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Allergie e Intolleranze alimentari, facciamo chiarezza

Autore: Dott.ssa Rebecca Marzocchi

Questi due termini indicano condizioni patologiche differenti, avere una reazione negativa al cibo non significa per forza avere un’Allergia alimentare 

Da alcuni anni sentiamo parlare, sempre più di frequente, di Allergia o Intolleranza alimentare ma spesso questi due termini vengono confusi tra loro. È importante quindi puntualizzare un primo concetto: Allergia e Intolleranza non sono sinonimi, ma indicano condizioni patologiche differenti. Avere una reazione negativa al cibo non significa per forza avere un’Allergia alimentare, ma può essere la manifestazione di un’Intossicazione alimentare di tipo microbico, oppure di un’Intolleranza/Intossicazione metabolica ad un determinato alimento o ingrediente oppure anche un’avversione psicologica al cibo.

L’Allergia alimentare

È una forma specifica di reazione avversa ad alimenti o a componenti alimentari che attiva il sistema immunitario. Un allergene (proteina presente nell’alimento a rischio, che nella maggioranza delle persone è del tutto innocua) innesca una catena di reazioni del sistema immunitario tra cui la produzione di anticorpi di tipo IgE. Gli anticorpi determinano il rilascio di sostanze chimiche organiche, come l’istamina, che provocano vari sintomi: prurito, naso che cola, tosse o affanno, ma anche Eritema, Orticaria e prurito.
Le Allergie agli alimenti o ai componenti alimentari possono essere ereditarie e, in questo caso, vengono in genere diagnosticate nei primi anni di vita. Nonostante circa una persona su tre pensi di avere un’Allergia alimentare, solo il 2% della popolazione adulta ne è affetta. Nei bambini, il dato sale al 3-7%, anche se, nella maggior parte dei casi, l’Allergia viene superata con l’età scolare.

Allergie e alimenti

Gli alimenti che più frequentemente provocano Allergia sono uova, latte, grano, gamberi, merluzzo, pomodoro,pesca, noci, mandorle, arachidi, soia e mela, ma in realtà qualsiasi alimento è potenzialmente allergogeno. Quando si tratta di Allergie (alimentari, ambientali, animali, ecc.), trovare l’allergene responsabile è un po’ come trovare un ago nel pagliaio perché si può sviluppare Allergia a quasi tutto, e non è detto che i test a disposizione riescano ad individuarle tutte.
Le reazioni allergiche non sono dose-dipendenti (basta una piccolissima quantità), sono immediate e di solito localizzate. Ci sono tuttavia alcune reazioni allergiche che impiegano varie ore o addirittura giorni a manifestarsi dopo l’esposizione ad una proteina estranea. In questo caso si parla di “reazioni di ipersensibilità ritardata”. Questo tipo di Allergia interessa il 6% dei bambini nei primi anni di vita e tende a risolversi spontaneamente verso i 3 anni.
La sintomatologia è prevalentemente gastrointestinale. Fortunatamente, la maggior parte delle risposte allergiche agli alimenti è relativamente lieve ma in un numero limitato di persone si verifica una reazione violenta che può essere letale e che prende il nome di anafilassi. A volte la reazione anafilattica può manifestarsi nel giro di qualche minuto dall’esposizione e richiede cure mediche immediate.
Per fare diagnosi di Allergia alimentare è necessaria un’accurata visita allergologica e sono disponibili test diagnostici validati scientificamente: RAST test (esame del sangue), Prick test (cute dell’avambraccio), e Patch test (cute della schiena). La terapia consiste nell’astensione dall’assunzione del cibo responsabile. Dopo qualche anno dalla privazione dell’alimento incriminato potrebbe svilupparsi una desensibilizzazione spontanea.

L’Intolleranza alimentare

L’Intolleranza alimentare coinvolge il metabolismo e può riguardare il sistema immunitario, ma senza determinare la produzione di IgE. Esistono due tipi di Intolleranza, quelle “vere” e quelle “false”. Tra le Intolleranze alimentari “vere” più comuni ci sono: la Celiachia, l’Intolleranza al lattosio, l’Intolleranza al fruttosio, il Favismo, la Galattosemia, e la Fenilchetonuria. Le prime due sono le più comuni e possono essere diagnosticate durante tutto l’arco della vita. Le altre sono patologie più gravi, che riguardano prevalentemente l’età pediatrica e che non sfuggono ai normali controlli pediatrici a partire dai dai primi mesi di vita e di cui non ci occuperemo nel dettaglio in questa occasione.


