Le Cistiti sono le infezioni batteriche più diffuse, le donne ne sono maggiormente soggette in particolare nel periodo di età compreso tra i 20 e i 50 anni. Negli uomini invece sono meno frequenti e si manifestano principalmente nei neonati per la presenza di anomalie anatomiche o funzionali delle vie urinarie e negli uomini dopo i 50 anni per l’elevata incidenza di Ipertrofia prostatica o Patologie ostruttive del basso apparato urinario.
Cosa sono le Cistiti?
Si tratta di infezioni delle vie urinarie limitate alla vescica. Secondo le Linee guida Europee possono essere classificate dal punto di vista clinico come:
- Cistiti non complicate: limitate alle donne, non in stato di gravidanza, in assenza di anomalie anatomiche e/o funzionali del tratto urinario o di presenza di altre patologie;
- Cistiti complicate: riguardano Pazienti con un maggior rischio di decorso complicato ovvero uomini, donne in gravidanza, Pazienti con rilevanti anomalie anatomiche o funzionali delle vie urinarie, in presenza di cateteri vescicali a permanenza oppure quando sussistano malattie renali e/o altre patologie concomitanti con compromissione delle difese immunitarie. Possono inoltre essere distinte in base alla loro insorgenza e decorso in acute o croniche, sporadiche o ricorrenti.
Fattori di rischio
Come precedentemente detto, le Cistiti sono più frequenti nel sesso femminile per la specifica conformazione anatomica. In menopausa, l’alterazione dell’equilibrio ormonale, la presenza di anomalie che determinano una difficoltà allo svuotamento vescicale, come prolassi degli organi pelvici e l’atrofia genitourinaria, sono ulteriori fattori che possono favorirne la comparsa. La gravidanza rappresenta un ulteriore fattore predisponente a causa delle modificazioni emodinamiche (riguardanti il flusso sanguigno) e anatomiche dovute alla compressione dell’utero e dell’azione miorilassante del progesterone che favoriscono la stasi urinaria e il rischio di sovrainfezione batterica. Altri fattori di rischio per entrambi i sessi sono rappresentati dalle manovre chirurgiche sul tratto urinario e dalla presenza del catetere vescicale. Alcune categorie di Pazienti sono suscettibili alle infezioni a causa della presenza di patologie sistemiche tali da compromettere i meccanismi di difesa contro le infezioni batteriche (Immunodepressione, Diabete, gravi malnutrizioni, Malattie oncologiche in trattamento chemioterapico). Inoltre, l’alterazione del microbiota intestinale può favorire l’insorgenza di infezioni urinarie.
Riconoscere i sintomi
Le Cistiti si presentano generalmente con sintomi irritativi quali: disuria (fastidio e/o dolore durante la minzione), pollachiuria (minzione in più tempi, più volte al giorno), urgenza ed incrementata frequenza minzionale. Possono essere presenti sintomi aspecifici come febbre e astenia e disorientamento, soprattutto in Pazienti anziani e in caso di infezioni complicate.
Individuare le cause
Le Cistiti sono dovute alla colonizzazione da parte di microrganismi che colpiscono l’apparato urologico e causate prevalentemente da batteri (Gram-negativi e Gram-positivi), di derivazione intestinale o provenienti dai tessuti periuretrali e perineali, che risalgono il canale uretrale. Il batterio che si riscontra più comunemente nelle Cistiti è Escherichia Coli (85%), altri agenti potenzialmente implicati sono Klebsiella pneumoniae, Staphylococcus saprophyticus, Enterococcus faecalis, Proteus mirabilis, Pseudomonas aeruginosa, Staphylococcus aureus e Candida (15%). Esistono anche forme di Cistite non associate ad infezione, come nel caso della Cistite interstiziale, un’infiammazione cronica della vescica della cui causa ancora si conosce poco, o delle Cistiti scatenate da farmaci o dovute a trattamenti radianti (Cistiti post-attiniche).
Arrivare alla diagnosi
La diagnosi può essere fatta su base clinica ovvero in presenza di una sintomatologia irritativa delle basse vie urinarie (disuria, frequenza e urgenza). A completamento diagnostico può essere eseguita un’analisi chimico-fisica delle urine e una urinocoltura per stabilire quale patogeno sia interessato e stabilire la sua sensibilità ad antibiotici (antibiogramma).