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Acqua, una dimensione globale

Autore: Prof. Vincenzo Romano Spica

L’acqua è risorsa da valorizzare, motore del progresso ma anche vittima delle nostre attività, che la consumano e la inquinano 

Il prossimo rapporto delle Nazioni Unite sullo sviluppo delle risorse idriche sarà presentato il 22 marzo, per la Giornata Mondiale dell’Acqua e sarà dedicato alle acque sotterranee: “rendere visibili le invisibili” riserve profonde di acqua. I rapporti precedenti (WWDR, World Water Development Report) hanno sempre affrontato il tema dell’acqua in una dimensione globale, mettendo in risalto la straordinaria capacità dell’acqua di unire tutti gli uomini in un comune destino e porli davanti a nuove sfide per il futuro.
Il primo di questi documenti uscì nel 2003 e aveva per titolo: “Acqua per le persone, acqua per la vita”. Diversi argomenti si sono succeduti negli anni, tra cui: “L’acqua, una responsabilità condivisa” (2006), “L’acqua in un mondo che cambia” (2009); “Gestione dell’acqua in condizioni di incertezza e rischio” (2012); “Acqua ed Energia” (2014); fino ai più recenti “Acqua e cambiamento climatico” del 2020 e “Valorizzare l’acqua” del 2021. Nello scorrere del tempo, questi documenti hanno accompagnato la storia di un mondo sempre più piccolo e globalizzato. Rappresentano il frutto di una riflessione intensa e multidisciplinare, un lavoro articolato su scala globale, per costruire lo stato dell’arte fondandolo su dati ed evidenze scientifiche, in modo neutrale ed equilibrato, nella prospettiva di uno sviluppo sostenibile e una cornice di “One Health”.

Sostenibilità e “One Health”

Affrontare il tema dell’acqua in una dimensione globale, infatti, rende i concetti di “sostenibilità” e “One Health” indissolubilmente legati. Cosa si intende con questi termini sempre più diffusi in Medicina e nei media?
“One Health” è un neologismo e ormai un’espressione intraducibile in italiano come in altre lingue. Letteralmente sarebbe un po’ come “Salute Uno”, in una visione unica e interdisciplinare della salute, ma anche dei rischi di malattia. Si riferisce a un approccio univoco e d’insieme, si potrebbe dire “olistico”. Si riconosce, infatti, che la salute di ogni individuo e dell’umanità nel suo insieme è legata alla salute del pianeta, degli animali e dell’ambiente, come parti di un unico ecosistema. La recente pandemia ci ha dimostrato e imposto questa visione globale in cui tutti siamo interconnessi e dipendenti gli uni dagli altri esseri viventi: dai pipistrelli al pangolino di Wuhan, dal paziente zero della Bergamasca all’unica campagna di vaccinazione estesa in tutti i continenti. Affrontare questi temi richiede un approccio multidisciplinare, dove la Medicina e le Scienze di base come la Biologia, la Chimica, la Fisica dialoghino con le politiche internazionali, l’economia e il diritto, alla ricerca di nuove soluzioni per la sanità pubblica.

Sviluppo sostenibile

In questo scenario, la parola chiave è “sostenibilità”, ma il termine “sostenibile” viene spesso utilizzato in modo fuorviante. Erroneamente si intende riferito a qualcosa che possiamo permetterci, anzi talora qualcosa che possiamo proprio comprare, pagare, possedere, realizzare e manipolare. In Medicina come in Economia ed altre discipline, invece, la parola “sostenibile” ha un significato completamente diverso, che non guarda a noi e al presente, ma punta alle prossime generazioni e al futuro. Nella sua accezione autentica ed originale, si riferisce a qualcosa che consenta sì di soddisfare i bisogni immediati del presente, ma senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri. Deriva dal rapporto Brundtland pubblicato nel 1987 dalla Commissione Mondiale sull’Ambiente e lo sviluppo (WCED) in cui, per la prima volta, viene introdotto il concetto di sviluppo sostenibile. Prende il nome da una donna, la coordinatrice Gro Harlem Brundtland, che all’epoca era presidente del WCED e che successivamente assunse la direzione dell’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità tra il 1998 ed il 2003. “Sostenibile”, dunque, ha origine proprio nel contesto della tutela dell’ambiente, inteso come ambiente sociale e vitale, in cui umanità, piante, animali, microrganismi, aria, terra o acqua sono parte di un unico equilibrio.

Il benessere delle persone

Così, da subito il concetto di sostenibilità si riferì al benessere delle persone, anzi delle future generazioni, e più in generale alla qualità della vita di tutti gli esseri viventi che abitano il pianeta Terra. Una visione troppo democratica e olistica? In disaccordo con la fiducia che invece riponiamo nel progresso tecnologico incondizionato? In contrasto forse con lo sfruttamento delle risorse naturali per sorreggere un’economia e un PIL che sempre deve essere in salita rispetto ai bilanci dell’anno precedente? Apparentemente sì, ma in realtà questa è la sfida della globalizzazione e l’acqua vi si trova al centro.


