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Svezzamento, dal latte alla pappa

Autore: Dott.ssa Elisa Civardi

Con lo svezzamento i nuovi alimenti devono arricchire e completare l’alimentazione del bambino, affiancandosi al latte

Lo svezzamento è quel processo graduale attraverso il quale l’alimentazione esclusivamente lattea del neonato diventa sempre più varia e si arricchisce di cibi semisolidi e solidi. Questo termine, pur così familiare, porta con sé in qualche modo una connotazione un po’ negativa, intendendo il seno come una sorta di “vizio”: svezzare significa infatti letteralmente “togliere il vezzo”, cioè il vizio della poppata. Ecco perché oggi si preferisce utilizzare la più corretta definizione di “alimentazione complementare”, per indicare come i nuovi alimenti debbano arricchire e completare la dieta, affiancandosi, e non sostituendosi, al latte.

Quando iniziare?

L’allattamento al seno, quale forma esclusiva di nutrimento, è raccomandato fino ai 6 mesi di vita; oltre tale epoca è importante che l’alimentazione del bambino venga integrata con altri cibi, poiché il latte può non essere più sufficiente per una crescita adeguata, soprattutto in termini di contenuto di ferro.
Sulla scelta dell’epoca in cui cominciare lo svezzamento, la scienza lascia un certo margine di scelta: non va mai iniziato prima della 17ª settimana di vita e non va posticipato oltre la 26ª. In altre parole, se un bambino non aumenta sufficientemente di peso, oppure se rifiuta il latte o non è sereno, può essere utile proporre la pappa già a quattro mesi compiuti; invece se il piccolo cresce bene ed è tranquillo, è giusto rimandare al termine del sesto mese di vita. Non tutti i bambini sono uguali!

Il mio bambino sarà pronto?

Ci sono alcuni segnali che ci dicono se il nostro piccolo è pronto per la pappa. Se dimostra curiosità verso i cibi dei grandi, se allunga le manine verso il piatto dei genitori ed è attratto da quello che essi mangiano, se accetta il cucchiaino senza difficoltà, se è in grado di afferrare da solo gli oggetti e di portarli alla bocca, allora forse possiamo iniziare con i primi assaggi. Allo stesso modo se mostra poco entusiasmo nei confronti del latte o se sembra insoddisfatto dopo la poppata, probabilmente ci sta lanciando un messaggio.
Se invece il bambino è contento dei suoi pasti di latte e cresce regolarmente, se di fronte al cucchiaino non apre la bocca, ma tenta di succhiare, se non mostra interesse verso il cibo e non sta seduto bene, è giusto aspettare.

Un approccio rilassato

Se a sei mesi compiuti il bambino rifiuta la pappa, non è il caso di farne una tragedia. Anzi, un approccio rilassato spesso dà migliori risultati: possiamo continuare ad allattare il piccolo come prima, offrendogli nel contempo qualche assaggio per stimolare la sua curiosità. L’imposizione in questo caso non è affatto utile: dobbiamo infatti aiutare il bambino a sviluppare un buon rapporto col cibo, perché questo gli servirà per tutta la vita. Vanno evitati i meccanismi tipo “se mangi, ti premio” o “se mangi, la mamma è felice”, perché a lungo termine creano più danni che benefici. La parola d’ordine è “pazienza” e il rispetto dei tempi di ogni singolo bambino è fondamentale.

Tabella sì, tabella no

Nel passato la preparazione della pappa era prescritta dai Pediatri quasi come una “ricetta medicinale”: gli alimenti venivano introdotti con una precisa sequenza e con maniacale gradualità. Oggi questa grande cautela è considerata eccessiva e le indicazioni sono meno rigide, a patto che vengano rispettati alcuni precisi divieti e che l’alimentazione del bambino sia varia e ben bilanciata. I diversi alimenti possono essere così introdotti secondo le abitudini della famiglia, la stagione e i gusti del bambino.
Viceversa, se la mamma si sente più sicura ad affidarsi a uno schema di svezzamento classico, può tranquillamente optare per questa soluzione senza temere di commettere un errore o di essere considerata fuori moda. Libertà anche nella scelta tra pappe fatte in casa o omogeneizzati pronti all’uso. Entrambe le soluzioni sono adeguate e ogni mamma può scegliere quello che le sembra più opportuno, secondo le proprie convinzioni e la propria disponibilità economica e di tempo.
Se si opta per la carne di macellaio e il pesce di pescheria, bisogna ovviamente accertarsi che si tratti di prodotti sicuri sia per provenienza che per modalità igieniche di conservazione. La carne deve essere magra e la dose è di circa 20-30 grammi. Per il pesce via libera a nasello, platessa, orata, trota e pesce azzurro, ovviamente privi di lische. La dose è di circa 40-50 grammi.


