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Scoliosi, quale correzione?

Autore: Dott. Marco Crostelli

Se riconosciuta tempestivamente, è possibile correggerla o almeno evitarne il peggioramento 

La Scoliosi è una deformità della colonna vertebrale che, aggravandosi, può alterare la forma stessa delle vertebre. La Scoliosi può peggiorare durante la crescita fino a provocare una deformità importante: oltre al danno estetico, una Scoliosi grave è causa di dolore cronico nel corso della vita e una curva molto grave può deformare la gabbia toracica, riducendo lo spazio a disposizione dei polmoni e compromettendone il funzionamento.

Le varie cause

La forma più comune, definita Scoliosi idiopatica, si sviluppa negli adolescenti durante la fase di crescita che precede la pubertà. Il termine “idiopatico” indica una patologia di causa sconosciuta, infatti, l’esatta causa di questa malattia non è stata individuata; tuttavia presenta delle caratteristiche di ereditarietà, perché tende a presentarsi nelle stesse famiglie, e probabilmente esistono fattori ambientali predisponenti. Esistono, inoltre, Scoliosi causate da altre malattie:

  • Scoliosi congenita: è presente alla nascita ed è causata da una o più malformazioni delle vertebre, che si presentano incomplete oppure fuse tra loro;
  • Scoliosi neuromuscolare: è provocata da malattie neurologiche, come la Paralisi cerebrale o la Distrofia, che determinano un grave deficit dei muscoli paraspinali che contribuiscono a mantenere diritta la colonna vertebrale;
  • Scoliosi associata a sindromi genetiche: si presenta in associazione a particolari sindromi, come quella di Down, di Marfan e la Neurofibromatosi;
  • Scoliosi degenerative: colpiscono nell’età adulta e sono causate dalla progressiva degenerazione dei dischi intervertebrali.

La Scoliosi idiopatica

Si manifesta a partire dalla preadolescenza, attorno ai 10 anni, anche se esistono forme precoci che colpiscono bambini più piccoli. Colpisce entrambi i sessi, ma ha una netta prevalenza femminile.
A seconda della regione della colonna vertebrale colpita dalla deformità, parliamo di Scoliosi toracica, lombare o toraco-lombare: spesso, infatti, lo sviluppo di una curva primaria causa la comparsa di curve secondarie o di compenso, che danno alla colonna vertebrale il tipico aspetto a “esse”.
La Scoliosi idiopatica in genere viene identificata durante una visita di controllo dal Pediatra di famiglia; spesso i genitori sono i primi a sospettare la presenza di una curvatura della colonna vertebrale nei figli, oppure il dubbio viene sollevato da un insegnante o da un istruttore sportivo.

Come effettuare la diagnosi

Uno dei test diagnostici più semplici ed efficaci per individuare la Scoliosi è il test di Adam: il Paziente, stando in piedi, viene invitato a flettere il tronco in avanti ad un angolo di 90° con il bacino, senza piegare la ginocchia; osservando la schiena in questa posizione il Medico è in grado di notare una sporgenza delle costole su un lato (detto gibbo), una asimmetria delle anche o una differenza di altezza tra le due scapole, tutti indizi della presenza di una curva strutturata della colonna.
Se l’esame clinico è positivo, si esegue una Radiografia della colonna vertebrale, che consente di misurare l’entità della curva e il grado di rotazione delle vertebre. Infatti, poiché la Scoliosi è una deformità tridimensionale, la colonna vertebrale oltre a curvarsi sul piano frontale ruota sul suo asse verticale.
La misurazione della deviazione scoliotica viene espressa in gradi (“angolo di Cobb”, che viene calcolato su una Radiografia della colonna vertebrale intera). Generalmente angoli di Cobb al di sotto di 10° non sono significativi. Un angolo di Cobb compreso tra i 10° e i 20° definisce una Scoliosi lieve che, nella maggioranza dei casi, non necessita di trattamento, ma solo osservazione clinica. Scoliosi oltre i 20° Cobb devono invece essere trattate.

Utilizzo del corsetto

Le Scoliosi da 20° Cobb vanno curate; sebbene vari regimi di Fisioterapia correttiva siano stati proposti per la correzione delle curve scoliotiche, e comunque l’esercizio fisico vada integrato nella terapia delle Scoliosi, l’unico trattamento non chirurgico che abbia dimostrato una reale efficacia è l’uso del corsetto. Esistono diverse tipologie di corsetto, che vengono prescritti in base all’entità e alla morfologia delle curve scoliotiche e sono modellati direttamente sul Paziente: la loro efficacia è infatti legata a una stretta aderenza all’anatomia del soggetto, e per questo motivo i corsetti vanno periodicamente sostituiti (in genere ogni 4-6 mesi) per adattarsi alla crescita e ai cambiamenti nella morfologia della colonna vertebrale. Il corsetto agisce con un meccanismo di allungamento, derotazione e flessione sulla deformità scoliotica in modo da sfruttare la naturale crescita della colonna vertebrale per rimodellarla, correggendo tridimensionalmente la curva.
Il trattamento con il corsetto prevede che il presidio venga indossato per almeno 18 ore su 24, e può essere integrato con un programma di esercizi correttivi e di rinforzo muscolare.

