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Disturbi Specifici di Apprendimento: la Dislessia

Autore: Dott. Gianni Lanfaloni

A volte l’apprendimento può risultare problematico a causa di alcune difficoltà che si manifestano nella lettura o in altre specifiche attività del percorso scolastico 

Durante il percorso di studi, molti bambini e ragazzi incontrano ostacoli e difficoltà che rendono l’esperienza scolastica molto faticosa e frustrante, con notevoli ripercussioni sulla gestione familiare in termini d’impegno e molti disagi sul piano emotivo, che spesso incidono negativamente sulla motivazione, sull’immagine di sé e sul benessere generale, fino a innescare meccanismi di fuga da tutto quello che ha a che fare con la scuola. I sentimenti più comuni sono legati alla paura di non riuscire come i propri compagni e di essere quindi considerati non all’altezza delle aspettative di genitori e insegnanti.

Individuare la causa

Spesso si tratta di quelle che vengono definite “Difficoltà di Apprendimento”, più o meno temporanee, da trattare in tempo per evitare cristallizzazioni e negative influenze emozionali sull’autostima. In questi casi un intervento mirato di potenziamento può colmare adeguatamente le lacune formatesi durante il percorso scolastico. In altri casi, possono essere rintracciate delle difficoltà specifiche dell’apprendimento, definite dalla letteratura scientifica Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA), che riguardano le capacità di leggere, scrivere e calcolare.

Disturbi Specifici di Apprendimento

Bisogna precisare che, sebbene siano definiti “disturbi”, di fatto non hanno le caratteristiche tipiche di una malattia. Hanno un’origine neurobiologica e dipendono dalle peculiari modalità di funzionamento delle reti neurali coinvolte nei processi delle abilità di lettura, scrittura e calcolo. Non pregiudicano, quindi, le capacità cognitive e non sono causati né da deficit di intelligenza o sensoriali, né da problemi ambientali o psicologici, ma possono essere considerati come caratteristiche specifiche dell’individuo, così come, ad esempio, l’orecchio musicale o il senso dell’orientamento. Non è quindi possibile effettuare esami chimici, fisici o neuroradiologici per individuare particolari anomalie.
A livello internazionale, la prevalenza di tutti i DSA di lettura, scrittura e calcolo varia dal 5 al 15%, in relazione alle diverse lingue e alle diverse culture. In Italia sono meno frequenti, ma comunque con un’incidenza tra la popolazione in età evolutiva stimata tra il 3 e il 5%.

Quali sono i disturbi specifici?

In base al tipo di difficoltà specifica che comportano, i DSA si dividono in:

  • Dislessia: disturbo specifico della lettura che si caratterizza per la difficoltà nell’effettuare una lettura accurata e fluente in termini di velocità e correttezza; tale difficoltà può avere ripercussioni sulla comprensione del testo scritto;
  • Disortografia: disturbo specifico della scrittura che si manifesta con difficoltà nell’apprendere ad automatizzare le regole di conversione fonema-grafema e la corretta forma ortografica delle parole;
  • Disgrafia: disturbo specifico della componente esecutivo- grafica della scrittura, di natura motoria, inerente la difficoltà ad imparare a scrivere in modo fluido, armonico e leggibile a causa di un deficit nei processi di realizzazione grafica;
  • Discalculia: disturbo specifico delle abilità di calcolo, con difficoltà importanti nell’automatizzazione dei processi di calcolo sia mentale che scritto, nell’acquisizione e recupero dei fatti numerici (come le tabelline, gli “amici del dieci”, ecc.) e, in generale, nel comprendere e operare con i numeri.

In questo articolo parleremo della Dislessia, come poterla riconoscere e affrontare.

La Dislessia

La Dislessia evolutiva, definita Disturbo Specifico della Lettura nei manuali diagnostici internazionali, si manifesta con una difficoltà nell’automatizzare la lettura, cioè ad attivare in maniera fluente e senza affaticamento tutte le operazioni mentali necessarie a leggere: riconoscere le lettere singole, le sillabe e quindi le parole associandole ai suoni corrispondenti. In altre parole, attivare i processi di decodifica in modo da identificare le parole partendo dai segni scritti (grafemi) e indipendentemente dalla capacità di estrarre un significato da quanto viene letto.

Difficoltà nel riconoscere grafemi simili

Per quanto riguarda i segnali legati alle abilità di lettura, generalmente un bambino o ragazzo con DSA manifesta delle difficoltà nella conversione grafema/fonema all’inizio della prima elementare, che si trasforma successivamente in una lettura lenta e frammentaria, con molte omissioni, inversioni, sostituzioni di fonema, invenzione di parole, scarsa comprensione del significato delle singole parole e poi dell’intero testo scritto.
Il primo mito da sfatare è quello relativo al fatto che non c’è un tipo particolare di errore che caratterizza la Dislessia, ma piuttosto la frequenza degli errori e la lentezza nella decodifica. Errori tipici sono dovuti alla difficoltà nel riconoscere grafemi che differiscono visivamente per piccoli particolari, come ad esempio “m” con “n”, “c” con “e”, “f” con “t”. In altri casi la somiglianza riguarda il suono, come ad esempio “F/V”, “T/D”, “P/B”, “C/G”, “L/R”, “M/N”, “S/Z”. Quando i grafemi o i fonemi sono simili, l’apprendimento della corretta associazione grafema/fonema diventa più difficoltosa.


