Lo Scompenso cardiaco
Responsabile del 35% dei decessi per Malattie cardiovascolari nelle donne in tutte le classi d’età, lo Scompenso cardiaco si manifesta maggiormente nelle donne ultra 79enni rispetto agli uomini nella stessa fascia di età; dagli anni ’80 in avanti le donne hanno superato gli uomini nella frequenza di ospedalizzazione per Scompenso acuto.
In generale le donne sviluppano lo Scompenso più tardi, con quadri clinici un po’ differenti dall’uomo: spesso (il doppio di ciò che accade nell’uomo) la capacità contrattile del ventricolo sinistro è più alta, vi è una maggiore quota di ispessimento delle pareti del ventricolo (ipertrofia) e una maggiore rigidità sia del ventricolo sinistro che delle grandi arterie.
Come per la Cardiopatia ischemica, anche per lo Scompenso cardiaco la diagnosi spesso è più tardiva perché i sintomi sono più sfumati e ambigui, e coesistono di frequente altre patologie che confondono il quadro clinico e che, insieme alla frequente presenza di una componente emotiva spiccata, inducono erroneamente il Medico a sottovalutare il problema. Anche in questo caso le donne sono meno trattate rispetto agli uomini con terapie farmacologiche “evidence- based” (basate sull’evidenza).
Mancano studi ampi, prospettici, randomizzati nelle donne con Scompenso cardiaco, per cui le raccomandazioni attuali sulla terapia sono dedotte da studi validati in popolazioni prevalentemente maschili e con modelli di Scompenso cardiaco differenti.
Cardiopatie e Tumori
Come già accennato, soprattutto nell’ultimo decennio, si è messo a fuoco il tema dei problemi cardiovascolari nelle donne affette da Tumore. L’aumento dell’età media ha portato ad una parziale coincidenza dei fattori di rischio tra Tumori e Cardiopatie, d’altro lato l’utilizzo dei chemioterapici e delle terapie target nel trattamento dei Tumori, ed il conseguente allungamento della aspettativa di vita nei Pazienti affetti da Cancro, aumenta il rischio di sviluppare Cardiomiopatie e Scompenso cardiaco concomitanti. Ad oggi negli Stati Uniti ci sono tre milioni e mezzo di donne sopravvissute al Cancro con un’aspettativa di vita del 90% a 5 anni dal trattamento / intervento.
Un grande numero di farmaci antineoplastici può causare disfunzione cardiaca e Scompenso cardiaco. Il rischio di sviluppare una Cardiomiopatia varia sulla base del regime chemioterapico, è dose-dipendente e permane anche molti anni dalla sospensione della terapia. La cardiotossicità è infatti un possibile effetto collaterale dei chemioterapici, delle anatracicline e delle terapie target, inclusi gli inibitori del recettore HER2 (trastuzumab).
I meccanismi di cardiotossicità sono molteplici ed in parte ancora non del tutto chiariti; tra le ipotesi che spiegano il danno miocardico una delle più accreditate è la Teoria dello stress ossidativo.
Sono stati documentati danni alla funzionalità dei mitocondri, squilibri energetici a livello cellulare e fenomeni di apoptosi (morte cellulare programmata) e necrosi (alterazioni strutturali irreversibili) a carico delle fibre muscolari del cuore; la presenza di fattori di rischio cardiovascolari concomitanti aumenta il rischio di Scompenso cardiaco nelle Pazienti sottoposte al trattamento con antracicline.
La correlazione tra l’effetto cumulativo della dose e gli effetti cardiotossici è stata ampiamente documentata in vari studi, inoltre la tossicità cardiaca è significativamente associata all’età, con un rischio di Scompenso cardiaco nelle Pazienti di età superiore a 65 anni due volte e mezzo più alto rispetto alle donne più giovani.
Tutto ciò non vuol dire che ci si debba astenere dall’uso delle terapie anti-neopalstiche, ma piuttosto che i soggetti sottoposti a tali terapie vanno tenuti sotto stretto controllo anche dal punto di vista cardiologico.
Per concludere, il messaggio di fondo da tenere a mente parlando di “cuore di donna” è che, contrariamente a quanto spesso inteso nell’immaginario comune, le patologie cardiovascolari sono un problema sanitario di rilievo nella popolazione femminile, ed è pertanto essenziale che cresca, nella popolazione ma anche nella classe medica, la consapevolezza del rischio di malattia, soprattutto in presenza di alcune condizioni facilitanti che vanno precocemente individuate e combattute con strategie di prevenzione, ad oggi sicuramente sottoutilizzate.