Retinopatia del prematuro, l’importanza dello Screening neonatale

Autore: Dott. Ruggiero Paderni

Lo Screening precoce

Secondo le Linee Guida internazionali tutti i neonati con peso alla nascita inferiore a 1,5 Kg o età gestazionale inferiore alle 30 settimane dovrebbero essere sottoposti all’esame precoce del “fundus oculi” da parte di un Oculista esperto in ROP.
Nei neonati con peso ed età gestazionale superiori, l’esame andrebbe eseguito solo in presenza di condizioni cliniche a rischio  come ad  esempio per i neonati che necessitano dell’incubatrice.
La comparsa di una ROP importante è maggiormente correlata all’età postmestruale (età gestazionale più età cronologica) e meno all’età neonatale. Ne consegue che tanto più bassa è l’età gestazionale, tanto più tardiva sarà la Retinopatia. È generalmente compito del Neonatologo segnalare il bambino prematuro che necessita della visita oculistica. Solitamente la prima visita viene eseguita alla 4-6 settimana post-natale mentre la frequenza dei successivi screening viene stabilita dall’Oculista in base alla presenza o meno di ROP, così da monitorarne l’eventuale evoluzione e determinare la soglia di trattamento.

Esame del “fundus oculi” nel neonato

L’esame è del tutto innocuo e non provoca alcun dolore al bimbo. Attraverso l’utilizzo di uno strumento ottico munito di una sorgente luminosa (oftalmoscopio indiretto), il Medico Oculista esamina attentamente la retina previa dilatazione delle pupille con collirio midriatico. In alcuni casi può essere necessario instillare anche una goccia di anestetico per alleviare il “disturbo” arrecato al bimbo (che spesso sta facendo un sonnellino). Ultimamente è stata sviluppata una nuova apparecchiatura chiamata RETcam che, essendo dotata di una telecamera ad alta risoluzione, consente di esplorare e catturare immagini digitali del fondo oculare. Durante l’esame il neonato potrebbe piangere ma semplicemente perché infastidito dalla procedura che comunque, se eseguita da mani esperte, diventa molto rapida e precisa.

Trattamento e cura

In alcuni casi, soprattutto negli stadi iniziali e meno gravi, la malattia può risolversi spontaneamente ma nelle forme più aggressive si rende necessario intervenire con lo scopo di salvaguardare la retina centrale, elemento indispensabile per la visione distinta.
Il trattamento d’elezione è la Terapia laser e viene eseguita per distruggere la periferia retinica ischemica, quella cioè che stimola la formazione dei neovasi anomali.
Questa piccola operazione dura circa 30 minuti per occhio e può essere eseguita nella stessa culla o in sala operatoria, previa sedazione del neonato. Successivamente gli occhi potrebbero apparire arrossati o gonfi ma si tratterebbe di una normale conseguenza dovuta all’intervento.
Un’altra arma a nostra disposizione, ma solo a livello sperimentale, potrebbero essere i farmaci anti-VEGF ad uso intravitreale (già ampiamente utilizzati per malattie oculari nell’adulto). Si tratta di medicinali che, iniettati dentro l’occhio, impedirebbero la formazione di nuovi ma anomali vasi sanguigni (neovascolarizzazione patologica) per favorirne, invece, un corretto sviluppo fisiologico.
Infine, per le forme più avanzate e complicate dal distacco di retina, si rende necessario l’intervento chirurgico di vitrectomia posteriore.

L’importanza dei controlli

È necessario premettere che qualunque bimbo nato prematuro, indipendentemente dalla presenza o meno di una ROP, svilupperà più facilmente (ma non obbligatoriamente) un difetto di vista o uno strabismo; pertanto sarà necessario sottoporlo a visite oculistiche di controllo periodiche.
In casi poi di Retinopatie del prematuro regredite spontaneamente o trattate con la terapia ablativa laser, sarà probabile la persistenza di un tessuto cicatriziale residuo che, anche in età adulta, potrebbe provocare un distacco di retina. 


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