelle tecniche di II e III livello, invece, la fertilizzazione degli ovociti avviene in laboratorio. Le tecniche FIVET (Fertilizzazione In Vitro con Embryo Transfer) e ICSI (Iniezione Intracitoplasmatica dello Spermatozoo), rispetto a quelle di I livello, prevedono una stimolazione farmacologica controllata delle ovaie con l’intento di produrre un più alto numero di follicoli (quindi di ovociti), che vengono prelevati per via eco-guidata attraverso un ago montato su una sonda transvaginale e inseminati in vitro con gli spermatozoi. Una volta ottenuti, gli embrioni vengono trasferiti in utero.
La PMA, infine, attraverso le tecniche di preservazione della Fertilità offre oggi la possibilità di posticipare la maternità a tutte le donne che desiderano farlo per ragioni economiche, sociali, lavorative o di salute, donando loro la speranza di poter essere un giorno delle mamme, nonostante tutto.