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Adenoidi e bambini, quali soluzioni?

Autore: Dott. Francesco Azzaro

Osservando alcuni semplici comportamenti, nella maggior parte dei casi, si possono risolvere gli effetti sgraditi indotti da queste ghiandole 

Formazioni di tessuto linfatico presenti sin dalla nascita, le Adenoidi svolgono la loro funzione protettiva nei primi anni di vita. Poste strategicamente alla fine delle fosse nasali, dietro e sopra le tonsille palatine (quelle che si vedono aprendo la bocca), anche queste tonsille sono conosciute come faringee e, analogamente alle prime, intercettano ed eliminano virus e batteri che cercano di invadere le cavità nasali e la bocca. Soprattutto tra i due e i sei anni le Adenoidi vanno incontro ad una progressiva involuzione fisiologica fino all’età adolescenziale quando sono quasi del tutto assenti.

Quale prevenzione?

Le Adenoidi sono soggette a due possibili condizioni: l’Adenoidite, cioè uno stato di infiammazione/infezione, oppure l’Ipertrofia adenoidea, ovvero un ingrossamento; quest’ultimo caso non sempre implica un problema patologico che meriti un trattamento; le Adenoidi, infatti, per la loro naturale funzione, reagendo ai diversi stimoli, tendono ad ingrossarsi spesso.
Le conseguenze consistono normalmente in un leggero fastidio che non compromette la normale funzionalità degli organi vicini; tale condizione non patologica merita quindi un’attenzione nella misura in cui si vogliono evitare frequenti infiammazioni acute che nel tempo possono cronicizzarsi. D’altra parte, vale sempre la regola che prevenire è meglio che curare, pertanto, osservando pochi semplici comportamenti, si possono prevenire eventuali effetti sgraditi:

  • compiere lavaggi nasali con soluzione fisiologica: utili per i piccoli che non sanno ancora soffiarsi il naso, aiutano a mantenere pulite le vie respiratorie;
  • fare l’aerosol, utilizzando sempre della soluzione fisiologica;
  • invitare i bambini più grandi a soffiarsi il naso più volte al giorno;
  • far bere spesso i più piccoli per mantenere le secrezioni fluide;
  • umidificare l’ambiente dove il bambino sosta abitualmente, in particolare di notte;
  • quando il bambino dorme, spingerlo ad assumere la posizione con il capo leggermente sollevato dal corpo per agevolare la corretta respirazione.

Se l’ingrossamento si prolunga nel tempo

Talvolta, soprattutto per infezioni gravi e/o ricorrenti, l’ingrossamento delle Adenoidi determina un’occlusione della parte posteriore del naso, compromettendo, per esempio, la normale funzionalità dell’orecchio e provocando fastidiosi mal di gola, Otiti ricorrenti, voce nasale, tosse insistente, dolore all’orecchio, naso chiuso, difficoltà respiratoria, difficoltà nel mangiare, alito cattivo, disturbi del sonno e russamento. Se tale ingrossamento si prolunga nel tempo, può intervenire una progressiva deformazione del palato che può incidere sul corretto rapporto tra i denti dell’arcata superiore e inferiore (Malocclusione). Un’altra manifestazione della persistenza dell’Ipertrofia adenoidea, è la cosiddetta “Facies adenoidea”, condizione in cui il bambino si mostra sempre con la bocca aperta, con conseguenti Mal di gola e Bronchiti dovute all’aria inspirata non più filtrata dal naso ma immessa direttamente nelle vie respiratorie.
A causa della compressione delle Adenoidi ingrossate sulle trombe o tube di Eustachio, possono insorgere anche Otiti di media entità. L’interruzione di questa importante funzione comporta per l’orecchio medio l’insorgenza di Otiti che, se cronicizzate, possono alterare anche l’udito: ciò, quando si tratta di un bambino, è assolutamente da non sottovalutare dal momento che il piccolo, non percependo i suoni in modo corretto durante la fase dell’apprendimento, può subire un danno nello sviluppo intellettivo e nell’inserimento sociale. Infine, anche la voce può risultare modificata: diminuendo la risonanza faringea, infatti, può verificarsi un’accentuazione del timbro nasale con conseguente voce nasale.


Anche il sonno ne risente

L’ingrossamento delle Adenoidi, ostacolando il normale flusso dell’aria respirata, può essere responsabile anche di un’alterazione del sonno: di notte il bambino respira rumorosamente e talvolta può manifestare episodi di apnea ostruttiva, condizione che comporta la sospensione della respirazione per alcuni secondi e che può portare ad episodi di sonnolenza giornaliera con inevitabili conseguenze sulla resa scolastica.
Si possono poi riscontrare casi di “pavor nocturnus”, cioè risveglio dal sonno profondo accompagnato da profonda agitazione: in questo caso il bambino urla e piange con gli occhi sbarrati e risulta inconsolabile.

Come procedere

In caso di Ipertrofia adenoidea, la Rinoscopia posteriore permette di valutare l’entità dell’ingrossamento: in ogni caso va iniziata la terapia farmacologica con decongestionanti nasali e cortisonici per via aerosolica e, in presenza di un processo infettivo batterico, con antibiotici. Nel caso la terapia farmacologica non risultasse efficace e i sintomi sopra descritti persistessero, oppure nel caso di Otite siero-mucosa protratta oltre i sei mesi o di Bronchiti e/o Broncopolmoniti recidivanti, il trattamento chirurgico risulta inevitabile per garantire al piccolo Paziente il miglior stato di salute possibile.

Sì all’intervento chirurgico...

L’asportazione delle Adenoidi (Adenoidectomia) si può effettuare a partire dal diciottesimo mese di vita ma è necessario, innanzitutto, valutare attentamente ogni singolo caso: in questo senso, l’inverno non è il momento migliore, poiché le vie respiratorie sono messe fisiologicamente a dura prova. Qualora i sintomi presenti nei mesi invernali dovessero persistere anche nel periodo estivo, allora l’intervento diventa obbligatorio e, in questo caso, l’autunno va considerato il periodo migliore per procedere.

... ma valutando anche il contesto di vita

Un’altra importante valutazione riguarda la condizione del piccolo che affronta il suo primo anno in una comunità aperta come l’asilo nido o la scuola materna: tale condizione, infatti, merita una valutazione ancor più scrupolosa in quanto il bambino, a contatto con i virus della popolazione comunitaria, può mostrare in questo periodo la classica sintomatologia che potrebbe far propendere per l’intervento chirurgico; ecco allora che diventa fondamentale monitorarne l’evoluzione nel corso dell’anno successivo e, nel caso gli episodi infettivi non dovessero ridursi, si può pensare effettivamente all’opzione chirurgica.

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