Omissioni di parole e parole inventate

Un altro aspetto riguarda la capacità di procedere metodicamente da sinistra a destra e dall’alto in basso con lo sguardo. Inizialmente è difficile per tutti, ma nella persona dislessica rimane un ostacolo che si protrae nel tempo. La conseguenza è che possono verificarsi salti di intere parole o addirittura di righe intere. Altri errori tipici sono caratterizzati dalle omissioni di parti di parole, come ad esempio le consonanti (“pato” invece che “prato”), le vocali (“futo” invece che “fiuto”), o le sillabe (“dino” invece di “divano”). Altre volte la sequenza dei grafemi viene invertita (“la” al posto di “al”, “ni” al posto di “in”, “cimena” al posto di “cinema”). Spesso si può riscontrare l’aggiunta di un grafema o di una sillaba (“tavovolo” al posto di “tavolo”). Un altro segnale è dato dalla tendenza a completare la parola in modo intuitivo e a procedere con parole di fatto inventate.

Ripercussioni sull’apprendimento matematico

Possono esserci anche ripercussioni sull’apprendimento matematico; si possono infatti riscontrare difficoltà nella decodifica dei simboli numerici, confusione tra simboli numerici simili, difficoltà a memorizzare le tabelline, difficoltà ad orientarsi nell’orario scolastico (successione delle materie, organizzazione nei compiti), difficoltà a memorizzare sequenze come i giorni della settimana.

I segnali precoci della Dislessia

Il disturbo, chiaramente, si manifesta solo con l’inizio delle attività scolastiche di letto-scrittura, ma esistono dei segnali precoci negli anni che precedono la scolarizzazione e che possono essere considerati degli indicatori di rischio, come ad esempio il manifestarsi di ritardi e incertezze nello sviluppo del linguaggio (alcuni tra i bambini che a 24 mesi producono meno di 50 parole potrebbero sviluppare difficoltà ad apprendere la lettura con l’inizio della scuola) o del metalinguaggio, cioè la capacità di giocare con i suoni che compongono le parole, di individuarli e manipolarli intenzionalmente.
Alla fine della Scuola dell’Infanzia, infatti, la capacità di percepire e compiere un’analisi del linguaggio parlato e manipolarne le unità di cui è costituito rappresenta l’indizio principale delle future abilità di lettura. Altri fattori di rischio riguardano l’attenzione visiva e la capacità di denominare rapidamente i nomi delle cose, in quanto analogo alla denominazione delle lettere.

I possibili interventi

La Riabilitazione della Dislessia prevede interventi che potenziano abilità pre-requisite implicate e consistono in attività mirate a sviluppare l’analisi del segno grafico e la distinzione di un grafema dall’altro; stimolare le capacità di percepire, riconoscere e “manipolare” i suoni che compongono le parole del linguaggio parlato (sono attività mirate a potenziare la capacità di riflessione sull’aspetto sonoro delle parole al fine d’individuare, distinguere e confrontare i suoni che le compongono); favorire l’apprendimento delle regole di conversione tra grafemi e fonemi al fine di favorire l’associazione fonema- grafema; facilitare il riconoscimento rapido di sillabe e di gruppi di lettere, in quanto componenti le parole (trattamento sub-lessicale); migliorare la velocità e la correttezza della lettura, favorendo il riconoscimento della parola in maniera globale (stadio lessicale), senza applicare le regole di conversione fonema-grafema. A tal fine si propone anche la lettura rapida e temporizzata delle parole con il Tachistoscopio, che è uno strumento per velocizzare la lettura (il bambino deve leggere liste di parole e non parole che appaiono sullo schermo per un tempo regolato dall’Operatore).

Dalla diagnosi alla cura

In presenza di segnali, effettuare una valutazione specialistica permette di capire se si tratti effettivamente di un DSA o se vi sono eventuali rischi di questo tipo.
La diagnosi può essere fatta solo alla fine della seconda elementare per la letto-scrittura e alla fine della terza elementare per le abilità aritmetiche. Tuttavia, se si hanno dei sospetti, non è da escludere la possibilità di effettuare una valutazione specialistica prima dei tempi indicati, perché la presenza di una condizione di rischio, soprattutto se vi è un pregresso ritardo/disturbo del linguaggio o, se ci sono persone con DSA nel nucleo familiare, richiede un intervento di recupero quanto più precoce possibile al fine di ridurre le difficoltà contingenti e diminuire la possibilità di sviluppare un DSA. Per la valutazione specialistica ci si può rivolgere ai Centri per l’età evolutiva dell’ASL o a Centri privati accreditati dal Sistema Sanitario Nazionale e abilitati alla diagnosi e alla sua eventuale certificazione. Dopo aver validato la diagnosi di un DSA, sarà compito dello Specialista individuare per il bambino/ragazzo il trattamento più efficace che dovrà trovare supporto corale nella scuola attraverso la predisposizione di un Piano Didattico Personalizzato (PDP).

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