L’utilità dello sport

Nella stragrande maggioranza dei casi, il Paziente può praticare qualsiasi tipo di sport, anzi, viene incoraggiato a scegliere un’attività sportiva di proprio gradimento come integrazione non solo fisica ma anche psicologica del trattamento in corsetto, in modo da non percepire la terapia come una forma di limitazione della vita di relazione. In molti casi è possibile praticare sport indossando il corsetto. Contrariamente a opinioni diffuse tra i “non addetti ai lavori”, la pratica del nuoto non ha un effetto di prevenzione e cura della Scoliosi, come pure la pratica amatoriale di sport “lateralizzanti”, quali il tennis o la scherma, non ha una particolare controindicazione nella Scoliosi.


Quando ricorrere alla Chirurgia

Se da un lato i corsetti si sono dimostrati efficaci nel trattamento della Scoliosi di ragazzi che non hanno raggiunto la maturità scheletrica, con curve tra i 20° e 30° Cobb, dall’altro, in curve scoliotiche oltre i 35°-40° Cobb il corsetto non ha efficacia e il trattamento della deformità è esclusivamente chirurgico. L’intervento correttivo prevede l’utilizzo di due barre metalliche opportunamente sagomate (e attaccate alla colonna vertebrale tramite particolari viti), usate perderotare e rettilinizzare la curva scoliotica e mantenere la colonna vertebrale in posizione finchè avviene la fusione ossea (artrodesi) delle vertebre interessate; tale fusione si realizza attraverso innesti ossei prelevati dallo stesso Paziente, che alle volte possono essere anche integrati da materiali di sintesi, di natura ceramica (una sorta di osso artificiale). Nel giro di alcuni mesi gli innesti ossei si integrano con le strutture circostanti, “fissando” la colonna vertebrale nella posizione corretta. Generalmente la durata dell’intervento per la correzione della Scoliosi idiopatica dell’adolescente è attorno alle 4 ore, e la degenza media in ospedale è di 7 giorni. L’intervento può essere programmato nelle ragazze a partire dagli 11-12 anni e nei ragazzi a partire dai 12-13 anni, quando lo sviluppo in altezza della colonna vertebrale è sufficiente a evitare un effetto di “tronco corto” (conseguente al blocco della crescita delle vertebre interessate dall’artrodesi).

Se la Scoliosi insorge precocemente

Nei casi chirurgici di Scoliosi “precoce”, che colpiscono bambini sotto gli 8-10 anni di età, si utilizzano interventi cosiddetti “senza fusione”, nei quali, per permettere il pieno sviluppo della colonna vertebrale, evitando al contempo che la curva scoliotica progredisca fino a deformare la gabbia toracica tanto da compromettere la respirazione, si utilizzano particolari sistemi con barre allungabili. In questo caso la colonna non viene bloccata immediatamente con una artrodesi, ma le barre vengono progressivamente allungate seguendo la crescita del Paziente e mantenendo nel contempo la correzione. Lo svantaggio relativo di questa tecnica è la necessità di sottoporre il piccolo Paziente a interventi ripetuti, in media ogni 8-12 mesi, fino a quando la colonna è sufficientemente sviluppata per procedere ad una fusione definitiva.

Scoliosi da alterazioni alla nascita

Una menzione a parte è necessario fare per gli interventi correttivi della Scoliosi congenita da emispondilo. In questo caso la curva è causata da una malformazione presente alla nascita, con la presenza di una vertebra formata solo a metà (emispondilo), che cresce solo su un lato determinando una progressiva curvatura della colonna vertebrale. La correzione chirurgica può essere proposta molto precocemente, anche a partire dai due anni di età: l’intervento consiste nella rimozione radicale dell’emispondilo. Il vantaggio di operare un Paziente così giovane è poter trattare la causa della curva, eliminandola, prima che si sviluppi una deformità strutturata che coinvolge più vertebre. L’artrodesi non compromette la successiva crescita della colonna vertebrale che procede fisiologicamente, giungendo quindi ad una definitiva guarigione della deformità.

Dopo l’intervento

Trascorsi pochi giorni dall’intervento, il Paziente può mettersi in piedi e camminare senza aiuto; nelle prime settimane dovrà indossare un corsetto che tutela la corretta formazione di una fusione ossea completa.
A pochi giorni dalla dimissione i ragazzi operati riprendono la frequenza scolastica, e dopo quattro mesi dall’intervento possono riprendere l’attività sportiva, incominciando dal nuoto.

In un prossimo futuro le novità più importanti nella diagnosi e nel trattamento della Scoliosi si attendono nella progressiva sostituzione delle analisi radiologiche tradizionali (che impiegano radiazioni ionizzanti) con sistemi a bassa emissione di radiazioni e con l’Ecografia tridimensionale; nell’introduzione di tecniche chirurgiche mininvasive che riducano l’estensione dell’esposizione dei tessuti; e soprattutto in studi che individuino le caratteristiche genetiche e tissutali delle Scoliosi ad alto rischio di progressione verso curve gravi, in modo da poterle trattare efficacemente quando il loro sviluppo è ancora “in fieri”, da considerarsi uno stato che al momento attuale non richiederebbe trattamento.

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