Stampa questa pagina

Sindrome metabolica, prevenirla con le sane abitudini

Autore: Prof. Elmo MannarinoDott. Matteo Pirro

L’eccessiva e scorretta alimentazione e l’inattività fisica sono alcuni tra i fattori che possono determinarla

Già a partire dagli anni venti si è notato che alcune condizioni, quali l’Obesità addominale, la pressione arteriosa alta e altri parametri alterati nel sangue (glicemia, trigliceridi) risultavano aggregate in uno stesso individuo in maniera più frequente, tanto da ipotizzare l’esistenza di una specifica sindrome clinica, caratterizzata dalla coesistenza delle condizioni sopra citate.
Negli anni a seguire il numero delle condizioni cliniche che contribuiscono a definire la Sindrome Metabolica è progressivamente aumentato e, con questo, anche il numero di appellativi assegnati a questa sindrome: si parla di Sindrome Metabolica o Plurimetabolica, Sindrome dell’Obesità Androide, quartetto letale, Sindrome X, Dislipidemia Aterogena per indicare una specifica associazione di fattori di rischio che tendono a coesistere in uno stesso soggetto e contribuiscono ad incrementarne il rischio cardiovascolare.
Si deve all’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) il primo tentativo di unificare in una singola entità clinica, in modo sistematico e il più possibile condivisibile, il corteo di fattori di rischio cardiovascolare che tendono a coesistere nel Paziente con Sindrome Metabolica.  Per rendere più agevole la diagnosi della Sindrome Metabolica e quindi consentire l’identificazione più immediata dei soggetti ad alto rischio cardiovascolare, sono stati proposti criteri diagnostici di più ampio e facile impiego clinico. I criteri del Gruppo Europeo per lo Studio dell’Insulino-Resistenza (EGIR) e quelli suggeriti dall’Adult Treatment Panel III del National Cholesterol Education Program (NCEP ATP-III), semplificano la diagnosi di Sindrome Metabolica e risultano più applicabili nella pratica clinica quotidiana rispetto a quelli forniti dall’OMS.   

I fattori per la diagnosi

Di recente, una rappresentanza internazionale di più associazioni scientifiche ha suggerito una definizione modificata di Sindrome Metabolica, proponendo che sia diagnosticata in presenza di almeno tre dei fattori di rischio sotto riportati:

  • Obesità addominale (in Europa: circonferenza vita superiore a 102 cm nell’uomo e superiore a 88 cm nella donna);
  • trigliceridi superiori o uguali a 150 mg/dl, o terapia ipolipemizzante in atto;
  • colesterolo HDL inferiore a 40 mg/dl nell’uomo e inferiore 50 mg/dl nella donna, o terapia ipolipemizzante in atto;
  • pressione arteriosa superiore o uguale a 130/85 mmHg, o terapia anti-ipertensiva in atto;
  • glicemia a digiuno superiore o uguale a 100 mg/dl, o terapia ipoglicemizzante in atto.

Quanto è diffusa

Numerosi gruppi di ricerca hanno cercato di stabilire quale sia la reale diffusione della Sindrome Metabolica nella popolazione generale. Un dato che emerge inequivocabilmente è che la Sindrome Metabolica è molto frequente, soprattutto, ma non solo, nei Paesi sviluppati. In Italia, lo studio Brunico ha stimato che la prevalenza della Sindrome Metabolica, definita secondo i criteri OMS modificati, sia di circa il 30%. Utilizzando i criteri dell’NCEP ATP-III, la prevalenza della Sindrome Metabolica nella popolazione adulta degli Stati Uniti si attesta intorno al 22% e aumenta con l’età, sia negli uomini che nelle donne, fino a raggiungere il 42% nei soggetti di età superiore a 70 anni.


