Colesterolo, un nemico da combattere

Autore: Prof. Claudio Di Veroli

Il riequilibrio dei valori lipidici nel sangue riduce notevolmente il rischio di danni cerebrali e cardio-vascolari

È ormai diffusa tra le persone l’idea che il “colesterolo” sia un nemico da combattere e, in effetti, sappiamo che esiste un rapporto diretto tra l’aumento dei suoi valori nel sangue e l’insorgenza di un danno cerebro-cardio-vascolare. Da circa 15-20 anni sono in corso diversi studi clinici su questo argomento che nel loro insieme hanno evidenziato e confermato il significato patologico della colesterolemia totale elevata, ma anche di altre alterazioni dei lipidi (ovvero dei grassi) o delle lipoproteine.

Cosa sono le lipoproteine

Le lipoproteine sono composti prevalentemente proteici che trasportano nel torrente sanguigno i vari lipidi, più esattamente dal fegato e dall’intestino verso i tessuti periferici e da questi al fegato.
Le lipoproteine si distinguono sulla base di una più bassa o più alta densità e quindi di una maggiore o minore possibilità di favorire problemi cerebro-cardio-vascolari. Infatti, minore è la densità e maggiore è la probabilità del danno, in quanto hanno una più elevata opportunità di penetrare nelle strutture delle arterie e determinare Aterosclerosi con le relative conseguenze. Le lipoproteine, semplificando, si possono distinguere dalle più grandi e meno dense (più lipidi che proteine) a quelle più piccole e più dense (più proteine e meno lipidi):

  • lipoproteine di grandi dimensioni o chilomicroni: sono costituite essenzialmente dai trigliceridi presenti nel sangue nel periodo post-prandiale; questi vengono veicolati dall’intestino tenue, dove si formano, ai tessuti (muscolari e adiposi) per poi depositarsi nel fegato;
  • lipoproteine a densità molto bassa o VLDL (“Very Low Density Lipoprotein”): veicolano i trigliceridi sintetizzati dal fegato verso i tessuti adiposo e muscolare (forniscono energia alle cellule); man mano che vengono ceduti rimane sempre più un residuo di colesterolo che rappresenta 1/5 del totale lipidico;
  • lipoproteine a densità intermedia o IDL (“Intermediate Density Lipoprotein”): sono intermedie tra le VLDL e le LDL e raramente si riscontrano nel sangue; queste lipoproteine sono a bassissima densità, trasportano colesterolo e si trasformeranno in LDL-C; si quantificano indirettamente con la formula delle “lipoproteine non ad alta densità”, ovvero del “colesterolo non HDL”; le IDL esprimono con le VLDL un gruppo di lipoproteine ricche di piccolissime particelle di colesterolo, e sono quelle che possono creare maggiori problemi, vengono definite come “colesterolo cattivo”;
  • lipoproteine a bassa densità o LDL (“Low Density Lipoprotein”): la colesterolemia LDL (LDL-C) è una sottoclasse del colesterolo totale necessaria anch’essa per il funzionamento delle membrane cellulari e del sistema endocrino, ma se in eccesso si deposita nella parete delle arterie e viene considerato un fattore di rischio per la malattia aterosclerotica;
  • lipoproteine ad alta densità o HDL (“High Density Lipoprotein”): sono note come le lipoproteine del “colesterolo buono”; è quella frazione del colesterolo totale che, se elevata, aiuta a “pulire” la parete delle arterie dal colesterolo che si deposita in eccesso o meglio facilita la fuoriuscita di colesterolo dalla placca ateromasica (trasporto a ritroso del colesterolo) riportandolo al fegato. 

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