Autore: Dott.ssa Laura Ballanti

Cefalee vasomotorie...

Di questo gruppo fanno parte le sindromi emicraniche come l’Emicrania classica cronica; gli episodi possono durare ore o giorni, alcuni spesso sono preceduti o accompagnati da sintomi sensoriali (aura) come formicolii a braccia e gambe, annebbiamento o perdita parziale della vista. Più localizzata da un solo lato della testa, l’Emicrania può manifestarsi anche con nausea, vomito ed estrema sensibilità alla luce e ai rumori.
In analogia ai sintomi fisici, anche le percezioni soggettive di chi ne soffre si riferiscono a un disturbo molto invalidante, soprattutto nella sfera delle relazioni interpersonali: il dolore alla testa è così acuto da spingere all’isolamento, fino alla rinuncia a godere della compagnia degli altri.

... e da tensione muscolare

Di solito a soffrirne di più sono le persone ansiose, che raccontano i sintomi in termini di “oppressione, una morsa che stringe la testa, un cerchio...”, suscettibili di miglioramenti in stati di rilassamento fisico e distensione mentale.

Le Nevralgie

In questi casi il dolore si presenta con attacchi violenti di breve durata, causati da una lesione irritativa dei nervi cranici; la più conosciuta è la Nevralgia del trigemino. Anche le reazioni soggettive al sintomo fisico sono come “infiammazioni sentite dentro di sé”, tutto è vissuto con rabbia in maniera insofferente.
Il dolore nella Cefalea è sempre ambivalente: rivela e maschera allo stesso tempo una domanda di ascolto, scopre e nasconde il desiderio e l’angoscia di capire, di conoscersi.

La Psicoterapia come cura

Spesso un Paziente che soffre di Cefalea si rivolge ad uno Psicoterapeuta dopo avere tentato altri tipi di intervento, soprattutto terapie mediche, senza significativi risultati.
Nell’anamnesi il Paziente racconta di come sta con un doppio registro narrativo, contemporaneamente corporeo e psichico, costretto a tenere insieme parti di sé solo in apparenza separate, ma che funzionano in realtà all’unisono.
Fin dagli inizi Freud aveva sviluppato un’originale teoria del dolore che implicava un legame stretto con la realtà organica e la biologia. Più tardi Bion, noto psicoanalista britannico, comprenderà che lo sviluppo di una mente capace di dare senso al proprio vissuto di dolore nasce dalla relazione con un’altra mente capace di nutrire di significati le esperienze di vita.
Come una buona madre deve pensare come pensa il suo bambino per aiutarlo a pensare su se stesso, così anche lo Psicoterapeuta con il suo Paziente che soffre di Cefalea deve saper prestare la propria testa, il proprio mondo mentale come contenitore che sappia assimilare i pensieri dolorosi slegati, spaventosi e indigeribili della mente del Paziente.
La funzione pensante dello Psicoterapeuta è il necessario nutrimento, come cibo per la mente, che permette gradualmente di distinguere i vari piani della sofferenza psicosomatica in gioco: la concretezza del corpo, l’origine della sofferenza e le difese adottate per non accettarla.
Se il Paziente non è in grado di pensare ed elaborare il proprio dolore, allora ha bisogno del supporto di una mente diversa dalla sua che lo aiuti a pensare e trovare il modo di trasformare il proprio vissuto di sofferenza, che lo accompagni nello sviluppo della capacità di sopportarlo in un processo di cura volto a recuperarne il senso, nella parola, nell’azione e nel corpo.


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