Glaucoma, l'importanza della prevenzione

Autore: Prof. Dott. Demetrio Spinelli

 

Analisi della papilla ottica

La papilla ottica (o testa del nervo ottico) rappresenta l’origine del nervo ottico ed è normalmente ben visualizzabile all’esame del fondo oculare. È situata sul piano della retina e nel centro presenta una depressione imbutiforme, detta escavazione fisiologica, prodotta dal fatto che le fibre ottiche si separano per aprirsi prima di raggiungere il livello della retina; in corrispondenza di questa escavazione emergono i vasi centrali (arteria e vena) retinici.
Nel Glaucoma si verifica una perdita progressiva delle cellule ganglionari retiniche e dei loro assoni (fibre nervose retiniche) con conseguente aumento dell’escavazione papillare. La papilla danneggiata dal Glaucoma presenta spesso un’escavazione di dimensioni maggiori specie in senso verticale (soprattutto nelle fasi precoci della malattia) e talvolta si accompagna a delle emorragie papillari “a fiamma”. Uno degli indici utili al fine di quantificare l’entità del danno è il rapporto tra il diametro dell’escavazione e il diametro totale del disco ottico.

Esame del campo visivo

Per campo visivo si intende l’area visiva percepita dall’occhio quando viene fissato un punto, ed è più estesa verso il basso e verso le tempie. L’esame del campo visivo permette di misurare la sensibilità luminosa retinica differenziale e di documentare i danni funzionali provocati dalla malattia. Viene eseguito con strumentazioni computerizzate sofisticate che proiettano delle mire luminose su di una cupola posta di fronte al Paziente. In caso di Glaucoma, il campo visivo comincia a ridursi iniziando dalla periferia, cambiamento del quale il soggetto non si rende conto. Quando, dopo anni di evoluzione, il campo visivo è ridotto, la vista può anche essere molto buona ma il Paziente non vede più lateralmente. In fase terminale il campo visivo è ridotto ad una piccola porzione centrale.

Le Tecniche di immagine

Consentono misurazioni precise di tutti gli elementi del nervo ottico e dello strato delle fibre nervose retiniche (RNFL), permettendo di valutarne il cambiamento nel corso degli anni. Ricordiamo il Tomografo Retinico Laser Heidelberg (HRT), il Glaucoma Diagnosis (GDx) e l’Optic Coherent Tomography (OCT), tutte Tecniche di immagine che forniscono misurazioni oggettive altamente riproducibili e in continua evoluzione.

Come si cura

Va innanzitutto detto che la funzione visiva sia centrale (visus) che periferica (campo visivo) persa al momento della diagnosi è irrecuperabile. Allo stato delle attuali conoscenze, la pressoché unica “arma” terapeutica a nostra disposizione è la riduzione del valore di pressione oculare, a tutt’oggi il solo fattore di rischio trattabile nel Glaucoma, con l’obiettivo di raggiungere la “pressione target”, cioè il valore pressorio che lascia integro l’equilibrio funzionale del soggetto, e mantenerlo tale nel tempo. L’efficacia del trattamento è maggiore quando il Glaucoma viene diagnosticato in una fase iniziale.
La terapia medica prevede l’instillazione di uno o più colliri ipotonizzanti che garantiscono un abbassamento della pressione intraoculare e l’assenza di “picchi pressori”, ovvero una regolarità di tale pressione nelle 24 ore. Si tratta di farmaci che riducono la produzione di umore acqueo oppure che ne migliorano il drenaggio. È molto importante che questi farmaci vengano assunti regolarmente, in modo continuativo, e non vengano sospesi, senza il permesso del Medico. A volte presentano effetti indesiderati come bruciore e arrossamento oculare, annebbiamento della vista e Cefalea. In certi casi interferiscono con l’attività cardio-respiratoria, e per questo motivo è indispensabile informare il Medico oculista dei problemi personali di salute e delle eventuali altre terapie cui ci si sta sottoponendo.
Quando l’uso dei colliri risulti poco efficace si ricorre alla terapia Laser, diversa nei differenti tipi di Glaucoma. Ma se anche quest’ultimo trattamento non è in grado di abbassare la pressione oculare, viene raccomandato l’intervento chirurgico per evitare un danno del nervo ottico che altrimenti progredirebbe in maniera inesorabile.
È importante ricordare che non esiste un valore pressorio “ideale” in senso assoluto ed ogni sforzo è sempre indirizzato ad evitare l’instaurarsi dei danni o il loro peggioramento.