La dieta settimanale

Una volta che la dieta si è arricchita e il bambino ha preso confidenza con il cibo, è importante mantenere un giusto equilibrio tra i vari nutrienti e alternare gli alimenti proponendo carne e pesce 3-4 volte alla settimana ciascuno, prosciutto cotto 1 volta la settimana, uovo 1 o 2 volte, legumi 2 o 3 volte, formaggio 2 o 3 volte la settimana. Frutta e verdura, invece, devono far parte della dieta di grandi e piccini ogni giorno.

Niente sale, niente zucchero!

L’organismo dei piccoli non ha bisogno né di sale né di zuccheri aggiunti. Anche dopo il primo anno di vita, meglio utilizzare il sale con grande parsimonia e abituare il bambino al gusto naturale del cibo a tutto vantaggio della sua salute anche in età adulta.
Lo zucchero bianco può essere evitato del tutto e anche i dolciumi vanno offerti solo occasionalmente: in questo modo i bambini non avranno la tendenza a ricercare il sapore dolce e non saranno a rischio di Obesità.

Cibi vietati

Alcuni alimenti sono considerati ad alto rischio e quindi vietati fino ai tre anni. Tra questi i frutti di mare, che possono provocare infezioni o intossicazioni. Per lo stesso motivo, non vanno utilizzati carni e pesci crudi: i bambini non hanno ancora un sistema di difesa molto efficiente e sono quindi più a rischio degli adulti. Si possono assumere, ma solo in minima quantità, formaggi grassi (quali mascarpone, gorgonzola), salame, pancetta, mortadella e coppa: va però ricordato che il loro elevato contenuto di lipidi altera il senso dell’appetito e favorisce il sovrappeso.

Quali bevande?

La risposta è una sola: acqua naturale! Vanno evitate le bevande zuccherate, che non apportano benefici nutrizionali, anzi favoriscono l’Obesità e abituano al sapore dolce, aumentandone l’attrattiva. Anche dopo i tre anni l’assunzione di tè freddo, succhi di frutta, coca cola o altre bibite dovrebbe essere il più possibile limitata. Sono inoltre proibiti caffè, tè e altre bevande contenenti caffeina o teina: hanno un effetto stimolante per nulla benefico per i bambini, con conseguenze negative sul sonno e sull’umore. Ovviamente divieto assoluto a tutti gli alcolici fino all’età adulta: essi danneggiano irreversibilmente le cellule cerebrali ed interferiscono con la crescita.

A tavola con i grandi si può se...

Spesso le mamme si domandano a che età il bambino può cominciare a mangiare come gli adulti: la risposta può essere “fin dall’inizio dello svezzamento” , se la famiglia ha una dieta sana, oppure “mai”, se nella tavola dei grandi trovano posto fritti, grassi animali, intingoli, salse e dolciumi. Ecco perché non esiste una risposta uguale per tutti: non sono i bambini che devono mangiare come gli adulti, ma sono gli adulti che devono adottare uno stile di vita ed un regime alimentare corretto da trasmettere ai propri figli, per farli crescere sani e forti.

Allergie e Celiachia

Fino a non molto tempo fa si pensava che la migliore prevenzione nei confronti delle Allergie alimentari fosse quella di procrastinare il più possibile l’introduzione dei più comuni allergeni. In controtendenza con le teorie del passato, oggi si sta affermando una scuola di pensiero secondo cui la somministrazione precoce dei cibi più di frequente implicati nella comparsa di Allergie potrebbe favorire una maggiore tolleranza nei loro confronti.
L’epoca di introduzione del glutine, invece, non influenza in alcun modo il rischio di ammalarsi di Celiachia. Solo nei bambini geneticamente predisposti (nati da genitori celiaci) è stato recentemente dimostrato che ritardare fino a 12 mesi l’introduzione del glutine aiuta a prevenire la malattia.

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