Riciclo e recupero dei materiali

Autore: Dott.ssa Cinzia MorsianiAntonella Ciana

E che dire degli imballaggi…

Secondo il Conai (Consorzio nazionale imballaggi), questi costituiscono il 35% del peso e il 50% del volume (in cifre assolute quasi 12 milioni e mezzo di tonnellate) rispetto al totale dei rifiuti che finiscono nelle discariche. Secondo l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), inoltre, i rifiuti da imballaggio in plastica prodotti sono pari a poco più di 2 miliardi di tonnellate, delle quali solo il 30% viene riciclato.

Come si comportano gli altri Paesi della UE?

I Paesi dell’UE già da anni hanno reintrodotto il “vuoto a rendere”: in Germania ad esempio i prodotti riutilizzabili vengono venduti a livello regionale entro un raggio di 60 km; in Inghilterra è stato presentato un progetto di Legge per rendere obbligatorie le buone pratiche del passato in fatto di recupero di imballaggi e contenitori ad uso alimentare. In Paesi come Belgio e Croazia il “vuoto a rendere” si è affermato già da molto tempo e non riguarda solo i contenitori di vetro, ma anche lattine e plastica.

Oltre ai costi sempre meno sostenibili, su quali altri settori impatta una cattiva gestione dei rifiuti?

Di primaria importanza sono i gravi impatti negativi ambientali, sanitari e sociali che il sistema degli impianti di smaltimento provoca. Questi impatti comportano costi esterni elevati che ricadono sulla collettività, presente e futura, in termini di spesa sanitaria, malattie, decessi, inquinamento ambientale, danni agli ecosistemi, calo di produttività e di qualità dell’agricoltura, spese di bonifica e così via, peraltro contravvenendo al principio “chi inquina paga”. Se questi costi esterni fossero “internalizzati”, cioè conteggiati e, quindi, aggiunti ai costi di gestione degli impianti, probabilmente verrebbe meno l’interesse economico che sta muovendo questo settore di mercato e verrebbero realizzati inceneritori e discariche solo nella misura in cui risultassero strettamente necessari, quindi solo dopo aver valutato tutte le altre alternative più sostenibili economicamente e quindi anche dal punto di vista ambientale e sociale.

Come ad esempio?

Come la riduzione della produzione dei rifiuti, il recupero di materia e il trattamento meccanico biologico (TMB) volto al recupero e all’inertizzazione.