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Ragazzi e apprendimento

Autore: Dott. Raffaele Barsanti

In caso di difficoltà è di fondamentale importanza un intervento precoce che imposti un lavoro di rete attento che coinvolga scuola e famiglia

La realtà scolastica italiana vede di anno in anno crescere l’impegno e la qualità dell’intervento verso un’importante tematica, l’inclusione: conoscere, valutare e intervenire precocemente nei confronti dei bisogni espressi dagli alunni permette, a chi lavora nel loro percorso di crescita, di porre ogni bambino nelle migliori condizioni per realizzarsi nello studio secondo le proprie capacità.
I problemi che presentano gli alunni sono vari, perciò risulta utile chiarire la distinzione tra difficoltà ordinarie di apprendimento e disturbi specifici, in quanto le prime fanno riferimento a problemi generici per i quali è più semplice intervenire, mentre i disturbi sono un deficit severo, innato, specifico, con una base neurobiologica che si colloca su un piano clinico.

I Disturbi Specifici di Apprendimento

In un quadro generale possiamo suddividere i Disturbi del neurosviluppo in Disturbi della comunicazione, della motricità, della cognizione (un esempio è il disturbo da deficit di attenzione e iperattività) e in Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA). Nello specifico, la Legge 170/2010, con l’articolo 1, riconosce e definisce i Disturbi Specifici dell’Apprendimento in bambini con capacità cognitive adeguate e in assenza di patologie neurologiche e sensoriali. Vediamoli insieme:

  • Dislessia: consiste nella difficoltà di lettura non spiegata dall’età mentale o da problemi di istruzione scolastica. Il deficit riguarda la decifrazione dei segni linguistici, coinvolge processi che richiedono competenze ritmico-temporali, psicomotorie, linguistiche e meta-linguistiche, visuospaziali e fonologiche. La lettura del bambino con Dislessia sarà in varia misura carente nella rapidità, correttezza e comprensione del testo. Alcuni tipici errori sono lettura con sostituzioni, inversioni di parole, errori fonologici, esitazioni, salto di parole o di riga. La diagnosi di Dislessia può essere formulata soltanto alla fine della seconda classe nella scuola primaria;
  • Disgrafia: è una compromissione dell’esecuzione motoria interessata nella produzione grafica, caratterizzata da un’alterazione del verso di scrittura dei grafemi, dei parametri di armonia e proporzione, mancata collocazione della parola nel rigo, prensione atipica e micro o macrografia;
  • Disortografia: comporta difficoltà nei processi di trans-codifica, con produzione di errori ortografici quali, ad esempio, l’inserimento scorretto di lettere doppie, verbi ausiliari, accenti e apostrofi. La diagnosi di Disortografia può essere formulata soltanto alla fine della seconda classe nella scuola primaria;
  • Discalculia: presenta problemi negli automatismi del calcolo e dell’elaborazione dei numeri; risultano compromessi lo sviluppo della capacità di compitare le parole e trascriverle correttamente e la padronanza delle capacità di calcolo fondamentali quali l’addizione, la sottrazione, la moltiplicazione e la divisione. La diagnosi di Discalculia non può essere formulata prima della terza classe della scuola primaria.

Importanza dell’intervento precoce

I DSA non sono una disabilità perciò non è previsto il sostegno scolastico, ma tenendo conto delle difficoltà che comportano nell’apprendimento, nella sfera emotiva e relazionale, occorre una specifica valutazione svolta esclusivamente dal Servizio Sanitario Nazionale o da Centri accreditati.
L’intervento precoce nella valutazione di un disturbo costituisce la base delle buone prassi sanitarie per garantire una migliore prognosi; in questo la scuola ha un ruolo primario nella sua capacità di individuare per tempo i DSA, attraverso l’osservazione di prestazioni atipiche negli alunni, la comunicazione ai genitori e la richiesta di approfondimento diagnostico all’ASL di competenza. Un contesto protettivo ed efficiente vede una rete comunicativa attorno allo studente costituita da insegnanti, genitori, Neuropsichiatra, Psicologo (Tutor DSA), in modo da individuare i migliori provvedimenti compensativi e dispensativi per l’alunno con DSA.


 

I comportamenti predittori

Ritornando al tema della prevenzione risulta utile avere chiaro i comportamenti predittori di DSA nella scuola dell’infanzia in modo da porre, fin da subito, la giusta attenzione e presa in carico degli alunni che potenzialmente presenteranno DSA. Alcuni esempi di predittori sono la difficoltà nelle sequenze come il susseguirsi delle stagioni, la difficoltà nella coordinazione motoria come la goffaggine, l’incongruo orientamento spazio-temporale come la confusione tra destra e sinistra, sopra e sotto, o la collocazione temporale di eventi.
Nella scuola primaria invece possiamo notare difficoltà nel ricordare istruzioni, porre poco impegno nello scrivere rispetto all’esposizione orale, bassi tempi di concentrazione, scarsa precisione e difficoltà relazionali.

Come intervenire a scuola

Gli strumenti compensativi utili all’alunno con DSA possono essere le mappe concettuali, tabelle dell’alfabeto, schemi per la linea del tempo, sintetizzatori vocali, registratori, programmi di video-scrittura con correttore ortografico. Specifico per la Discalculia abbiamo la tavola pitagorica, la calcolatrice, le tabelle con misure e formule geometriche.
Invece, alcune forme di misure dispensative possono essere la lettura ad alta voce, la scrittura sotto dettatura, lo studio mnemonico delle tabelline, la programmazione della tempistica per eseguire e consegnare i compiti.
La didattica per gli alunni con DSA può avvalersi di strategie come l’utilizzo di linguaggi diversi dal codice scritto, il linguaggio iconografico e parlato, l’inserimento di mappe concettuali all’interno della lezione e forme di apprendimento pratico-laboratoriale.

... e a casa

Per quanto riguarda invece l’intervento a casa, i familiari fino all’ultimo anno della scuola secondaria di primo grado hanno diritto ad un orario lavorativo flessibile in quanto viene riconosciuto il loro importante ruolo di supporto nei confronti del figlio con DSA. In particolare, è di rilievo la figura del Tutor DSA per il sostegno durante lo svolgimento dei compiti a casa, per lavorare sull’autonomia, sull’autostima e per la gestione delle dinamiche familiari ed emozionali.
Spesso il bambino con DSA ha una buona capacità mnestica attraverso il canale uditivo e visivo, per mezzo di questi sensi l’alunno riesce con sforzo a compensare le sue difficoltà. Risulta pertanto chiaro, nell’ottica dell’intervento, quanto sia importante utilizzare questi punti di forza che racchiudono in sé un grande potenziale di sviluppo se colti e sviluppati, proprio perché dietro ogni limite c’è sempre una nuova opportunità di crescita.

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