 

Acqua, indicatore del danno ambientale

L’acqua è risorsa da valorizzare, motore del progresso, ma anche vittima delle nostre attività, che consumano e inquinano l’acqua.
Nella relazione tra acqua e salute, il costo di ogni attività umana può essere misurato con il suo “footprint”, ossia l’impronta che lascia sull’acqua del Pianeta. L’impronta idrica può essere calcolata per un individuo o una collettività o una nazione come per un processo industriale o agricolo, e per un particolare prodotto o servizio. Insomma, l’acqua è l’indicatore fondamentale del danno ambientale e della nostra riserva di salute per il futuro. Non deve stupire che dalle esigenze del nostro organismo a quelle della società e dell’ambiente in cui viviamo, l’acqua sia un componente delicatissimo, fondamentale e necessario. La salute degli ecosistemi e delle persone trova nell’acqua un denominatore comune tra “One Health” e “Sostenibilità”.

Indispensabile per la salute ma può rappresentare un pericolo

La Giornata Mondiale dell’Acqua celebra ogni anno la bellezza dell’acqua, in una prospettiva di salute globale e di sviluppo sostenibile per tutti. L’acqua è indispensabile per la salute, ma riflettere su questo tema solleva in realtà le grandi questioni del nostro tempo, dalle disuguaglianze per l’accesso alle risorse idriche, alle difficoltà di conciliare la tutela della salute con un progresso industriale veramente sostenibile. È infatti anche vero che l’acqua ha un enorme potere distruttivo. Pensiamo ai disastri idrogeologici, e all’impatto dei cambiamenti climatici. Anzi, l’acqua può paradossalmente costituire un vero e proprio pericolo per la salute e per la vita, divenendo veicolo di malattie come il Colera ed il Tifo, o rappresentando un rischio a causa di contaminanti come avviene nei percolati di discariche o refluii industriali o agricoli, o nella diffusione di nuovi subdoli inquinanti, quali le microplastiche o PFAS, che interferiscono con i nostri ormoni e sistema endocrino.

Garantirne l’accesso

Inoltre, a causa dell’acqua, definita anche “oro blu”, si combattono guerre in cui grandi e piccole potenze lottano per accaparrarsi l’accesso alle risorse idriche e milioni di persone compiono sforzi ogni giorno per disporre di un’acqua pulita per bere, per lavarsi o per scongiurare epidemie. La disparità nell’accesso all’acqua sicura comporta anche gravissime differenze di genere e vede proprio le donne vittime in diverse aree del mondo di fronte al bisogno quotidiano di disporre di acqua. L’UNESCO e l’OMS hanno affrontato questi temi sia dal punto di vista sanitario che sociale. Parlare della tutela dell’acqua e celebrare la Giornata Mondiale dell’Acqua significa riflettere anche sulle responsabilità di oggi e sulle sfide di domani.
Potrebbe sembrare, allora, che la priorità per affrontare il tema di un accesso equo e sostenibile all’acqua sia solo quello della potabilità e degli acquedotti, oppure dell’igiene dei reflui e della rete fognaria, o quello degli usi agricoli e industriali, o semplicemente dei controlli della biodiversità di fiumi, laghi, mari ma, invece, provocatoriamente, una soluzione alternativa e accattivante è nell’uso dell’acqua come gioco!

Aspetti igienico sanitari e uso ricreativo

Da sempre l’umanità ha sfidato e giocato con l’acqua. Acquedotti, dighe, fontane, spiagge, piscine e terme hanno accompagnato e favorito un autentico progresso sociale e culturale, intrecciando ingegno, divertimento e salute. L’OMS nel 2003 e nel 2006 ha stilato due volumi dedicati alle Linee Guida per gli aspetti igienico-sanitari di piscine e acque di balneazione.
Questa tipologia di acque raccoglie tecnologie e studi scientifici dedicati e prende il nome di “acque ad uso ricreativo”. Evidenze scientifiche mostrano i benefici dell’uso ricreativo dell’acqua sulla salute, a partire dall’attività motoria in acqua e l’impatto sul benessere fisico, psichico e sociale.
Ogni bambino del mondo dovrebbe avere il diritto ad accedere all’acqua intanto semplicemente “per giocare”. Anzi, stando ai dati epidemiologici, questi benefici per la salute valgono per ogni bambino di ogni età, inclusi gli anziani! Andrebbe sostenuta la diffusione dell’attività motoria in acqua, non solo per scopi riabilitativi ma proprio in positivo, per la promozione della salute. Conseguire questo risultato “per gioco” implicherebbe tutto il resto: poter disporre di acque potabili, sicure ed accessibili, di reti di scarico dei liquami efficienti e funzionali. Soprattutto, vorrebbe dire aver raggiunto un’educazione alla salute fondata sul rispetto dell’acqua e su uno sviluppo sostenibile. Più volte è stato proposto all’UNESCO di considerare proprio questo tema dell’uso ricreativo dell’acqua per una prossima celebrazione della Giornata Mondiale dell’Acqua! Giocare con l’acqua fa bene a noi e all’acqua. L’uso ricreativo dell’acqua, infatti, la valorizza e rende visibile, imponendo il rispetto dei requisiti di sostenibilità. Svolge un ruolo importante nella promozione della salute in una dimensione olistica, ossia non solo fisica, ma anche psichica e sociale. Piscine e terme sono diffuse nelle tradizioni di ogni continente e del nostro Paese, impariamo a farne buon uso!