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Ernia del disco, nuova tecnica mininvasiva

Autore: Dott. Carlo Antonio Todaro

Eseguita in Italia solo in poche strutture d’eccellenza, la Microdiscetomia permette di ridurre la ferita operatoria e il dolore, consentendo al Paziente un recupero più rapido 

Che sia lombare, dorsale o cervicale, chi ne soffre avverte un dolore, simile ad un bruciore, che si irradia dalla zona colpita, spesso accompagnato da intorpidimento e formicolio. Si tratta dell’Ernia del disco, una patologia che ogni anno interessa nel nostro Paese circa 120 mila persone. Ne sono affette soprattutto le persone anziane, ma ne soffrono anche i più giovani, in particolare se predisposti per familiarità.
Talvolta i sintomi sono sporadici, in altre occasioni, invece, il dolore può essere più acuto e ricorrente, a tal punto da influenzare la qualità della vita dei soggetti colpiti.

Cos’è l’Ernia del disco

Per Ernia si intende la fuoriuscita di un organo o di materiale organico dal suo naturale contenitore, che sia una parete muscolare o una giunzione fibrocartilaginea, come ad esempio i dischi intervertebrali. In caso di Ernia del disco, infatti, ad essere espulso dalla sua sede naturale (disco intervertebrale) è il contenuto gelatinoso che permette la mobilità delle vertebre.

L’Ernia discale cervicale

La colonna vertebrale (rachide) è costituita da vertebre che si suddividono in tratto cervicale, dorsaleteno lombosacrale. A seconda dell’area in cui è presente il disco interessato dalla patologia, il tipo di Ernia cambia nome: può essere lombare, dorsale o cervicale.
La fuoriuscita del materiale gelatinoso nel canale vertebrale, in qualsiasi tratto del rachide si trovi, può causare la compressione di una o più radici nervose, provocando diversi disturbi a coloro che soffrono di Ernia discale cervicale: dai classici dolori cervicali associati alla riduzione della forza delle braccia, a veri e propri deficit motori, formicolii e intorpidimenti, accompagnati da una limitazione dei movimenti del collo. Se l’Ernia arriva a comprimere il midollo spinale, può provocare anche deficit e impotenze funzionali agli arti inferiori. Per evitare che il midollo spinale subisca danni (Mielopatia), è dunque fondamentale riconoscerne i sintomi il prima possibile.
Diversi, invece, sono i campanelli di allarme per chi viene colpito da Ernia discale dorsale o lombare. I primi segnali, formicolii e bruciori nella zona dorsale e toracica, ed i secondi, invece, in base al livello vertebrale coinvolto, possono provocare dolori alla parte bassa della schiena e agli arti inferiori, che possono essere associati, a loro volta, a formicolii ed intorpidimenti.
Attenzione però: se l’Ernia del disco lombare comprime le strutture nervose in modo eccessivo, possono verificarsi patologie di ben più grave entità, come ad esempio la Sindrome della Cauda, ossia una malattia neurologica che può limitare gravemente le funzioni della zona lombare, causando debolezza dei muscoli delle gambe uniti a deficit motori, dolore alla schiena e, nei casi più gravi, incontinenza fecale e urinaria.

La terapia conservativa

Con l’usura e il passare degli anni, i dischi della colonna vertebrale tendono inevitabilmente a deteriorarsi, perdendo lentamente la loro flessibilità e rendendo fragili i legamenti che li circondano. Per questo motivo, in molti casi, i Pazienti che soffrono di Ernia del disco non riescono ad associare la comparsa dei sintomi ad una causa scatenante precisa. L’insorgenza di questa patologia, infatti, può essere improvvisa e acuta, oppure preceduta da attacchi di cervicale o di mal di schiena.

A seguito di una visita specialistica e della diagnosi di un Neurochirurgo, per il trattamento iniziale dei sintomi è possibile prescrivere una terapia di tipo conservativo, che può prevedere:

  • la somministrazione di farmaci come il cortisone, miorilassanti e sostanze che riducano l’infiammazione della radice nervosa, migliorandone la resistenza; 
  • trattamenti come l’Ozonoterapia, la Tecarterapia e gli Ultrasuoni;
  • terapie fisiche e manuali, che includano esercizi specifici volti a migliorare l’elasticità e la flessibilità della schiena;
  • Agopuntura, ad effetto antalgico e decontratturante sulla muscolatura dorso-lombare.

I trattamenti chirurgici

Se a seguito della terapia conservativa non si avvertono miglioramenti significativi e i dolori non tendono ad attenuarsi, lo Specialista può optare per l’intervento chirurgico.
Negli ultimi anni, i progressi della Medicina hanno permesso di aggiornare moltissime pratiche operatorie anche nel campo della Chirurgia vertebrale. A definire la tecnica più adatta per ciascun Paziente, resta tuttavia l’attenta valutazione del Neurochirurgo, che può scegliere di procedere con una Discetomia tradizionale, oppure con la più innovativa Microdiscetomia, l’ultima frontiera della Chirurgia vertebrale.

La Microdiscetomia vertebrale

In Italia, questa tecnica innovativa e mini-invasiva al momento viene eseguita solo in poche strutture specialistiche e all’avanguardia, come ad esempio Humanitas Mater Domini di Castellanza (VA).
Svolto in anestesia totale e solo da Neurochirurghi esperti, questo intervento permette, attraverso un’incisione di soli 5 centimetri, di liberare le radici nervose e il midollo spinale dalla compressione causata dall’Ernia. Una volta aperta l’area interessata, grazie all’utilizzo del microscopio operatorio, il Neurochirurgo può raggiungere il disco intervertebrale compromesso e procedere all’esportazione dell’Ernia e di eventuali frammenti ossei (osteofiti). Lo spazio creatosi a seguito dell’asportazione del disco, verrà poi riempito da una piccola protesi in titanio o carbonio (CAGE) che permette di mantenere la giusta distanza tra le vertebre e quindi la corretta stabilità di tutta la colonna.

I vantaggi di questa tecnica

A differenza della Discetomia tradizionale, che prevede una ferita più ampia, l’asportazione di un maggior numero di frammenti ossei e l’uso di un bustino ortopedico dopo l’intervento, numerosi studi hanno messo in evidenza alcuni importanti vantaggi per il Paziente operato con la Microdiscetomia, anche nella fase post operatoria:

  • ferita chirurgica minima;
  • minor dolore;
  • recupero generale più rapido;
  • tempi di recupero dell’attività fisica, lavorativa e sportiva di 2-3 settimane.

Una corretta riabilitazione

Dopo un intervento chirurgico per Ernia del disco, oltre ad un programma di esami e di visite di controllo, per la totale ripresa del Paziente è importante definire con lo Specialista il percorso riabilitativo più adatto, che lo aiuti a favorire il più rapido recupero, ridurre il dolore e prevenire complicanze e ricadute post operatorie.

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