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Gioco d’azzardo, da passatempo a dipendenza

Autore: Dott. Massimo Corti

La pratica occasionale del gioco può trasformarsi in un vero e proprio disturbo patologico in cui il comportamento deve essere ripetuto anche se procura disagio   

Le dipendenze sono caratterizzate da un pensiero costante che occupa in modo continuo la mente, condizionando il soggetto a tal punto da ridurre significativamente le sue capacità di scelta. L’oggetto dei pensieri, infatti, diventa centrale nella vita di ogni giorno spingendo la persona a manifestare una forte compulsione e, spesso, incapacità nel controllo degli impulsi. Vediamo meglio di cosa si tratta.

Cosa sono le dipendenze

Oltre alle note dipendenze da sostanze (tossicodipendenza o alcoldipendenza), assistiamo ad una continua crescita delle dipendenze cosiddette “comportamentali”. Si tratta di disturbi caratterizzati dal ripetersi dello stesso comportamento gratificante che dà origine al disturbo. Queste dipendenze, quali Gioco d’azzardo patologico, tecnodipendenze, shopping compulsivo, dipendenze alimentari e via dicendo, che possono essere scatenate o alimentate da un contemporaneo utilizzo di sostanze, si manifestano con il mettere in atto continuamente e compulsivamente un certo comportamento, malgrado questo provochi disagi nella vita di relazione e non solo.

Alle origini del Gioco d’azzardo

Il termine “azzardo” deriva dall’arabo “az-zahr”, che significa dado: storicamente, infatti, i Giochi d’azzardo prevedevano generalmente l’utilizzo dei dadi. In pratica il gioco consiste nello scommettere beni materiali, di solito soldi ma non solo, sull’esito futuro di un evento; tale evento dipende in massima parte dal “caso” e solo in minima parte, o per niente, dalle abilità di chi “gioca”. Perché un Gioco possa definirsi d’azzardo è necessario che concorrano contemporaneamente due elementi: uno di carattere soggettivo, ossia il fine di lucro della persona che lo esercita, l’altro, invece, di carattere oggettivo, ovvero l’incertezza del risultato finale dal momento che esso dipende totalmente o prevalentemente dalla sorte.

Sottovalutare le reali possibilità di vincita

Nell’ambito del Gioco d’azzardo spesso vengono sottovalutate le reali possibilità di vincere. I giocatori, infatti, tendono a “dimenticare” o “minimizzare” le perdite mantenendo, invece, una memoria “chiara” delle vincite ottenute (ridondanza cognitiva). In questo senso risulta altrettanto importante il meccanismo della “quasi vincita” o “near miss” in cui il fallimento di centrare la vincita si verifica con uno scarto ridotto (esempio numeri vicini) e, quindi, alimenta la percezione che la vittoria sia a portata di mano. È importante ricordare che il Gioco produce anche effetti positivi come una maggiore integrazione sociale (soprattutto per gli anziani) con un aumento della capacità di concentrazione; ciò, ovviamente, se ci riferiamo a Giochi in cui la capacità del giocatore conta più della fortuna. Per questo motivo più che il termine Ludopatia, è opportuno utilizzare quello di Azzardopatia.

Quando il Gioco diventa patologico

A partire da contesti differenti, la pratica occasionale del Gioco d’azzardo può trasformarsi in un vero e proprio disturbo patologico, come messo in luce dal Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM 5):

  • Gioco d’azzardo informale e ricreazionale: è un comportamento fisiologico tenuto da quasi tutti noi almeno una volta nella vita, ovvero un Gioco saltuario in cui le principali motivazioni sono la socializzazione e la competizione;
  • Gioco d’azzardo problematico: viene identificato come un comportamento a rischio, poiché si assiste ad un aumento progressivo del tempo dedicatogli e delle spese investite, con maggiori difficoltà nel controllo; • Gioco d’azzardo patologico (GAP): consiste nella malattia vera e propria, dove il Gioco è di tipo intensivo e/o quotidiano, con comparsa di desiderio compulsivo e presenza di spese elevate (spesso con indebitamento). Oltre a queste varie modalità di atteggiamento nei confronti del Gioco d’azzardo si possono distinguere varie tipologie di giocatore.

Il giocatore compulsivo

Questo tipo di giocatore predilige un gioco molto veloce, nel quale l’aspetto compulsivo della risposta a tempi brevi, quasi meccanica, rappresenta la caratteristica predominante. In questi giochi il costo per puntata è limitato ma le caratteristiche insite nello stesso (il meccanismo implicito è quello della “prossima volta sarà quella buona”) portano alla rapida ripetizione della giocata con conseguente estrema riduzione degli aspetti decisionali; spesso, inoltre, il luogo in cui si gioca offre la possibilità di reperire e consumare facilmente alcolici (e non solo), sostanze che riducono ulteriormente la capacità di controllo. In questa categoria sono ben rappresentati entrambi i sessi anche se con leggera preponderanza maschile.