 

Quali sono i rischi connessi

È noto che la coesistenza di più fattori di rischio, nelle diverse possibili combinazioni, aumenta il rischio cardiovascolare in modo esponenziale. Non stupisce, quindi, che la coesistenza in uno stesso individuo dei fattori che concorrono a definire la Sindrome Metabolica si accompagni ad un aumento significativo di malattia e di mortalità cardiovascolare.
In uno studio finlandese è emerso che i soggetti che presentano la Sindrome Metabolica, rispetto a quelli che non manifestano tali segni, presentano un rischio 3 volte superiore di sviluppare Cardiopatia Ischemica, 2,6 volte superiore di presentare un Infarto del miocardio e 2,2 volte superiore di andare incontro ad Ictus cerebrale. Nei soggetti con Sindrome Metabolica, anche la mortalità cardiovascolare è significativamente aumentata rispetto ai soggetti sani.
In un nostro studio abbiamo dimostrato che l’effetto negativo esercitato dalla Sindrome Metabolica sulla prognosi cardiovascolare è particolarmente evidente tra i soggetti affetti da Ipertensione Arteriosa Sistemica.
Sempre in Pazienti ipertesi, abbiamo documentato che la Sindrome Metabolica conduce ad un deterioramento funzionale precoce dell’albero vascolare arterioso, come dimostra la maggiore rigidità della parete aortica nei Pazienti ipertesi con Sindrome Metabolica rispetto a quella dei Pazienti ipertesi, ma senza Sindrome Metabolica. 

Le possibili cause e fattori di rischio

Diversi autori hanno ipotizzato che la coesistenza dei fattori di rischio che concorrono a definire la Sindrome Metabolica potrebbe essere sostenuta da un difetto dell’azione dell’insulina a livello dei tessuti periferici, ovvero da uno stato di insulino-resistenza. L’insulino-resistenza può essere favorita sia da fattori genetici che ambientali. Sembra che i fattori genetici possano determinare la predisposizione alla comparsa dell’insulino-resistenza, che però si concretizza in una vera e propria Sindrome Clinico-Metabolica solo quando intervengono fattori ambientali aggiuntivi.
Tra i fattori ambientali che intervengono nella fisiopatologia della Sindrome Metabolica e della insulino-resistenza, certamente l’iperalimentazione e la sedentarietà rivestono un ruolo di grande importanza. L’eccessivo introito di calorie e l’inattività fisica producono incremento ponderale e Obesità che, come è noto, sono elementi caratterizzanti la Sindrome Metabolica.
Tra i fattori ambientali, anche la scarsa assunzione di fibre alimentari con la dieta, lo stress, il fumo di sigaretta e l’eccessivo introito di sale ed alcolici svolgono un ruolo importante nel determinismo dell’insulino-resistenza e della Sindrome Metabolica.


 

Come intervenire

Il trattamento della Sindrome Metabolica si avvale di misure conservative, come la dieta e le modificazioni dello stile di vita, nonché del ricorso a diverse classi di farmaci.
L’azione terapeutica deve essere finalizzata al controllo di tutti i fattori di rischio cardiovascolare che contribuiscono a definire la sindrome stessa. Il primo approccio è rappresentato dall'attuazione di una dieta corretta (ipocalorica, ipolipidica e/o ipoglucidica e/o iposodica, ricca in fibre) e di uno stile di vita attivo; questo perché, in alcuni casi, questo tipo di intervento è sufficiente alla correzione dello stato di insulinoresistenza e quindi dei componenti della Sindrome Metabolica.
È importante sottolineare che l’intervento dietetico-comportamentale è necessario non solo come approccio iniziale al trattamento della sindrome, ma anche nei soggetti in cui si ravvisa l'opportunità di somministrare farmaci ipolipemizzanti, anti-ipertensivi, ipoglicemizzanti; in ogni caso, è auspicabile che un corretto comportamento alimentare e un’adeguata attività fisica vengano mantenuti costantemente. Un'alimentazione sana e alcune elementari regole igieniche di vita possono contribuire alla riduzione del rischio cardiovascolare e, indirettamente, a migliorare i risultati derivanti dall'uso di farmaci per la Sindrome Metabolica.
I farmaci ad oggi raccomandati per il trattamento del Paziente con Sindrome Metabolica variano a seconda di quali fattori di rischio contribuiscono a definire la sindrome nel nostro Paziente. Quindi, farmaci ipolipemizzanti come statine, fibrati, acidi grassi poli-insaturi n-3 e acido nicotinico, anti-ipertensivi ed ipoglicemizzanti rappresentano il cardine del trattamento del Paziente con Sindrome Metabolica. Questi farmaci, oltre ad avere una provata efficacia, sono ragionevolmente tollerati dal Paziente, hanno effetti collaterali contenuti e, per la gran parte di questi, si sono dimostrati capaci di abbattere il rischio cardiovascolare nella popolazione generale e nello specifico nel Paziente con Sindrome Metabolica.