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Vaccinazioni, facciamo chiarezza

Autore: Prof. Gaetano Chirico

La vaccinazione nei bambini è uno strumento fondamentale per la prevenzione delle Malattie infettive e di tutela della salute collettiva 

La tematica delle vaccinazioni è stata di recente caratterizzata da alcuni eventi che hanno riacceso la discussione, con toni a volte polemici, e condotto a scelte molto dibattute. L’ultimo provvedimento in ordine di tempo, ma anche quello maggiormente “sofferto”, riguarda l’approvazione del decreto del Consiglio dei Ministri che reintroduce l’obbligatorietà delle vaccinazioni per l’iscrizione agli asili nido e alle scuole materne, e che prevede sanzioni pecuniarie al momento dell’accesso alle scuole dell’obbligo se i bambini non sono stati vaccinati.
I vaccini previsti sono 12: quello esavalente (anti Poliomielite, Difterite, Tetano, Epatite B, Pertosse ed Haemophilus influenzae tipo B), più quello quadrivalente (anti Morbillo, Rosolia, Parotite e Varicella), più quelli anti-meningococco B e C. Questi vaccini vanno somministrati nei primi 14 mesi, secondo il calendario previsto dal Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale (PNPV) 2017- 2019, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dello scorso 18 febbraio. Per evitare le difficoltà organizzative legate al prevedibile significativo incremento di richieste di vaccinazioni sarà prevista una norma transitoria nel testo del decreto, in occasione della sua prossima pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. Altri recenti provvedimenti controversi riguardano la radiazione dall’Ordine di alcuni Medici dichiaratamente anti-vaccini.

Perché è stato introdotto l’obbligo vaccinale?

Per tutti i vaccini esistono specifiche indicazioni/controindicazioni e raccomandazioni, e la distinzione tra “obbligatori” e “facoltativi” era stata in gran parte abbandonata. Tuttavia, a seguito dell’osservazione della progressiva riduzione della copertura vaccinale e, soprattutto, della recrudescenza dei casi di Morbillo, è stato introdotto l’obbligo vaccinale per l’ingresso nei servizi educativi per la prima infanzia, allo scopo di tutelare la frequenza delle comunità infantili di quei lattanti che, a causa di patologie immuno-ematologiche o croniche, non possono essere protetti con le vaccinazioni, e pertanto sono ad altissimo rischio di contrarre Malattie infettive gravi. Tale misura è già operante in 14 Paesi europei.
L’esigenza di salvaguardare il diritto alla salute dei singoli e della comunità è pertanto prevalsa rispetto a quella contrapposta dell’autodeterminazione nelle scelte personali o per i propri figli. Al riguardo, mentre le svariate rappresentanze politiche e sociali si sono schierate su fronti diversificati, le Società Scientifiche, in particolare quelle di Pediatria e di Neonatologia, hanno accolto con grande favore il decreto, dopo aver osservato in prima persona le nefaste conseguenze delle Malattie infettive, quali il Morbillo, che stavano per scomparire, ma che si sono nuovamente manifestate nei piccoli Pazienti non vaccinati.

Un’adeguata copertura vaccinale

Ricordiamo che, dopo aver raggiunto livelli di copertura maggiori del 96%, le vaccinazioni negli ultimi tre anni hanno dimostrato una significativa, quanto preoccupante, inversione di tendenza; le rilevazioni del 2015, riportate nel nuovo Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale, indicano infatti percentuali inferiori al 94% a 24 mesi per le vaccinazioni già da prima considerate obbligatorie, e circa dell’85% per quelle raccomandate, come Morbillo, Parotite e Rosolia.
Assume quindi particolare rilevanza, parallelamente all’introduzione dell’obbligo, la ricerca dei più appropriati mezzi di comunicazione per diffondere il messaggio del rapporto costi/benefici altamente favorevole delle vaccinazioni, e della loro ineguagliabile importanza preventiva. L’obiettivo è quello di mantenere una percentuale di copertura vaccinale almeno del 95%, per garantire una adeguata protezione sia dei singoli, sia di comunità (la cosiddetta immunità di gregge o “herd immunity”).
È inoltre da ricordare che, grazie alle approfondite valutazioni della sicurezza ed efficacia dei vaccini, nel rispetto degli standard internazionali, il rischio di effetti collaterali è contenuto, ma va attentamente conosciuto, come pure vanno accuratamente ed individualmente valutate le possibili, seppur infrequenti, controindicazioni transitorie o permanenti.

Alcune novità

Il nuovo Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale, oltre a confermare il precedente calendario vaccinico e a prevedere la gratuità delle somministrazioni, introduce alcune novità. In particolare è prevista la vaccinazione contro il Meningococco B, responsabile di casi gravissimi di Meningite nei primi due anni di vita; la prima dose viene praticata a partire dai tre mesi di età, con richiami nel corso del primo e secondo anno. È opportuno evitare la somministrazione contemporanea con altri vaccini a causa dell’aumentato rischio di reazioni febbrili.
Altra vaccinazione gratuita e universale è quella contro il Rotavirus, da somministrare per via orale a partire dalla 6° settimana di vita, insieme con le altre vaccinazioni previste per l’età.
Infine viene inserita la vaccinazione contro la Varicella all’età di 13-15 mesi.


