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Partorire in casa, quali rischi?

Autore: Prof. Fabio MoscaDott. Stefano Martinelli

Per garantire che il parto a domicilio non determini rischi inaccettabili per la madre e il bambino, è necessario verificare alcuni requisiti di sicurezza fondamentali 

Da quando, circa a metà del secolo scorso, si è diffusa la pratica dell’assistenza al parto in Ospedale, con l’obiettivo di garantire maggiore sicurezza sia alla mamma e al bambino, si è assistito ad una progressiva riduzione dei casi di mortalità e di malattia per entrambi. Ciononostante, tra le donne con gravidanza fisiologica, considerata cioè a basso rischio, sta emergendo un nuovo interesse per il parto in ambiente extra-ospedaliero, fra tutti quello a domicilio. Negli ultimi anni, quindi, si è molto discusso sul tema dei possibili rischi e dei presunti benefici di far nascere i bambini in contesti differenti da quello ospedaliero.

Le ragioni dei pro...

Tra i motivi che spingono alcune donne a scegliere di partorire in casa c’è senza dubbio una visione olistica della gravidanza, il desiderio di avere una maggiore padronanza del proprio corpo senza il condizionamento di interferenze mediche e la volontà di decidere liberamente di partorire in un luogo più intimo e confortevole come ad esempio quello domestico. Gli operatori sanitari che supportano questo tipo di pratica lo fanno perché sostengono il diritto della donna a scegliere in autonomia, perché comporta costi inferiori (benché non vi siano dati univoci a riguardo) e perché ritengono che, qualora il parto a casa non sia supportato, alcune donne potrebbero scegliere di partorire comunque non assistite, contesto potenzialmente ancora più pericoloso.
Un ulteriore vantaggio del parto in casa consisterebbe nel maggior beneficio psicologico per la donna, sebbene non ci siano evidenze scientifiche che indichino nette differenze rispetto alla condizione delle donne che partoriscono in Ospedale.

... e quelle dei contro

Coloro che invece si oppongono al parto a domicilio sostengono che, in caso di complicazioni improvvise e non prevedibili, l’assistenza che si può fornire al piccolo e alla mamma a casa, è di qualità notevolmente inferiore rispetto a quella garantita in una struttura ospedaliera; inoltre, nel caso si rendesse necessario un trasferimento in Ospedale, in molte realtà ciò potrebbe non avvenire nelle tempistiche abituali richieste dalle situazioni di emergenza. A conferma di ciò, una ricerca inglese dimostra come più del 10% di tutti i parti pianificati a casa vengono poi effettuati in Ospedale per via di sopraggiunte complicanze e che, nel caso di donne alla prima gravidanza, ciò avviene fino al 45% dei casi.

Nel resto del mondo

In ambito internazionale, come ad esempio nello stato di Washington (Usa), nella British Columbia e ad Ontario in Canada, in Nuova Zelanda e in parte dell’Australia, il parto a domicilio risulta ben integrato nel sistema sanitario esistente, con veri e propri modelli di eccellenza, molto efficaci e alternativi all’Ospedale, capaci di garantire modalità di assistenza alla nascita. Anche in Europa, in particolare in Olanda, nel Regno Unito e in Svezia, esiste ormai una tradizione consolidata di assistenza ostetrica al di fuori degli Ospedali, con servizi integrati che, grazie al personale altamente qualificato e certificato, fornito di un pronto accesso alla consultazione e al trasporto sicuro e tempestivo all’Ospedale più vicino, attraverso criteri rigidi e precisi, selezionano le Pazienti più adatte a partorire in autonomia.

Selezionare le candidate

Le donne con parto pianificato a domicilio vengono selezionate innanzitutto sulla base di alcune specifiche caratteristiche compatibili con una nascita a basso rischio, in particolare:

  • non devono essere obese;
  • non devono fumare;
  • la gravidanza deve essere singola (non gemellare);
  • età superiore ai 19 anni;
  • non affette da malattie preesistenti;
  • assenza di patologie significative nel corso della gravidanza stessa;
  • periodo di gestazione compreso fra la 37esima e la 41esima settimana;
  • il feto deve presentarsi in posizione cefalica (cioè di testa);
  • deve verificarsi un travaglio spontaneo o indotto al di fuori dell’Ospedale;
  • non devono provenire da un altro Ospedale di riferimento.   

Inoltre il parto a domicilio deve rispettare precisi parametri di sicurezza, deve essere garantita in ogni momento la possibilità di un trasferimento sicuro e tempestivo in Ospedale e deve essere garantita la qualità del monitoraggio fetale durante il parto e conseguentemente l’esperienza certificata del personale di assistenza.
La presentazione anomala del feto, la gestazione multipla oppure un precedente parto mediante taglio cesareo, sono considerate controindicazioni assolute al parto in casa.

