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Vaccini anti-Covid, quale futuro?

Autore: Intervista al Prof. Vincenzo Romano Spica A cura della Redazione scientifica

In questa intervista il Prof. Vincenzo Romano Spica fa il punto sulle prospettive future delle vaccinazioni anti-Covid 19 e sull’evoluzione della situazione sanitaria generale

Ritiene che nei prossimi mesi, a partire da settembre, sarà opportuno fare un ulteriore richiamo vaccinale? E se sì con quale vaccino?
Questo dipenderà dall’evolversi della situazione epidemiologica. Sulla base di una rivalutazione dei benefici e dei rischi si potrà adattare l’eventuale campagna di vaccinazione, diretta alla popolazione generale oppure solo a particolari gruppi di soggetti fragili più suscettibili a complicanze. Attenzione però: è ragionevole immaginare che potremmo avere una maggiore diffusione della tradizionale Influenza stagionale, i cui sintomi e complicanze si sovrapporranno a quelle del Covid. Un vaccino potrebbe dunque combinare la protezione contro ambo i virus. Le drastiche misure di distanziamento 2020-2021 hanno, infatti, fortemente ridotto la circolazione del virus influenzale, non preparando dunque il nostro sistema immunitario alla stagione successiva. Occorrerà pensare a Covid-19 ma anche essere prudenti nei confronti di altre infezioni respiratorie stagionali.

I vaccini a RNA hanno dimostrato reale efficacia nella protezione dalla malattia severa o il calo dei decessi è dovuto ad una minore aggressività del virus, ridotta dalle varianti?
Sembra che diversi soggetti plurivaccinati abbiano tuttavia contratto la malattia e, secondo alcuni studi, sembra quasi che la vaccinazione possa aver interferito nelle capacità naturali di risposta contro questo tipo di agente virale. Al progredire della campagna vaccinale va comunque riconosciuta una riduzione delle forme gravi, anche in presenza delle varianti più aggressive. Questo, purtroppo, in assenza di una protezione dall’infezione e dunque senza alcun effetto gregge di tutela della popolazione. Sembra, infatti, che il virus SARS-CoV-2, mutando, sia ritornato a comportarsi come i normali “Coronavirus” che già conoscevamo, ossia dando origine a forme molto contagiose ma meno pericolose in termini di accesso alle terapie intensive. L’insieme di queste osservazioni suggerisce che l’eventuale prossima campagna di vaccinazione andrebbe individualizzata, ossia impostata in modo mirato solo su soggetti fragili e vulnerabili piuttosto che a tappeto su tutta la popolazione e in tutte le fasce d’età. Epidemiologia ed evidenze scientifiche dei prossimi mesi chiariranno questi aspetti.

Quale vaccino consiglierebbe per la popolazione anziana? E quale per i più giovani?
Antiinfluenzale e/o COVID per anziani e giovani con particolari situazioni di fragilità, sulla base del consiglio del proprio Medico e senza generalizzare con campagne a tappeto fondate sull’obbligatorietà.

Ritiene opportuna la vaccinazione nei bambini in relazione a costi-benefici?
Ci sono pareri contrastanti. Non sembra sia giustificata una vaccinazione su larga scala, anche alla luce del fatto che purtroppo i vaccini disponibili non consentono un effetto gregge e non proteggono comunque dalla diffusione del virus nella popolazione. Anche in questa situazione però si dovrebbe valutare da caso a caso, sulla base delle condizioni di ciascun bambino, come per esempio la presenza di particolari rischi o la suscettibilità per complicanze polmonari. Il Pediatra che conosce il suo Paziente, potrà consigliare ed individualizzare la scelta sulla base degli specifici rischi e attesi benefici, sia rispetto a COVID che per altre infezioni.


Pensa che possa essere opportuna una profilassi con Vitamina D3, visti gli esiti degli ultimi studi internazionali per la prevenzione di malattie virali tra cui anche il Covid?
L’insieme degli studi disponibili al momento non esclude i possibili vantaggi ed evidenzia anzi come i benefici di livelli adeguati di questa vitamina possano tutelare la salute e prevenire infezioni, tra cui quelle delle vie respiratorie come il Covid o l’Influenza.

Disinfettare continuamente tutto è utile o è meglio detergere accuratamente?
L’uso di disinfettanti è un arma importantissima, ma deve essere utilizzata in modo appropriato. L’eccesso di disinfezione potrebbe rivelarsi persino controproducente, portando a indurre microbi resistenti o danneggiare oggetti. Sulle mani, queste sostanze possono alterare lo strato di cheratina, l’idratazione e pH, e interferire con il microbiota naturale della pelle. L’uso deve essere proporzionato ai rischi di contaminazione e non deve trasformarsi in un rito ripetitivo e stereotipato. Lavarsi le mani con acqua e un sapone delicato è meno invasivo per la nostra epidermide e può essere sufficiente ad eliminare o inattivare numerosi patogeni, incluso SARS-CoV-2. Tornano sempre le regole di buon senso delle nonne, come lavarsi le mani prima di mangiare, quando si finisce di lavorare o usare strumenti comuni o frequentemente toccati anche da altri, come i mouse del computer, i tasti degli ascensori o le maniglie sugli autobus. Teniamo una vigile attenzione a non mettere le mani sporche in bocca o negli occhi, ma manteniamo un sereno equilibrio, ricordando che siamo fatti per difenderci dai virus e rimanere sani.

È scientificamente corretto chiedere l’obbligo vaccinale al personale sanitario?
Ritengo di sì, per almeno due ragioni: per proteggere i Pazienti fragili da contagio e per assicurare la continuità del servizio. Tuttavia, forse, la questione è invece perché porsi questa domanda. Perché utilizzare l’obbligatorietà, se evidenze scientifiche e vantaggi sono palesi e condivisi tra gli addetti ai lavori?

Permane nella analisi dei diversi contributi scientifici e di ricerca, in tema di apporto e livelli ottimali di Vitamina D nei diversi soggetti considerati, che porta a considerare, l’osservatore comune, due separate opinioni e atteggiamenti dei diversi pur autorevoli ricercatori. Con un conseguente divaricante tipo di comportamento: da un lato l’integrazione con Vitamina D sempre e ovunque, dall’altro una scettica astensione dalla somministrazione di Vitamina D, considerata come quantomeno superflua. Quale contributo della ricerca manca per ricomporre i diversi atteggiamenti oggi sussistenti verso un consenso e comportamento unico validato?
Ci sono infatti pareri contrastanti, ma l’attuale letteratura internazionale è orientata verso una conferma del ruolo protettivo della Vitamina D, pertanto non è scorretto utilizzare l’integrazione per rafforzare il proprio organismo e ridurre le conseguenze di questa, a volte terribile, infezione virale da Covid-19.

Ritiene che l’integrazione con Vitamina D, allorquando praticata in senso profilattico, nella tuttora strisciante coda pandemica da SARS CoV-2 abbia trovato comunque una sua logica e legittima collocazione?
Ci sono varie indicazioni per evidenti benefici ma, purtroppo, si riscontra invece da più parti una diffusa e grave carenza di questa vitamina nella popolazione, soprattutto nei Pazienti anziani e più fragili per i quali potrebbe rivelarsi molto utile eseguire un dosaggio ematico per valutare i livelli di Vitamina D e suggerire in modo personalizzato un’eventuale adeguata integrazione.

 

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