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Cellule staminali, una riserva per la salute

Autore: Prof. Costantino Romagnoli

Le cellule staminali del cordone ombelicale rappresentano un autentico tesoro che oggi è possibile donare grazie alle banche del cordone

Nel corso della gravidanza consente al feto di crescere e respirare, trasmettendogli attraverso la placenta i nutrienti necessari alla sopravvivenza e sangue ricco di ossigeno. Dopo la nascita protegge il piccolo da Anemia e carenze di ferro. In futuro può rappresentare una risorsa preziosa per combattere malattie gravi. È il cordone ombelicale che, oltre a garantire la vita al bambino durante la gestazione, ricopre un ruolo fondamentale anche in seguito alla sua venuta al mondo. In passato era considerato un “organo sacro” e si riteneva che la sua conservazione influenzasse la vita futura del neonato; oggi questa credenza ha valore scientifico, tanto che da alcuni anni è possibile donarlo alle cosiddette “banche del cordone” per farlo diventare oggetto di trapianti per i bimbi affetti da varie patologie.

La corretta separazione

Per permettere al bambino di trarre tutti i benefici possibili dal cordone anche dopo il parto, è fondamentale partire da una corretta separazione del piccolo dalla placenta. Secondo studi recenti, la legatura va eseguita dopo che il neonato ha compiuto i primi atti respiratori, ritardando la procedura fino a 60 o più secondi. Il cordone e la placenta, infatti, contengono una notevole quantità di sangue che fa parte del sistema circolatorio del feto ed è importante che esso si trasmetta al bimbo appena nato, per evitare Anemie e carenza di ferro, garantirgli una migliore dinamica cardiocircolatoria, una pressione arteriosa più elevata e un miglior scambio dei gas a livello polmonare. Se nei neonati che hanno bisogno di rianimazione il cordone va legato subito per attuare le manovre necessarie, si può comunque favorire il ritorno del sangue mediante la spremitura del cordone, una pratica sempre utile in questi casi.

Le banche del cordone

Il cordone ombelicale contiene cellule staminali emopoietiche pluripotenti, quelle che daranno origine alle cellule del sangue, e mesenchimali, dotate della capacità di rigenerare i tessuti.
Si tratta di cellule disponibili in grande quantità e in breve tempo, non soggette a reazioni avverse e infezioni. Un autentico tesoro che non va sprecato e che oggi è possibile donare grazie alle cosiddette banche del cordone, utili per effettuare trapianti futuri. Già nel neonato, il trapianto delle cellule da cordone ombelicale può curare le lesioni cerebrali da Ipossia (la carenza di ossigeno nell’organismo, patologia polmonare cronica dei prematuri), mentre nei bambini più grandi le Malattie degenerative o infettive e la Fibrosi cistica.

Le regole per la donazione

La donazione del cordone è regolata da alcuni principi fondamentali:

  • è volontaria e richiede il consenso della madre; la decisione viene presa prima del parto per procedere alla fase organizzativa;
  • è anonima, anche se è identificabile la coppia madre/neonato;
  • va fatta solo in assoluta sicurezza per la madre e il neonato; non si fa prelievo del cordone se questo può rivelarsi in qualche modo dannoso per madre e/o neonato;
  • deve essere sicura dal punto di vista infettivo e genetico e ciò richiede un periodo/quarantena di osservazione di 2-6 mesi, con procedure standardizzate di tipo qualitativo e quantitativo e conservazione delle unità donate a -150°C in speciali contenitori in azoto liquido;
  • le unità conservate vengono messe a disposizione del Centro Trapianti che le utilizzerà secondo le procedure idonee.

 

I globuli rossi

Quando si parla della donazione del cordone si fa riferimento alle cellule staminali che contiene, mentre i globuli rossi in esso contenuti vengono spesso considerati un prodotto inutile. In realtà essi possono essere impiegati per i neonati prematuri. I bimbi nati pretermine, infatti, hanno un gran bisogno di globuli rossi perché ne possiedono pochi alla nascita, vengono sottoposti a numerosi prelievi e crescono di peso molto rapidamente, tanto che il midollo osseo non riesce a produrne il numero necessario. I prematuri sono quindi soggetti ad Anemia, tanto più grave quanto più bassa è l’età gestazionale e quanto più gravi sono le condizioni cliniche del neonato. Per compensare la carenza, normalmente, si ricorre alla trasfusione di globuli rossi dell’adulto, ma questi pongono problemi perché aumentano lo stress ossidativo, favorendo lo sviluppo di gravi patologie, tra cui la Displasia broncopolmonare e la Retinopatia della prematurità. Il sangue cordonale è invece ricco di globuli rossi con emoglobina fetale e il suo utilizzo nella cura dell’Anemia dei prematuri apre nuove e interessanti prospettive per il futuro. 

Le pratiche antisettiche

Dopo il taglio del cordone, il moncone ombelicale richiede cure specifiche per cicatrizzarsi correttamente, senza correre il rischio di infezioni.
Nei Paesi in via di sviluppo, dove le infezioni del cordone e il Tetano neonatale contribuiscono all’aumento della mortalità infantile, è fortemente raccomandata l’adozione di pratiche antisettiche, come la disinfezione del cordone ombelicale con clorexidina.  Diversa è la situazione nei Paesi dotati di maggiori risorse, nei quali la pratica è condizionata dal contesto e prevede un’ampia variabilità dei comportamenti. Le pratiche più comuni per il trattamento del moncone oggi prevedono la tintura tripla (che però è inefficace sulle spore e sullo stafilococco del gruppo B), dell’alcool denaturato al 70% (che uccide rapidamente la maggior parte dei batteri ma mantiene più a lungo il moncone umido prolungandone la separazione) e degli antibiotici topici (che però non hanno effetto essiccante e devono essere associati ad altri prodotti). E, ancora, è previsto l’uso della clorexidina, che ha un basso livello di tossicità ma è scarsamente virucida, delle polveri o spray all’ossido di zinco o allume, che favoriscono una rapida essiccazione e associati con un disinfettante sono un ottimo trattamento, e del perossido di idrogeno o acqua ossigenata, un blando antisettico che rimuove piccoli detriti e tessuti necrotici, ma non è attivo su spore, virus e miceti. Sconsigliata la merebromina, un derivato organico del mercurio, dai noti effetti tossici (la “Food & Drug Administration” nel 1998 ne ha vietato la distribuzione negli Stati Uniti). Tra i vari trattamenti troviamo, infine, lo zucchero salicilato, una miscela di zucchero e acido salicilico, che rappresenta un ottimo antisettico, l’arnica e l’echinacea (che applicate dopo la disinfezione con alcool denaturato o acqua ossigenata diminuiscono i tempi di essiccazione), e l’eosina, utilizzata come disinfettante con effetti antimicotici ed antisettici. 
Una revisione di vari studi clinici indica, tuttavia, che in ambienti puliti il trattamento che più di tutti accelera la mummificazione e il distacco del moncone è quello di tenere il cordone asciutto, coperto semplicemente da una garza.

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