Cuore delle donne, difendiamolo meglio

Autore: Prof. Michele Massimo GuliziaDott.ssa Nadia AspromonteDott.ssa G. Maura FranceseDott.ssa Giovanna GeraciDott.ssa Fabiana LucàDott.ssa Daniela PavanDott. Guerrino Zuin

Un recente sondaggio della Società Americana di Cardiologia ha evidenziato che spesso le donne sottovalutano il rischio cardiovascolare 

Non c’è alcun dubbio: la Cardiopatia è donna, non solo nel nome ma anche nei fatti. Le Malattie cardiovascolari sono a tutt’oggi la prima causa di morte anche nel sesso femminile nei paesi industrializzati. Di fatto, sebbene negli ultimi 30 anni si sia assistito ad una riduzione complessiva della mortalità per le Malattie cardiovascolari, questa tendenza favorevole ha subìto più di recente uno stop, soprattutto per quanto riguarda la Patologia delle arterie coronarie, nella fascia riguardante le donne al di sotto dei 55 anni. Eppure la consapevolezza nel mondo femminile riguardo a questi dati è sempre stata e rimane non adeguata: dal 30% delle donne nel 1997 si è passati solo al 54% nel 2012; troppo poco. Un più recente sondaggio della Società Americana di Cardiologia ha evidenziato che il 62% delle donne ritengono che il loro maggior problema sanitario sia il Cancro della mammella e non l’Infarto miocardico. Inoltre lo stesso problema di insufficiente attenzione nei confronti delle patologie cardiovascolari nel sesso femminile ha storicamente connotato anche l’atteggiamento dei Medici. Infatti nello stesso sondaggio il 59% delle donne riferisce che durante le visite dal Medico curante non viene mai affrontato il tema del rischio cardiovascolare.
Di fatto ciò che accade è che le donne hanno meno probabilità di ricevere terapie, consigli e strategie di prevenzione cardiovascolare, raggiungendo meno i target (valori ottimali di pressione e colesterolo, ad esempio) richiesti per prevenire le Malattie cardiache; ricevono spesso una diagnosi di malattia più tardiva (e ciò vale per tutte le maggiori patologie, quali l’Infarto e lo Scompenso cardiaco) e sono meno spesso avviate a terapie riabilitative dopo eventi acuti cardiaci.

Fattori di rischio “tradizionali”

Pur essendo in buona parte gli stessi identificati anche per gli uomini, nella popolazione femminile i fattori di rischio pesano più che in quella maschile. Fra questi: Ipertensione, alti livelli di colesterolo LDL e bassi livelli di colesterolo HDL, alti livelli dei trigliceridi, sovrappeso e Obesità, storia familiare con patologie cardiovascolari prima dei 65 anni, sedentarietà, fumo di sigaretta, consumo eccessivo di alcolici e Diabete. Quest’ultimo conferisce alle donne un rischio di circa 3 volte più alto rispetto agli uomini diabetici di andare incontro ad Aterosclerosi coronarica che porti ad eventi fatali; le donne diabetiche inoltre hanno episodi infartuali più presto nella vita, maggiore rischio di mortalità e minore probabilità di essere sottoposte ad interventi di rivascolarizzazione miocardica; anche per lo Scompenso cardiaco e l’Ictus, il Diabete è un fattore di rischio più potente nelle donne rispetto agli uomini.

Altri fattori

È poi interessante sapere che nella donna gli altri fattori, meno “tradizionali”, che possono facilitare l’insorgenza di Malattie cardiache, sono: parto pre-termine, disordini pressori durante la gravidanza, Diabete gestazionale, persistenza di sovrappeso ad un anno dal parto. Sono tutti fattori che pesano negativamente sulla futura salute del cuore.
Vi sono poi anche da considerare quadri clinici come le Malattie autoimmuni, tipicamente più frequenti nelle donne, che portano con sé rischi molto alti di eventi come l’Infarto o l’Ictus. Inoltre non va sottovalutata la crescente popolazione di donne sottoposte a cure per il Tumore della mammella che, divenute lungo-sopravviventi, sono più esposte al rischio di effetti cardiotossici di tali cure.


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