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Olio di palma, facciamo chiarezza

Autore: Prof. Paolo Ranalli

Cerchiamo di conoscere meglio questo particolare olio, oggetto di una campagna mediatica che lo indica come dannoso per la salute

Slogan pubblicitari e vacui discorsi che si sentono spesso nei salotti televisivi e in altri mass-media tendono ad additare l’Olio di palma come nemico della buona salute. Vengono spesso demonizzati gli alimenti (merendine, cosmetici, biscotti, crackers e sughi) contenenti tale grasso vegetale.
Se non eviti l’Olio di palma sei in qualche modo responsabile della deforestazione tropicale e dello sfruttamento para-schiavista delle popolazioni asiatiche; dell’estinzione dell’orango e della tigre di Sumatra; dell’aumento dell’Obesità nella popolazione giovanile; del maggiore rischio delle Malattie cardiovascolari. Quanto c’è di vero in queste credenze? Per rispondere a questa domanda, è necessario fare un’analisi, sia pure schematica, della sua filiera di produzione.

Un’importante distinzione

L’Olio di palma si ricava dai frutti dell’omonima pianta “Elaeis guineensis”, originaria dell’Africa, oggi coltivata nelle zone tropicali del continente americano, soprattutto in Malesia e Indonesia. Questo olio vegetale si ottiene attraverso la spremitura meccanica della polpa (il mesocarpo) del frutto delle cosiddette “palme da olio”.
L’Olio di palma non deve essere confuso con l’olio di palmisti, ricavato dal seme del frutto stesso. Le differenze tra i due oli sono:

  • il colore: l’olio di palmisti non è rosso, bensì giallo paglierino;
  • il contenuto in grassi saturi: l’Olio di palma ne contiene il 41%, mentre l’Olio di palmisti ne contiene molto di più (81%); per questo motivo l’Olio di palmisti è uno dei pochi grassi vegetali di consistenza semi-solida a temperatura ambiente; ciò è dovuto alla prevalenza degli acidi grassi saturi sugli insaturi (quando prevalgono questi ultimi, il grasso è liquido e si parla di olio).

Olio di palma grezzo

Dalla metà degli anni '90 si è iniziato a praticare la spremitura a freddo anche per l’Olio di palma, che in questa forma grezza è di colore rosso. Viene utilizzato come olio da cucina in cottura, a crudo e, soprattutto, mescolato alla maionese per il condimento delle insalate.
I pigmenti rossi dell’Olio di palma grezzo sono antiossidanti appartenenti alla famiglia dei carotenoidi (provitamina A) e dei tocotrienoli (o tocoferoli, ovvero vitamina E). Si tratta di vitamine molto utili per l’organismo che vengono spesso aggiunte agli alimenti per i loro effetti benefici sulla salute.

La raffinazione dell’Olio di palma

Dopo la spremitura della polpa del frutto, alcuni derivati dell’Olio di palma subiscono processi di raffinazione (tale operazione viene fatta a temperature non molto alte per evitare la possibile formazione di molecole con azione cancerogena). Il primo è il frazionamento, che prevede la cristallizzazione e la conseguente separazione dei solidi dai liquidi; seguono la fusione e il degommaggio, per rimuove le impurità. Quindi, l’Olio di palma viene filtrato e sbiancato.
La raffinazione fisica è in grado di eliminare gli odori e la pigmentazione, al fine di ottenere un Olio di palma raffinato, sbiancato e deodorato. L’Olio di palma così ottenuto contiene il 44,3% di acido palmitico (acido grasso saturo), il 38,7% di acido oleico (acido grasso monoinsaturo) e il 10,5% di acido linolenico (acido grasso polinsaturo). È l’olio vegetale più ricco di acido oleico, dopo l’olio di oliva.
L’Olio di palma, grazie all’ottima sapidità e al basso costo di produzione, viene ampiamente utilizzato nell’industria dolciaria e alimentare; per l’alto punto di fumo (cioè la temperatura a cui un grasso vegetale riscaldato comincia a rilasciare sostanze volatili, anche tossiche come l’acroleina), l’olio viene anche utilizzato per friggere.  


 

Regolamento ed etichette alimentari

In passato, sulle etichette alimentari dell’Unione Europea, l’Olio di palma poteva essere citato con la dicitura “grassi vegetali” o “olio vegetale”. Dal dicembre del 2014, invece, nella lista degli ingredienti posta sul packaging alimentare dell’Unione Europea, non è più consentito utilizzare i termini e le diciture generiche (regolamento 1969/2011). I produttori alimentari sono pertanto tenuti ad elencare il tipo specifico di grasso vegetale utilizzato, tra cui anche l’Olio di palma. Gli oli e i grassi vegetali possono essere raggruppati nell’elenco degli ingredienti con termini “oli vegetali” o “grassi vegetali”, purché questi vengano opportunamente seguiti da una dicitura corretta e scritta per intero dell’ingrediente (ad esempio, “di palma”, “di girasole”, “di colza”) e dalla dicitura “in proporzione variabile”.

L’attuale campagna mediatica

È stata generata dal fatto che, fino a qualche mese fa, l’Olio di palma se ne stava nascosto in etichetta, coperto dalla vaga dicitura “oli vegetali”. Ora non più: sulla confezione di una nota crema spalmabile a base di cacao, ad esempio, sta scritto chiaro e tondo. I consumatori hanno scoperto, per esempio, che nei biscotti che consumavano ogni mattina c’era una buona parte di Olio di palma, olio di colza oppure olio di semi di girasole. Ci si è resi conto, insomma, della grande diffusione dell’Olio di palma in molti prodotti alimentari, probabilmente dovuta anche alla demonizzazione di altri grassi che sono saliti, via via, sul banco degli imputati: il burro, i grassi trans e infine l’olio di soia, malvisto perché OGM.
Ciò ha innescato, in buona parte inconsciamente, dubbi sui possibili effetti negativi dell’Olio di palma sulla salute dell’uomo. Tali dubbi sono stati alimentati anche da ragioni eco-ambientali, ovvero dalle possibili conseguenze negative che la coltivazione di palma da olio produce sull’ambiente naturale.

Effetti sulla salute

Sulla salute, è bene sottolinearlo, non ci sono evidenze scientifiche dirette circa la eventualità che l’Olio di palma possa essere dannoso per l’uomo, non più di un qualsiasi altro grasso con simile percentuale di grassi saturi e mono/polinsaturi, quali ad esempio il burro.
Tuttavia valgono i principi base dei nutrizionisti circa il consumo quotidiano di questa categoria di grassi (saturi) che devono comunque essere limitati nell’ambito di una corretta alimentazione, soprattutto nell’infanzia per prevenire Obesità e Cardiopatie.

Conseguenze sull’ambiente

La coltivazione di palme da olio sta avendo delle conseguenze negative sull’ambiente naturale, per diversi motivi: innanzitutto si tratta di un prodotto che viene ottenuto in località molto lontane da noi, con costi di trasporto che incidono anche in termini ambientali e utilizzo di risorse non rinnovabili; vanno poi considerate le deforestazioni in America del Sud e in Oceania per far posto a coltivazioni estensive di palme da olio che producono maggiori emissioni gassose ad effetto serra; infine, molte piantagioni di palme da olio sono state realizzate sulle torbiere dissestando il terreno che, non essendo più in grado di trattenere il carbonio e altri gas, favorisce l’ampliamento dell’effetto serra. Tali ragioni, però, non devono essere utilizzate in modo strumentale per demonizzare l’uso dell’Olio di palma.

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