Autore: Dott.ssa Manuela Navacci

Il modo più semplice e sicuro per assicurarsi una quota corretta di vitamine è quello di seguire una dieta varia con una consistente quota di prodotti freschi 

Sostanze fondamentali per la nostra salute, le vitamine appartengono alla categoria dei micronutrienti, in quanto il loro fabbisogno si aggira nell’ordine dei microgrammi, talvolta milligrammi. Le vitamine vengono anche chiamate “molecole essenziali” in quanto il nostro organismo non è in grado di sintetizzarle in maniera autonoma e, per tale motivo, vanno assunte attraverso l’alimentazione. Fanno eccezione alcune vitamine tra cui la vitamina B3 che si può formare dal metabolismo del triptofano, la vitamina D, prodotta per la maggior parte a seguito dell’esposizione alla luce solare, e la vitamina K, sintetizzata in parte a livello della flora batterica intestinale.

Liposolubili o idrosolubili

Queste importanti molecole possono essere distinte tra vitamine liposolubili e vitamine idrosolubili in base alla loro caratteristica di essere solubili rispettivamente nei grassi oppure nell’acqua. Questo porta anche una diversa capacità di accumulo ed elaborazione nel nostro corpo: le vitamine liposolubili, ossia le vitamine A, D, E, K, presenti negli alimenti che contengono una quota di grassi, e assimilabili grazie a loro, possono essere immagazzinate principalmente a livello del fegato e del tessuto adiposo; in questo caso si possono formare dei depositi che, per brevi periodi, riescono a tamponare le eventuali carenze; questa caratteristica di accumulo tuttavia rende anche possibile uno stato di ipervitaminosi, che può arrivare a livelli tossici pericolosi per l’organismo. Al contrario, un eccesso di vitamine idrosolubili, quindi solubili in acqua, viene rapidamente eliminato dall’organismo tramite urine, sudore e feci, ma questa caratteristica rende anche necessario assumerne in maniera costante.

Ipovitaminosi e avitaminosi

Alcuni alimenti sono ricchi di molteplici vitamine mentre in altri ne troviamo solo tracce, in altri ancora possono essere presenti dei precursori di vitamine, poi convertiti nel nostro organismo; la loro carenza è definita ipovitaminosi mentre, in casi rari di assenza completa, si parla di avitaminosi. La carenza di vitamine, proprio per le loro molteplici funzioni, può provocare sintomi sfumati, che poi con il passare del tempo assumono contorni più netti e specifici per ciascuna vitamina. L’ipovitaminosi non provoca, il più delle volte, una vera e propria patologia ma, anche a seconda del tipo di vitamina carente, può esporre a malattie anche gravi.

Composti che curano

Che ci fossero dei composti, contenuti nei cibi, in grado di prevenire o curare le malattie, era noto fin dall’antichità; gli egizi, ad esempio, avevano notato che consumare il fegato di un animale poteva essere d’aiuto per attenuare la cecità notturna, ma non sapevano che ciò era dovuto al suo contenuto di vitamina A, la cui carenza provoca danni alla funzione visiva. Per fare un altro esempio, nel 1947 il Chirurgo scozzese James Lind mise in relazione lo Scorbuto, malattia che affliggeva la maggior parte dei marinai di lungo corso, con la mancata assunzione di cibi freschi durante le traversate, in particolar modo i cibi contenenti vitamina C.
Un altro riferimento risale al 1912 quando il Medico polacco Kazmierz Funk, isolò dalla crusca di riso una sostanza (niacina, in seguito denominata Vitamina B3) in grado di curare il “Beriberi”, una grave malattia neurologica, tipica delle popolazioni che consumavano solo riso brillato, privato quindi di tutta la parte vitaminica.


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