Bulimia nervosa, all’origine del problema

Autore: Dott.ssa Manuela D’Ostilio

La necessità incontenibile di ingerire grandi quantità di cibo in un breve lasso di tempo è un problema che può essere affrontato attraverso un approccio multidisciplinare

La traduzione italiana di “Binge Eating Disorder” (BED) come “Disturbo da Abbuffate Compulsive” evidenzia in modo chiaro i due elementi principali che caratterizzano il disturbo: il primo termine, “abbuffata”, indica il dato oggettivo relativo alla quantità in eccesso di cibo ingerito in un breve lasso di tempo; il secondo, “compulsiva”, evidenzia la necessità incontenibile a mangiare. La persona affetta può non vivere l’esperienza del nutrirsi e alimentarsi piacevolmente fino a stare bene, ma frequentemente sperimenta quella di rimpinzarsi fino a stare male. Si tratta di episodi acuti di voracità, in cui il soggetto sente di perdere il controllo e il suo stato di coscienza sembra alterato, il cui tasso di prevalenza nella popolazione generale oscilla tra lo 0,7% e il 4%, mentre tra i soggetti obesi varia dal 2 al 40%, essendo più frequente tra le donne e, in particolare, tra quelle che si sono sottoposte a diete drastiche ripetute.

Caratteristiche diagnostiche

Oltre a episodi ricorrenti di alimentazione compulsiva, si riscontrano indicatori soggettivi e comportamentali di riduzione del controllo e di disagio psicologico, e comprendono il mangiare molto rapidamente, il mangiare fino a sentirsi spiacevolmente pieni, il mangiare grandi quantitativi di cibo anche se non si è affamati, il mangiare da soli (a causa dell’imbarazzo causato dalla quantità di cibo ingerito) e il provare disgusto, colpa o depressione dopo l’abuso di alimenti.
Un vissuto di disagio psicologico è anch’esso un elemento utile per la diagnosi; consiste nella presenza di sentimenti spiacevoli durante e dopo gli episodi di abbuffata e preoccupazioni circa le conseguenze del disturbo sulla forma e sul peso del corpo.  I “binge eaters” non mettono in atto sistematicamente comportamenti compensatori inappropriati (come vomito auto-indotto, abuso di lassativi o di altri farmaci, digiuno alternato alle abbuffate, eccessivo esercizio fisico), che sono invece caratteristici della Bulimia Nervosa, per controbilanciare le conseguenze del mangiare senza controllo. Gli episodi di abbuffata si verificano, in media, almeno per due giorni alla settimana.
I Pazienti di solito riescono a ricordare se le abbuffate alimentari si sono verificate o meno in un certo giorno. Pertanto viene consigliato di tenere il conto dei giorni in cui si manifesta la perdita di controllo sul cibo ingerito, piuttosto che contare il numero delle abbuffate settimanali, come invece si fa per la diagnosi della Bulimia Nervosa.

Chi sono i “binge eaters”?

Il Disturbo da Abbuffate Compulsive rientra tra i disturbi del comportamento alimentare, e viene riscontrato sia in persone di peso corporeo normale che sotto o sovrappeso. Nei campioni di popolazione generale, la maggior parte dei soggetti con queste abitudini alimentari risultano in sovrappeso, anche se un terzo risulta avere un peso normale. L’insorgenza del mangiare incontrollato si realizza solitamente nella tarda adolescenza o all’inizio della terza decade, spesso a seguito di una significativa perdita di peso. I trattamenti di riduzione ponderale, basati su restrizioni dell’introito calorico drastiche, ripetute e protratte, possono essere ritenuti la principale causa scatenante l’insorgenza del sintomo “binge eating” e della sindrome BED.


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