Il giocatore con pensiero magico

È una modalità arcaica ma rassicurante: chi gioca, infatti, è indotto a pensare che la fortuna possa essere a “portata di mano”, basta “fidarsi” delle proprie intuizioni o del proprio “guru” e, perseverando, prima o poi la vincita arriverà (numeri fortunati, numeri ritardatari)! È un fenomeno che riguarda in modo particolare le donne che, spesso, vivono una situazione psicologica difficile e/o sono affette da Depressione anche importante accompagnata da forte senso di vergogna e da un atteggiamento di negazione.

Il giocatore scientifico

Preferisce il gioco in cui la componente di sfida, con se stessi e con gli altri, assume un significato importante. La quantità di tempo spesa per studiare i metodi di gioco, la messa a punto di calcoli probabilistici e l’applicazione di algoritmi di gioco risultano notevoli. È una modalità di Gioco tipicamente maschile, che viene svolta in luoghi dedicati, in particolare sala corse e casinò (roulette, poker texano) ed è spesso caratterizzato da una sopravalutazione personale, per cui il soggetto si sente quasi un giocatore professionista.

Il giocatore sociale

Questo tipo di giocatore vede nel Gioco d’azzardo la principale forma di intrattenimento, il modo e il luogo per stare in compagnia; è il tipico esempio dei frequentatori delle sale bingo. Spesso, dopo diverse perdite, interviene la necessità di dover recuperare, ovvero tornare a giocare per “rincorrere” le proprie perdite. Questa è una modalità di gioco prediletta, in genere, dal sesso femminile.

Il giocatore informatico

Anche detto “cybergiocatore”, presenta un profilo abbastanza specifico: nel tempo libero, infatti, indipendentemente dal Gioco, l’utilizzo del mezzo informatico, in tutte le sue declinazioni, è un elemento fondamentale; spesso, quindi, sembrano emergere caratteristiche di tecnodipendenza. È un giocatore solitario, che “agisce” in ambiente noto e rassicurante. Inizialmente gioca quasi esclusivamente a casa ma, nel tempo, in qualunque situazione sia possibile.

Perché si “gioca”

Sulle differenze di genere, alcuni studi hanno dimostrato che gli uomini hanno maggiore probabilità di presentare un concomitante abuso di alcol o droghe, mentre per le donne è più frequente la compresenza di disturbi dell’umore. Rispetto alla richiesta di aiuto, le giocatrici tendono a rivolgersi a chi di competenza o ai programmi di auto-aiuto molto prima dei giocatori. Esse, quindi, hanno maggiore probabilità di “guarire” a lungo termine, poiché tendono a focalizzarsi sulla terapia, nonostante la prima fase del recupero possa essere per loro di particolare difficoltà a causa di un profondo senso di vergogna e di colpa. Anche le motivazioni riportate per un’eventuale ricaduta sono diverse: mentre gli uomini sottolineano la necessità di vincere e di avere un sostentamento economico, le donne evidenziano situazioni personali e/o emozioni negative. Se poi confrontate con le statistiche maschili, le donne tendono a commettere meno azioni illegali. Ancora diverse le rispettive età d’inizio dell’abitudine al gioco: la quasi totalità dei giocatori patologici maschi inizia nel periodo adolescenziale, mentre le donne tendono ad avvicinarsi più tardi.

Farmaci e gioco d’azzardo

Alcune terapie (talvolta autosomministrate in eccesso) come, ad esempio, quella per il Parkinson, sono caratterizzate dall’assunzione di dopaminoagonisti (pramipexolo). Tra gli effetti collaterali bisogna però considerare la possibile insorgenza del discontrollo degli impulsi che può sfociare anche nel Gioco d’azzardo patologico. Da segnalare, per lo stesso motivo, anche alcuni farmaci con effetto ipnotico come il Clonazepam (Rivotril).

L’approccio terapeutico

In relazione ad un possibile percorso terapeutico chiaramente questo avrà una declinazione diversa a seconda dei diversi aspetti come, ad esempio, del profilo “personologico”. Se sono presenti disturbi psichici questi andranno valutati e trattati, se necessario, anche farmacologicamente. In caso di utilizzo di sostane stupefacenti o coesistente abuso di alcol, questi dovranno essere gestiti adeguatamente in quanto aumentano in modo significativo il discontrollo degli impulsi.
Aspetti depressivi che, soprattutto in un cluster femminile, possono essere concausa significativa, devono inoltre essere valutati e gestiti.
Sul Disturbo da Gioco d’Azzardo sembrano significativamente efficaci interventi cognitivo-comportamentali anche con protocolli di intervento breve (in media 4-8 sedute). Tali interventi avranno obiettivi specifici quali l’aumentare la consapevolezza del problema, la motivazione al trattamento, il rivedere delle convinzioni disfunzionali e prevenire le ricadute. Possono risultare utili interventi di psico-educazione per fornire corrette informazioni al Paziente e ai familiari rispetto al disturbo da Gioco d’azzardo, al fine di favorire l’adesione al progetto terapeutico e ridurne le ricadute.