Dal sapore dolce simile a quello del melone cantalupo, la Papaya è sempre più presente su tutte le nostre tavole. È il frutto dell’albero “Carica papaya”, della famiglia delle Cariacae, originaria dell’Indonesia, in particolare delle isole Molucche, ma diffusa anche in regioni dal clima tropicale come Africa, centro America e India. Diversi grandi esploratori, da Cristoforo Colombo a Vasco da Gama fino al temibile Cortez, assaggiarono la Papaya durante gli incontri con le popolazioni del Nuovo Mondo e ne lasciarono testimonianza nei loro resoconti navali, descrivendola come “il frutto degli angeli” o quello “dell’eterna giovinezza”. Le popolazioni indigene ne facevano largo uso sia alimentare che medicamentoso e, ancora oggi, la Papaya viene utilizzata proprio per le proprietà riportate dagli esploratori. Frutti, foglie e lattice sono utilizzati nella Medicina tradizionale come antibatterico, digestivo, antinfiammatorio, antidiabetico e antimalarico. Le potenzialità non solo del frutto, ma dell’intera pianta hanno stimolato la curiosità dei ricercatori e sono ad oggi disponibili diversi studi che confermano le attività decantate dalla Medicina tradizionale e le potenzialità in malattie endemiche come la Dengue e la Malaria.
Ricca di nutrienti e ottima per il sistema digerente
Mangiamo solo il frutto, ma a scopo terapeutico si usano anche le foglie, i semi e il lattice ricavato dai frutti acerbi. Il frutto è ricco di minerali (ferro e calcio soprattutto), fibre e beta-carotene. Foglie e frutti sono inoltre ricchi di flavonoidi (apigenina, catechina, kampferolo, quercetina), cumarine e chinoni dall’elevato potere antiossidante e antibatterico. Infine, è un’importante fonte di vitamine A, B, C ed E. L’estratto che si ricava dai semi è ricco di benzilisotiocianato, una molecola dal forte potere batteriostatico, battericida e fungicida. Gli studi fatti sulle potenzialità della Papaya hanno indagato il potenziale non solo del frutto e del succo freschi, ma anche di diverse formulazioni presenti in commercio: dagli estratti acquosi o etanolici fino alla famosa Papaya fermentata, ottenuta tramite fermentazione enzimatica del frutto acerbo. Dall’incisione dei frutti acerbi si ottiene un succo gelatinoso che contiene la papaina, un enzima in grado di rompere le proteine (proteolitico) molto simile alla pepsina umana necessaria per scomporre e digerire le proteine che ingeriamo. Proprio grazie alla papaina, il succo del frutto fresco e gli estratti di Papaya sono utilizzati in diversi integratori per favorire la digestione. Questa attività è confermata non solo dalla lunga tradizione d’uso, ma anche da studi clinici in cui il consumo di succo o polpa fresca di Papaya ha portato a miglioramenti dei sintomi di indigestione, bruciore, costipazione e reflusso in Pazienti con problemi gastrointestinali sia acuti che cronici, come la Sindrome dell’Intestino Irritabile (IBS).
È interessante che questo effetto proteolitico (relativo alla degradazione delle proteine) sia sfruttato anche a livello cosmetico: la papaina rientra infatti nella composizione di molti cosmetici ad azione esfoliante.
Proprietà antimicrobiche
L’attività antibatterica e antimicrobica è di particolare interesse, se consideriamo la crescente attenzione della ricerca verso derivati naturali che possano fornire nuove armi contro l’antibioticoresistenza. Sebbene i risultati ottenuti vadano confermati con studi sull’uomo, in studi in vitro e in vivo gli estratti etanolici di foglie di Papaya hanno inibito la crescita di batteri sia Gram positivi (come lo “Pseudomonas auriginosa”, uno dei batteri con maggior resistenza agli antibiotici tradizionali e lo “Staphylococcus aureus”) che, in minor misura, di batteri Gram negativi (“Klebsiella pneumonia” ed “Escherichia coli”, sempre più presente anche nei nostri mari). Anche contro Infezioni fungine, gli estratti di Papaya si sono dimostrati un valido aiuto, in particolare contro la “Candida albicans”, responsabile di molte Cistiti e Infiammazioni del tratto genitale.
Il meccanismo dell’azione antibatterica degli estratti di Papaya è dovuto alla capacità dei composti fenolici, presenti soprattutto nei semi, di legarsi con delle specifiche proteine presenti sulle membrane batteriche, danneggiandole e portando alla morte del batterio.
Fondamentale per le Malattie endemiche subtropicali
Dengue e Malaria sono malattie di cui si sente parlare quasi unicamente dai telegiornali, per qualche turista tornato da un viaggio o per focolai scoppiati al di fuori delle zone in cui queste malattie sono invece endemiche e per le quali la Medicina tradizionale sfrutta anche estratti di Papaya. Nel caso della Dengue, nonostante non sia ancora ben chiaro il meccanismo, l’assunzione di estratti etanolici di foglie di Papaya ha portato a un aumento delle piastrine e a una minore percentuale di Pazienti ospedalizzati. La Trombocitopenia (carenza di piastrine nel sangue) è infatti uno dei sintomi principali della Dengue e sembra che l’estratto di Papaya agisca sul gene del recettore per l’attivazione delle piastrine, portando ad un aumento della loro sintesi. Studi in vitro hanno dimostrato che la molecola responsabile dell’azione antimalarica della Papaya sarebbe la carpaina, un alcaloide con azione antiparassitaria nei confronti del “Plasmodium falcifarum” responsabile della malattia. Da alcuni studi clinici abbiamo dati incoraggianti: nei Pazienti a cui era stato somministrato un estratto acquoso di foglie di “Carica papaya” e “Vernonia amygdalina”, alla fine del trattamento erano aumentati i globuli rossi, diminuiti i globuli bianchi (segno del miglioramento dello stato infettivo) ed è stata riscontrata una riduzione del danneggiamento delle cellule epatiche.