Autore: Dott. Paolo Rognini

 

Calore e paesaggio urbano

La città viene definita un’isola di calore a causa dei materiali che la compongono (laterizi, pietre e bitume) e per il calore prodotto dalle attività umane: la temperatura può aumentare fino a 5°C rispetto alle aree rurali. La temperatura stessa, come fattore isolato, non produce particolari effetti ma, in sinergia con un elevato indice di affollamento, può essere un notevole fattore di stress. In certe combinazioni di calore, affollamento e rumore (basti pensare al traffico sulle strade) aumenta la reazione di stress e, in generale, la repulsività tra individui, che può innescare pericolosi meccanismi aggressivi. Il paesaggio urbano poi può assumere caratteristiche ansiogene. Le osservazioni sul campo mostrano che, in presenza di inquinamento visivo urbano, vi è un’induzione di stati d’allarme, condotte antisociali, Disturbo da Attacco di Panico, fatica, irritabilità, perdita di identità territoriale. Altri studi mostrano che, su un campione di 60 milioni di persone, l’incidenza della Schizofrenia è maggiore del 72% rispetto alle aree rurali. 63 studi in 33 paesi arrivano alle stesse conclusioni, ossia all’aumento in ambiente urbano di tutte le psicopatologie su base ansiosa. Ambienti degradati, poi, tendono a far sentire i cittadini abbandonati dalle istituzioni. Le osservazioni sul campo mostrano in questo caso un aumento dell’aggressività generale e verso le infrastrutture, un aumento del senso di anonimato, della diffidenza sociale e di tutte le forme di vandalismo, oltre al tendenziale incremento delle forme di microcriminalità.

Il rapporto con la natura

Gli studi sopracitati mostrano che il mondo fisico e sociale non risponde ai reali bisogni umani, rimasti pressoché invariati negli ultimi 35.000 anni. Non è pensabile una modificazione della riposta che possa trasformare l’Homo sapiens in un essere adattato ad un ambiente rumoroso, né che la fisiologia respiratoria possa modificarsi al cambiamento di un’atmosfera intrisa di petrolio bruciato. La nostra conformazione anatomica e funzionale è il risultato di milioni di anni di evoluzione e non è pensabile una trasformazione di tali adattamenti in tempi così brevi, solo un paio di secoli. Le soluzioni possono andare soltanto nella direzione di una modificazione dell’ambiente, cercando di ricreare un contesto adatto alla conformazione psicobiologica dell’essere umano. Gradevolezza dell’ambiente, corretta alimentazione, movimento fisico e socialità devono essere i punti cardine sui quali ruotare il nuovo modo di concepire e strutturare le nostre città, nella speranza di favorire un nuovo e migliore stile di vita.


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