Gioco d’azzardo, da passatempo a dipendenza

Autore: Dott. Massimo Corti

Il giocatore con pensiero magico

È una modalità arcaica ma rassicurante: chi gioca, infatti, è indotto a pensare che la fortuna possa essere a “portata di mano”, basta “fidarsi” delle proprie intuizioni o del proprio “guru” e, perseverando, prima o poi la vincita arriverà (numeri fortunati, numeri ritardatari)! È un fenomeno che riguarda in modo particolare le donne che, spesso, vivono una situazione psicologica difficile e/o sono affette da Depressione anche importante accompagnata da forte senso di vergogna e da un atteggiamento di negazione.

Il giocatore scientifico

Preferisce il gioco in cui la componente di sfida, con se stessi e con gli altri, assume un significato importante. La quantità di tempo spesa per studiare i metodi di gioco, la messa a punto di calcoli probabilistici e l’applicazione di algoritmi di gioco risultano notevoli. È una modalità di Gioco tipicamente maschile, che viene svolta in luoghi dedicati, in particolare sala corse e casinò (roulette, poker texano) ed è spesso caratterizzato da una sopravalutazione personale, per cui il soggetto si sente quasi un giocatore professionista.

Il giocatore sociale

Questo tipo di giocatore vede nel Gioco d’azzardo la principale forma di intrattenimento, il modo e il luogo per stare in compagnia; è il tipico esempio dei frequentatori delle sale bingo. Spesso, dopo diverse perdite, interviene la necessità di dover recuperare, ovvero tornare a giocare per “rincorrere” le proprie perdite. Questa è una modalità di gioco prediletta, in genere, dal sesso femminile.

Il giocatore informatico

Anche detto “cybergiocatore”, presenta un profilo abbastanza specifico: nel tempo libero, infatti, indipendentemente dal Gioco, l’utilizzo del mezzo informatico, in tutte le sue declinazioni, è un elemento fondamentale; spesso, quindi, sembrano emergere caratteristiche di tecnodipendenza. È un giocatore solitario, che “agisce” in ambiente noto e rassicurante. Inizialmente gioca quasi esclusivamente a casa ma, nel tempo, in qualunque situazione sia possibile.

Perché si “gioca”

Sulle differenze di genere, alcuni studi hanno dimostrato che gli uomini hanno maggiore probabilità di presentare un concomitante abuso di alcol o droghe, mentre per le donne è più frequente la compresenza di disturbi dell’umore. Rispetto alla richiesta di aiuto, le giocatrici tendono a rivolgersi a chi di competenza o ai programmi di auto-aiuto molto prima dei giocatori. Esse, quindi, hanno maggiore probabilità di “guarire” a lungo termine, poiché tendono a focalizzarsi sulla terapia, nonostante la prima fase del recupero possa essere per loro di particolare difficoltà a causa di un profondo senso di vergogna e di colpa. Anche le motivazioni riportate per un’eventuale ricaduta sono diverse: mentre gli uomini sottolineano la necessità di vincere e di avere un sostentamento economico, le donne evidenziano situazioni personali e/o emozioni negative. Se poi confrontate con le statistiche maschili, le donne tendono a commettere meno azioni illegali. Ancora diverse le rispettive età d’inizio dell’abitudine al gioco: la quasi totalità dei giocatori patologici maschi inizia nel periodo adolescenziale, mentre le donne tendono ad avvicinarsi più tardi.

Farmaci e gioco d’azzardo

Alcune terapie (talvolta autosomministrate in eccesso) come, ad esempio, quella per il Parkinson, sono caratterizzate dall’assunzione di dopaminoagonisti (pramipexolo). Tra gli effetti collaterali bisogna però considerare la possibile insorgenza del discontrollo degli impulsi che può sfociare anche nel Gioco d’azzardo patologico. Da segnalare, per lo stesso motivo, anche alcuni farmaci con effetto ipnotico come il Clonazepam (Rivotril).

L’approccio terapeutico

In relazione ad un possibile percorso terapeutico chiaramente questo avrà una declinazione diversa a seconda dei diversi aspetti come, ad esempio, del profilo “personologico”. Se sono presenti disturbi psichici questi andranno valutati e trattati, se necessario, anche farmacologicamente. In caso di utilizzo di sostane stupefacenti o coesistente abuso di alcol, questi dovranno essere gestiti adeguatamente in quanto aumentano in modo significativo il discontrollo degli impulsi.
Aspetti depressivi che, soprattutto in un cluster femminile, possono essere concausa significativa, devono inoltre essere valutati e gestiti.
Sul Disturbo da Gioco d’Azzardo sembrano significativamente efficaci interventi cognitivo-comportamentali anche con protocolli di intervento breve (in media 4-8 sedute). Tali interventi avranno obiettivi specifici quali l’aumentare la consapevolezza del problema, la motivazione al trattamento, il rivedere delle convinzioni disfunzionali e prevenire le ricadute. Possono risultare utili interventi di psico-educazione per fornire corrette informazioni al Paziente e ai familiari rispetto al disturbo da Gioco d’azzardo, al fine di favorire l’adesione al progetto terapeutico e ridurne le ricadute.


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