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Calcoli renali, come affrontarli?

Autore: Prof. Emanuele Montanari

In caso di colica renale bisogna intervenire sul dolore, procedendo anche ad uno studio accurato del metabolismo 

Resa celebre dai famosi e antichi personaggi che ne hanno sofferto, tanto che nel famoso giuramento di Ippocrate si vieta chiaramente di operare il cosiddetto ”male della pietra”, la Calcolosi renale colpisce mediamente il 10% della popolazione in prevalenza maschile. Caratterizzata dalla formazione di agglomerati di sali minerali nei reni e nel tratto urinario, questa patologia si manifesta con un dolore lancinante e intermittente al fianco.

Calcoli, un’anomalia della filtrazione

I calcoli renali non sono altro che depositi solidi che si formano, crescono e si muovono all’interno delle vie urinarie. Di per sé non rappresentano una patologia vera e propria, ma sono piuttosto la manifestazione di un’alterazione che ha origine nel metabolismo.
Questa anomalia si esprime, come abitualmente può accadere nel filtro dei rubinetti di casa, nella formazione di incrostazioni e ostruzioni. Secondo una recente indagine della Società Italiana di Urologia, la Calcolosi costituisce la seconda patologia urologica più comune; in altre parole dobbiamo rassegnarci: si tratta di una malattia antica, le cui recidive sono di frequenza a volte esasperante. I calcoli generalmente vengono eliminati in modo del tutto spontaneo, ma può accadere che un calcolo di grandi dimensioni o particolarmente spinoso si fermi nell’uretere, il tubicino che collega rene e vescica e che trasporta l’urina, provocando danni così gravi da poter mettere a rischio la funzione del rene e promuovendo una infezione rischiosa per la vita.

Come si manifesta la malattia

Quando il calcolo è di grosse dimensioni ed è fermo nel rene, spesso manifesta la sua presenza con una Lombalgia, da non confondersi con un comune“mal di schiena” oppure con la comparsa di sangue nelle urine (Ematuria), soprattutto dopo aver praticato attività fisica. Può accadere invece che improvvisamente e anche in stato di perfetta salute, un calcolo, in genere di piccole dimensioni, lasci il rene ed imbocchi l’uretere, dando luogo alla colica renale. Il dolore che accompagna questa condizione è di grandissima intensità, spesso paragonato a quello del parto, intermittente ed accompagnato da nausea, vomito e sudorazione. Via via che il calcolo procede verso la vescica i sintomi cambiano: il dolore non viene più riferito al fianco, ma al testicolo o alle grandi labbra, con un aumento della frequenza delle minzioni, manifestazioni che anticipano l’espulsione del calcolo.


I soggetti più colpiti

Sono potenzialmente esposti alla formazione di calcoli gli uomini, i soggetti con una dieta ipercalorica e ricca di proteine animali, le persone che bevono quantità di acqua insufficienti a diluire le urine, favorendo così la precipitazione delle sostanze in essa contenute e quindi la possibile formazione dei calcoli e chi, per motivi di sudorazione o diarrea, risulta particolarmente disidratato. Le donne, almeno fino alla menopausa, risultano in parte più protette. Esistono infine forme di Calcolosi renale che vengono ereditate geneticamente, che si manifestano fin dall’infanzia e persistono anche in età adulta.

Chirurgia mininvasiva...

Una volta illustrate al Paziente tutte le possibili opzioni in linea con il suo caso, la decisione di operare spetta unicamente all’Urologo: i calcoli devono essere rimossi quando per dimensioni o posizione rappresentino un potenziale rischio per la salute Paziente o per la sua funzione renale. Un tempo venivano estratti chirurgicamente, attualmente invece si procede con un approccio mini-invasivo, puntando alla frammentazione del calcolo tramite:

  • Litotrissia extracorporea: introdotta negli anni 80, consiste nel “bombardamento” esterno del calcolo attraverso uno strumento che genera onde meccaniche (litotritore); questa tecnica è indicata per calcoli di dimensioni non superiori ad 1.5 cm, non esageratamente “duri” e in soggetti non obesi; quando possibile, si esegue in ambulatorio e senza anestesia;
  • Litotrissia intracorporea: in questo caso si agisce, sotto controllo endoscopico, a diretto contatto con il calcolo, utilizzando un Laser oppure una fonte di energia meccanica (ultrasuoni e balistica); i calcoli uretrali o renali fino a 2 cm possono essere frammentati risalendo lungo l’uretere con sottili strumenti endoscopici rigidi o flessibili. I calcoli renali di maggior diametro devono essere trattati attraverso un piccolo foro che viene fatto sotto controllo ecografico/radiologico nel rene. Entrambi gli interventi sono condotti in anestesia generale e richiedono il ricovero. 

...o Terapia medica?

I calcoli renali sono costituiti nel 70% dei casi da sali di calcio e nel 10% da acido urico: solo in questo caso, quando puri e non misti, si può intervenire con una terapia che li sciolga modificando l’acidità delle urine attraverso l’assunzione di sostanze alcalinizzanti (bicarbonato, citrato). In generale, in caso di colica renale, bisogna intervenire sul dolore e prevenire l’infezione. In questo senso è fondamentale procedere ad uno studio accurato del metabolismo del singolo Paziente, tenendo presente:

  • dieta: non ha alcun senso proporre a tutti i Pazienti diete che eliminino gli alimenti con un elevato contenuto di ossalati (pomodori, mandorle, ecc.) o quelli ricchi di calcio; è necessario invece ridurre l’apporto calorico generale e l’assunzione di proteine;
  • corretta idratazione: è la principale misura preventiva, poiché l’assunzione di acqua permette di diluire le sostanze che possono precipitare nell’urina favorendo la formazione dei calcoli;
  • assunzione di integratori: qualora l’esame metabolico evidenzi nell’urina una carenza di inibitori della cristallizzazione, ad esempio i citrati, si potrà valutare di inserirli nella dieta.
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