Autore: Dott. Alfredo Raglio

 

Nella Riabilitazione

Accanto agli approcci relazionali sopra menzionati, gli studi neuroscientifici hanno facilitato l’emergere di applicazioni nell’ambito riabilitativo che poggiano su basi di natura neuroscientifica. Cito fra tutte la “Neurologic  Music Therapy” che può essere definita come un utilizzo codificato della musica finalizzato al recupero dei deficit sensoriali, cognitivi e motori dovuti a una patologia solitamente neurologica. Le tecniche utilizzate nella Musicoterapia riabilitativa si basano su un approccio interattivo in cui la musica è proposta sotto forma di esercizio musicale volto a stimolare e riabilitare le funzioni cognitive, motorie e sensoriali. Oltre all’uso diretto degli strumenti musicali da parte del Paziente viene impiegata anche musica pre-registrata (opportunamente selezionata) o suonata dal vivo dal Terapeuta, soprattutto a supporto della Riabilitazione neuromotoria.

L’ascolto musicale

Esistono anche esperienze di ascolto musicale codificato che in alcuni contesti vengono fatte rientrare nell’ambito musicoterapeutico, poiché si presentano con modalità strutturate, rispondono a specifici criteri applicativi e vengono sottoposti spesso a rigorose verifiche. Il ruolo del Musicoterapeuta in questi casi consiste nell’individuare gli ascolti musicali sulla base di specifici criteri.
Il momento dell’ascolto musicale, invece, avviene senza la presenza del Professionista. Tali approcci sono sintetizzabili in “Ascolto Individualizzato” e approccio “Music Medicine”. Nel caso dell’Ascolto Individualizzato il Paziente, supportato dal Musicoterapeuta, predispone una playlist contenente brani che risultino essere significativi per lui dal punto di vista emotivo o personale. Spesso si ricorre all’ascolto musicale quando le condizioni del Paziente non permettono un’interazione diretta. L’utilizzo di tale approccio è finalizzato generalmente a ridurre i sintomi, spesso momentanei, e quindi ad avere un’azione immediata sulla persona.
In alcuni contesti patologici, come ad esempio nelle Demenze o in caso di Ictus, la proposta di ascolto si protrae, con l’idea che possa incidere significativamente sui disturbi psico-comportamentali e su alcune funzioni cognitive. Nel caso della “Music Medicine”, che si fonda su presupposti analoghi, l’ascolto musicale viene proposto direttamente dal Musicoterapeuta che individua brani finalizzati ad avere un’azione sulla persona, volta a regolare i parametri psicologici e fisiologici.

Per stimolare la socializzazione

Accanto alla Musicoterapia propriamente detta e alle esperienze di ascolto musicale, la musica viene utilizzata anche in senso più generico. In questi casi vengono proposte esperienze riconducibili al fare o ascoltare musica, la cui finalità è quella di incrementare il benessere della persona, di migliorare l’umore e la motivazione, di promuovere la socializzazione e di stimolare gli aspetti motori e cognitivi. Si tratta solitamente di attività di gruppo in cui non esiste un vero e proprio setting terapeutico e gli obiettivi sono a-specifici. Le attività proposte consistono nell’interazione musicale (accompagnamento ritmico di un brano, canto, movimento associato alla musica, ecc.) ma anche in esperienze di ascolto in cui la musica risulta essere un mezzo per stimolare verbalizzazioni, ricordi o per proporre momenti di rilassamento.

Il contributo delle Neuroscienze

Ad oggi la letteratura offre dati significativi che pongono l’attenzione sui possibili effetti degli approcci terapeutici con la musica nei diversi contesti clinici. Ad arricchire il valore degli studi hanno certamente contribuito le Neuroscienze; da queste, e in particolare dalle Neuroimmagini (metodica estremamente dettagliata per la rappresentazione del sistema nervoso, e in particolare del cervello), viene proprio la dimostrazione del fatto che il suono e la musica agiscono su vaste aree del nostro cervello, in particolare sulle aree motorie, limbiche e paralimbiche. Questo crea quindi le premesse scientifiche dell’utilizzo della musica e della Musicoterapia in ambito terapeutico e riabilitativo.
Anche dal punto di vista neurochimico sono stati dimostrati gli effetti della musica su alcuni sistemi, quali ad esempio quello della dopamina, della serotonina, degli oppioidi, del cortisolo e dell’ossitocina, regolando quindi la percezione del piacere e incidendo sulla motivazione, sul livello di attivazione, ma anche sullo Stress, sul sistema immunitario e sulla nostra attitudine sociale.