 

I vaccini nel primo anno di vita...

Rimane invece invariato il ciclo di base per la vaccinazione contro Difterite, Tetano, Pertosse, Poliomielite, Haemophilus influenzae ed Epatite B, che prevede l’impiego del vaccino combinato “esavalente”, e quella del vaccino anti-pneumococcico coniugato.  La prima dose viene praticata all’inizio del 3° mese (cioè a partire dal 61° giorno di vita), la seconda al 5°, e la terza dose all’11° mese di vita.
Nei neonati da madre positiva al virus dell’Epatite B (virus HBsAg) la prima dose del vaccino anti-Epatite B deve essere somministrata immediatamente dopo la nascita, contemporaneamente alle immunoglobuline specifiche, e la seconda al compimento del primo mese; al terzo mese viene ripreso il normale calendario vaccinale.
Da ricordare l’importanza della vaccinazione antiinfluenzale, da effettuare a partire dai 6 mesi di vita nei bambini appartenenti a gruppi a rischio.

...e quali a partire dal secondo anno di età

Le vaccinazioni dell’infanzia proseguono nel corso del secondo anno, quando vengono completate le immunizzazioni intraprese nel primo anno, e viene introdotta la vaccinazione contro Morbillo, Parotite, Rosolia e Varicella al 13°-15° mese, somministrata mediante vaccino combinato quadrivalente MPRV (oppure tramite vaccino trivalente MPR più monovalente anti- Varicella).
Altra importante vaccinazione è quella contro il Meningococco C, raccomandata al 13°-15° mese di vita. Da considerare come possibile alternativa quella tetravalente A, C, Y, W135, che viene offerta gratuitamente a partire dai 24 mesi e fino all’età adolescenziale; in queste ultime fasce di età il vaccino tetravalente è da preferire rispetto al monovalente anti-Meningococco C. Per quanto riguarda gli adolescenti, ricordiamo l’estensione anche ai ragazzi maschi del vaccino contro il Papillomavirus (HPV), già previsto per le adolescenti, con l’obiettivo di controllare la diffusione del virus, oggi ritenuta la principale causa di Tumore alla cervice uterina.
Infine, sono da prendere in considerazione la vaccinazione anti-influenzale, che va ripetuta ogni anno all’inizio del periodo epidemico, e l’eventuale anti-Epatite A, per bambini a rischio.

Ingiustificato l’allarme Meningite

In tema di Meningite, può essere utile ricordare come il recente allarmismo legato a presunte epidemie appaia del tutto ingiustificato. I dati nazionali confermano infatti come l’andamento dei casi di Meningite sia sovrapponibile a quello degli anni scorsi, e solo in Toscana vi siano incertezze sul possibile incremento dei casi segnalati. Se da un lato il riscontro epidemio-logico deve fugare la “psicosi” della Meningite, che ha fatto impennare le richieste di vaccinazioni presso le Strutture sanitarie e allungato i tempi di attesa fino ad uno-due anni, d’altra parte rimane invariata l’opportunità delle strategie preventive vaccinali contro una malattia poco frequente, ma estremamente pericolosa.

Falsi miti sulle vaccinazioni

Sul versante opposto non va sottovalutata la diffusione dei movimenti anti-vaccini, che tendono ad amplificare ed estremizzare alcune problematiche, in particolare i rischi di effetti collaterali, fino ad enfatizzare i cosiddetti “falsi miti” sulle vaccinazioni. Tra questi ultimi ricordiamo, ad esempio, come sia infondato il supposto nesso tra vaccini ed Autismo (il Medico che l’aveva ipotizzato è stato sospeso dall’Ordine dei Medici inglese perché autore di una frode scientifica, e tutti gli studi eseguiti al riguardo hanno chiaramente dimostrato l’assenza di ogni relazione tra vaccinazioni e sviluppo di Autismo).
Un altro falso mito asserisce che le Malattie infettive sono state debellate dai miglioramenti della qualità della vita, e che la maggior parte delle malattie prevenibili con le vaccinazioni sono scomparse o quasi, pertanto le vaccinazioni sarebbero inutili. Per smentire tale falsa affermazione basta pensare ad esempio ai casi gravi o letali di Meningite, Poliomielite, Morbillo e Pertosse che ancora oggi vengono osservati nel mondo, ma anche nel nostro Paese (in Italia, ad esempio, nell’ultimo anno si è verificato il maggior numero di casi di Morbillo della regione Europea, e nei primi mesi del 2017 si contano già oltre 2500 segnalazioni). Altre preoccupazioni immotivate riguardano i presunti rischi della somministrazione dei vaccini combinati e la supposta incapacità del sistema immunitario del lattante, ritenuto ancora troppo “debole”, di rispondere adeguatamente allo stimolo vaccinico. Va sottolineato che, al contrario, la risposta immunitaria nei confronti dei vaccini è valida fin dai primi mesi di vita ma risulta compromessa dopo la malattia naturale, esempio da Morbillo, con conseguente aumento della mortalità globale da patologie infettive nei soggetti non vaccinati.  

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