Dati alla mano

Tenuto conto di tutti gli elementi necessari a garantire la sicurezza di mamma e bambino, i molteplici dati scientifici internazionali a nostra disposizione sul parto a casa lo associano in generale ad un significativo aumento del rischio di morte neonatale, oltre alla possibile insorgenza di eventuali complicanze improvvise: questo, seppur in assenza di statistiche significative e facendo esclusivo riferimento a casi di studio di parti a domicilio in contesti sicuri e garantiti ma purtroppo, spesso, anche molto datati, mostra comunque un trend decisamente più favorevole al parto in Ospedale: in altre parole, sebbene nella maggior parte dei casi il parto a domicilio possa essere considerato sicuro, tuttavia, in caso di complicazioni, i rischi tra le mura domestiche si rivelano significativamente maggiori.


Requisiti di sicurezza obbligatori

Secondo le Linee Guida internazionali, per garantire che il parto a domicilio non determini rischi inaccettabili per la madre e il bambino, è necessario che vengano rispettati alcuni requisiti di sicurezza fondamentali:

  • una corretta identificazione dei fattori di rischio assoluto (assenza di precedenti parti, anormale dimensione o posizione fetale, pregresso taglio cesareo, età materna maggiore di 35 anni, età gestazionale inferiore o uguale alle 41 settimane, gemellarità), per i quali è stato dimostrato un aumento del rischio di mortalità neonatale, controindicando quindi una modalità di partorire differente da quella ospedaliera;
  • il parto a domicilio deve essere inserito all’interno di un sistema di assistenza alla gravidanza e all’evento nascita ben integrato con le strutture ospedaliere, come nel caso di paesi come il Regno Unito e l’Olanda: qui le Ostetriche sono parte integrante dei servizi di maternità ed hanno una grande esperienza anche in termini di numero di parti assistiti, dovendo garantire training e standard professionali certificati; questo include naturalmente un grado di formazione che le renda capaci di far fronte alle emergenze e che consenta loro di stabilizzare la situazione clinica in attesa dell’aiuto ospedaliero;
  • il parto a casa deve far parte di un network ben integrato e organizzato con i vari Centri ospedalieri che, come nel Regno Unito, prevedono che in caso di parto domiciliare l’Ospedale più vicino venga preallertato e che si costituisca un canale di comunicazione diretto e preferenziale;
  • deve essere previsto un sistema di trasporto di emergenza efficiente: sempre nel Regno Unito, se un’Ostetrica chiama l’Ospedale per richiedere un supporto di emergenza, l’ambulanza con il personale addestrato arriva a domicilio entro 8 minuti;
  • il domicilio dove avviene il parto non deve essere lontano dall’Ospedale: la distanza ideale, infatti, non deve superare il raggio di 5 chilometri;
  • il luogo dove avviene la nascita deve avere riferimenti logistici adeguati, come una buona accessibilità e adeguate condizioni igieniche.

Cosa succede in Italia

Nel nostro Paese, l’attuale contesto organizzativo del percorso nascita raramente garantisce il rispetto dei requisiti di sicurezza indicati, rendendo il parto a domicilio, a tutti gli effetti, una pratica notevolmente più rischiosa rispetto a quello in Ospedale.
I genitori, quindi, per affrontare questo evento unico e delicato nelle condizioni di maggior sicurezza possibile, dovrebbero essere sempre adeguatamente informati sui potenziali rischi e sui limiti del parto in casa, anche quando pianificato, e in presenza di quelle condizioni che vengono definite a basso rischio.

Umanizzare l’evento nascita

In definitiva, la strada più sicura e percorribile resta senza dubbio quella all’interno dei nostri Ospedali, demedicalizzando l’evento nascita e favorendo modalità organizzative e strutturali più attente agli aspetti fisiologici di chi lo vive, ma sempre pronte ad intervenire in caso di urgenze. D’altra parte, la Società Italiana di Neonatologia (SIN), pur accogliendo favorevolmente questo nuovo modello organizzativo, ribadisce con forza quanto la cura del neonato debba essere affidata esclusivamente al Pediatra e al gruppo di professionisti da lui coordinati e formati espressamente per questo compito.
Appena nato, infatti, per evitare che possano sfuggire problematiche inizialmente poco evidenti, il neonato, già a partire dal primo contatto pelle-pelle con la madre, viene sottoposto ad una serie di screening e di valutazioni cliniche che proseguono per tutta la durata della degenza e che permettono di dimettere in tutta sicurezza sia lui che la mamma. 

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