La Celiachia

Si tratta di un’Enteropatia cronica immuno-mediata (sono coinvolti gli anticorpi IgA e IgG) che si sviluppa in soggetti geneticamente predisposti a seguito dell’assunzione di glutine. Il glutine è una componente proteica di alcuni cereali (frumento, orzo e farro). Si caratterizza per la presenza di lesioni intestinali che possono ostacolare l’assorbimento dei nutrienti con variegato corteo sintomatologico.
Nei bambini possono manifestarsi sintomi tipici (diarrea cronica, arresto della crescita, distensione addominale, ipotrofia muscolare, inappetenza, irritabilità) e sintomi atipici (Anemia sideropenia, bassa statura, Osteoporosi, Artralgia, Dermatite erpetiforme, Ipoplasia dello smalto dentale, Stomatite aftosa ricorrente, dolori addominali ricorrenti, vomito, Ipertransaminasemia, Iperamilasemia, Psoriasi, Atassia, Epilessia, Polineuropatie, Autismo, Depressione, Cirrosi biliare primitiva, Miastenia gravis, Pericardite ricorrente, Cardiomiopatia dilatativa, pubertà ritardata).
I sintomi e segni in età adulta vanno dai disturbi gastrointestinali (diarrea/stipsi, meteorismo, vomito) fino alla presenza di Dermatite erpetiforme, Ipofertilità, poliabortività, Aftosi ricorrenti, Osteoporosi, Anemia sideropenica, Ipertransaminasemia, Depressione.
La diagnosi viene eseguita con la ricerca sierologica di determinati anticorpi, con la valutazione genetica dell’HLA (Antigeni Umani Leucocitari) e con la Biopsia duodenale, che rappresenta il golden-standard nella diagnosi di Celiachia.
La cura consiste essenzialmente nell’astensione dei cibi contenenti glutine. Vanno quindi evitati tutti i cereali (frumento, orzo, farro) tranne il riso ed il mais. Sono permessi anche la quinoa, il grano saraceno, l’amaranto e il teff. Bisogna fare molta attenzione alle contaminazioni e alla presenza del glutine “nascosto” negli alimenti (additivi, conservanti, addensanti, ecc.).

L’Intolleranza al lattosio

È un’Intolleranza abbastanza comune dovuta all’incapacità di digerire il lattosio, lo zucchero presente nel latte e nei latticini. L’origine della reazione è da rintracciare nella carenza di lattasi, ovvero gli enzimi atti a scindere il lattosio in zuccheri semplici (glucosio e galattosio) in modo da renderli facilmente digeribili. Fortunatamente l’Intolleranza al lattosio è congenita solo in rarissimi casi e tende invece a presentarsi nel corso della vita, in momenti in cui il latte può essere eliminato dalla dieta senza che ciò determini scompensi gravi. Fra i sintomi più frequenti dell’Intolleranza al lattosio troviamo: mal di pancia, gonfiori, diarrea, nausea, Dermatite e solitamente si presentano in un lasso di tempo che varia tra i trenta minuti e le due ore dall’ingestione del cibo. Il primo passo consiste nell’escludere l’alimento sospetto dalla propria dieta e, nel caso dell’Intolleranza al lattosio, ciò comporta la necessità di evitare anche l’ingestione dei diversi cibi che ne contengono tracce. La quantità di latte e latticini tale da determinare sintomi di Intolleranza è molto variabile. Molti soggetti che hanno una ridotta attività intestinale della lattasi possono bere un bicchiere di latte senza manifestare alcun problema. Analogamente, i formaggi stagionati, che hanno un basso contenuto di lattosio, e i prodotti a base di latte fermentato, come lo yogurt, sono in genere ben tollerati. Questo potrebbe spiegare l’ampio consumo di prodotti a base di colture di latte e di yogurt nelle regioni del mondo in cui la carenza di lattasi è più diffusa.
Qualora si sospetti un’Intolleranza al lattosio, questa può essere facilmente “smascherata” dal cosiddetto Test del respiro o Breath Test. Tramite questo esame si valuta la concentrazione di idrogeno nell’aria espirata dopo un carico di lattosio. Dal momento che la fermentazione dello zucchero non digerito produce idrogeno che viene prontamente riassorbito dalle pareti intestinali ed eliminato con la respirazione, in caso di Intolleranza al lattosio si osserva un picco di concentrazione di idrogeno nell’aria espirata. Le

Intolleranze alimentari false

Confuse spesso con le Intolleranze o con le Allergie alimentari, le Intossicazioni si differenziano da queste perché non interessano il sistema immunitario ed enzimatico, non producono Shock Anafilattico e non rispondono ai tradizionali Test Allergici cutanei. Non provocano quasi mai reazioni violente e immediate nell’organismo, e quindi spesso non sono direttamente collegabili all’assunzione del cibo che le determina. Esse derivano dall’impossibilità dell’organismo di digerire o assimilare o metabolizzare completamente un dato alimento, a causa di difetti metabolici che possono essere causati dallo stile di vita o da stati emotivi alterati, oppure dall’assunzione di alcuni farmaci (antibiotici). L’Intossicazione alimentare è una reazione anomala dell’organismo verso particolari cibi. Non si può parlare quindi di Allergia dal momento che l’Intossicazione non coinvolge il sistema immunitario quanto piuttosto quello metabolico e i distretti intercellulari. In altre parole, la persona che presenta una specifica “Intolleranza” verso un alimento non è in grado di metabolizzarlo in maniera corretta, ma ciò non comporta reazioni da parte del sistema immunitario.
Le Intolleranze alimentari si manifestano quasi sempre con una sintomatologia generale più o meno sfumata o con manifestazioni cutanee. I sintomi più frequenti sono Cefalee, disturbi intestinali (gonfiori, stipsi o diarrea, Colite, meteorismi, ecc.), dolori premestruali, disturbi dell’umore (Depressione, irritabilità), dolori articolari, mal di gola o Bronchiti ricorrenti e molti altri. Queste reazioni non sono sempre immediate, ma si presentano da 1 a 36 ore dopo l’assunzione del cibo in questione. La diagnosi viene eseguita attraverso una indagine alimentare accurata e con l’osservazione tra l’assunzione di determinati alimenti e la comparsa della sintomatologia.
Per ottenere un miglioramento del quadro sintomatologico, è necessario astenersi rigorosamente, per almeno 2-3 mesi, dall’assunzione del cibo incriminato, anche nelle sue forme nascoste ed anche dall’assunzione di cibi che possono generare reazioni crociate (es. latticinicarne di manzo). Eliminazioni parziali o per tempi troppo brevi di un alimento non portano a risultati soddisfacenti.

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