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Pet Therapy, la relazione che cura

Autore: Dott. Roberto Marchesini

Tesa a facilitare un percorso di miglioramento delle condizioni di benessere, questa modalità terapeutica agisce sulle diverse leve motivazionali, emozionali...

Senza voler banalizzare il discorso riducendolo alla frase “gli animali ci fanno bene”, è indubbio e scientificamente provato, che la nostra specie sia fortemente attratta dal mondo degli altri animali. È il motivo per cui fiabe, giocattoli cartoni animati, e purtroppo gran parte del packaging che avvolge il cibo spazzatura targettizzato sui bambini, sono tutti a tema zoomorfo, proprio perché il bambino si dimostra interessato ed entusiasta alla presenza degli altri animali. Ma non sono solo il bambino. Alla presenza di un animale le persone sembrano prese da un’attenzione tutta particolare, che può coinvolgere un gran numero di emozioni diverse: dalla meraviglia al disgusto, dalla gioia alla paura. C’è un’evidente focalizzazione, capace di accomunare, purnella differenza individuale, la maggior parte delle persone, che si trovano attratte, affascinate, eccitate dalla presenza dell’animale.

Una relazione di qualità

Possiamo pertanto parlare di un generico fenomeno di trascinamento operato dalla presenza dell’animale che sembra facilitare l’espressione della persona, liberandola dalle riserve che normalmente presenta. Tuttavia, costruire una relazione di qualità, finalizzata cioè al rispetto della persona e dell’animale coinvolti, richiede un certo impegno per poter essere serena, soddisfacente, profonda, robusta e capace di adattarsi ai cambiamenti. In una parola, equilibrata.
Nell’incontro terapeutico tra persona e animale si pone dunque necessario definire:

  • il livello di coinvolgimento, ovvero l’apertura al cambiamento della persona;
  • il tipo di cambiamento richiesto, e di conseguenza l’eventuale positività dell’incontro, che dipende non dal livello di coinvolgimento bensì dalle “dimensioni di relazione” attivate nello specifico.

Se il cambiamento asseconda i bisogni della persona, allora l’incontro avrà una sua valenza positiva. Il beneficio si ottiene agendo sulle dimensioni di relazione, ossia favorendo quelle dimensioni che apportano contributi di cambiamento utili (che vanno nella direzione dell’obiettivo) ed evitando quelle dimensioni di relazione che apportano contributi dannosi (che vanno nella direzione contraria o peggiorano i problemi della persona).

Le dimensioni della relazione

Scegliere quali dimensioni di relazione coltivare, evitando quelle dannose, significa dare un “indirizzo referenziale”. Si tratta di un discorso fondamentale e purtroppo sovente ignorato perché si è portati a pensare che l’incontro con l’eterospecifico, ossia colui che fa parte di un’altra specie, apporti benefici di per sé (“l’animale fa bene”) e non in relazione alle dimensioni di relazione che si attivano durante la seduta terapeutica.
Parlare di una dimensione della relazione significa uscire dalle visioni unicamente stimolative (l’animale come stimolo), interattive (l’animale come categoria), performative (l’animale come prestazione), surrogatorie (l’animale come sostituto) e ammettere che nell’incontro con il “non umano” ci possa essere una situazione di interscambio, vale a dire di passaggi di contenuti e di gioco di ruolo. Questo significa che per comprendere la relazione, ovvero cosa produce in un particolare momento e situazione, non basta analizzare i caratteri degli interlocutori ma occorre riferirsi a cosa li sta connettendo in quella particolare circostanza, cioè quali ruoli si attribuiscono vicendevolmente, quali contenuti si scambiano, in che situazione s’incontrano e per fare quale attività.

Favorire i cambiamenti

A questo punto potremmo dire che, in zooantropologia (la disciplina che si prefigge di studiare la relazione uomo-animale, da me inaugurata nel nostro Paese a partire dagli anni ottanta), la prescrizione intende individuare le attività che stabiliscano un piano d’incontro tra la persona e l’animale; tale piano di incontro dimensiona la relazione e la trasforma in un momento di crescita.
In Pet Therapy, infatti, si utilizza la relazione per favorire particolari cambiamenti: il principio cardine è che si possa frammentare la relazione in tante dimensioni di incontro, ciascuna in grado di agire su particolari predicati della persona e farli evolvere.


 

Pet Therapy, una co-terapia

La Pet Therapy non è però da intendersi come una cura ma piuttosto come una co-terapia, tarata sui bisogni della persona, tesa a facilitare un percorso di miglioramento delle condizioni di salute e realizzato attraverso attività di relazione con gli animali. I benefici apportati dalla relazione con gli animali riguardano la promozione del benessere della persona, agendo, come abbiamo detto, sulle diverse leve motivazionali, emozionali, cognitive, funzionali; l’integrazione sociale e affettiva della persona, agendo sulle leve relazionali, di autostima e comunicative; la facilitazione di processi riabilitativi, mitigando i carichi dei problemi in essere o favorendo percorsi compensativi; il supporto alle attività terapeutiche vigenti, aumentandone l’efficacia o l’efficienza. I fruitori dei servizi di Pet Therapy sono molteplici e varie sono le condizioni problematiche di salute che trovano giovamento con questo tipo di attività: Autismo, Alzheimer, Deficit dell’attenzione, Tossico-dipendenza, Anoressia e Bulimia.

La formazione

Siua da oltre quindici anni è l’ente formativo leader nel campo delle Attività Assistite dagli Animali, avendo formato centinaia di operatori e coppie pet-partner certificate che lavorano su tutto il territorio nazionale, ed essendo essa stessa promotrice di progetti di importante rilevanza scientifica.
SIUA ha condotto progetti di Pet Therapy all’interno di carceri, ospedali, ospedali psichiatrici giudiziari, e centri di cura per anziani. Ha da poco concluso l’importante progetto “Una carezza in una zampa” sponsorizzato da Coop Lombardia all’interno dell’Istituto San Raffaele di Milano su Pazienti affetti da problemi del comportamento alimentare e altri progetti sono in fase di attuazione nei prossimi mesi.
Il corso SIUA in Pet Therapy è pensato per preparare al meglio animali e operatori, definendo le principali aree di intervento e individuando le indicazioni a questo tipo di approccio terapeutico. Durante il corso vengono presentati nel dettaglio specifici progetti, rivolti agli anziani e ai bambini, con particolare attenzione alla cura di patologie geriatriche e ai disturbi della crescita.

La Carta Modena

La Pet Therapy rappresenta un importante settore di sviluppo per tutte le persone che vogliono occuparsi di relazione con gli animali nell’ambito del sociale.
SIUA, la Scuola di Interazione Uomo-Animale fondata dall’Etologo Roberto Marchesini, in questi anni ha dato vita al primo documento riconosciuto dal Ministero della Salute, la “Carta Modena”, che definisce i principi e i valori della Pet Therapy, adottando una metodologia relazionale e quindi rispettosa del benessere e delle caratteristiche degli animali coinvolti e di attenzione nei confronti delle peculiarità del paziente.
Il corso prevede la formazione in Etologia, Zooantropologia teoria e applicata, Psicologia dell’apprendimento animale, Psicologia umana, e counselling. A questo si aggiungono tutte le attività pratiche che potranno essere organizzate con il proprio cane o con il cane di altri corsisti, pertanto la partecipazione può esser fatta con o senza cane. Durante il corso vengono fornite delle indicazioni per le attività con altri animali.
A fine percorso chi vuole potrà certificarsi come coppia pet-partner riconosciuta secondo i dettami di Carta Modena.

Per maggiori informazioni: www.siua.it

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