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Welfare, ambiente e salute

Autore: Dott. Gianfranco PorcileDott.ssa Melissa Frulloni

L’ambiente non deve essere tutelato con l’unico scopo di prevenire le malattie correlate al suo degrado, occorre anche riconoscergli il suo peculiare valore 

Mutamenti climatici, urbanizzazione, accumulo di sostanze tossiche, perdita di biodiversità, disastri naturali... Ormai le emergenze ambientali mettono a rischio la sopravvivenza del nostro Pianeta, ponendo l’uomo in un rapporto sempre più conflittuale con la Terra. Sembriamo aver dimenticato tutto ciò che Madre Terra ci ha donato e che dovremo tramandare ai nostri figli e discendenti. Tutta la società è e deve sentirsene responsabile e, allo stesso modo, i Medici non possono ritenersi esonerati dal dover fare la propria parte in questa situazione di emergenza ambientale. La crisi del welfare costringe a scelte urgenti di appropriatezza e sobrietà; la “spending review” che si è abbattuta su tutto il mondo occidentale impone tagli alle spese sociali, sia sanitarie che previdenziali... Saremmo miopi se non ci accorgessimo di come sia necessario un nuovo paradigma della Medicina: aldilà di questa crisi, va riconosciuto che, se il Medico è l’esperto delle malattie e delle tecniche sanitarie, il Paziente è esperto della “propria” persona e della “propria” malattia.

Prevenzione primaria e secondaria

Tutti concordano sul fatto che la prevenzione delle malattie debba essere implementata, anche perché essa rappresenta ovviamente un utile strumento per programmi di screening, per fare cioè la cosiddetta “prevenzione secondaria”, è necessario però evitare campagne di dubbia utilità ed efficacia e che comportino soltanto un’anticipazione diagnostica; informazione, educazione sanitaria, promozione della salute e aggiornamento professionale che mirano ad instaurare stili di vita corretti a livello individuale, invece, sono fondamentali per una buona prevenzione primaria che parte dal benessere dell’individuo. Modificare i comportamenti individuali scorretti potrebbe ridurre il numero di nuovi casi di tumore di circa il 40-50%, senza dimenticare i benefici ottenuti anche nei riguardi di malattie cardiocircolatorie, respiratorie e osteo-articolari. Anche le vaccinazioni rappresentano un’altra forma di prevenzione primaria che, al di là delle polemiche fuorvianti che compaiono sui social networks, hanno dimostrato la loro efficacia nel prevenire e, talora, debellare molte malattie infettive.

Ambiente e salute

La promozione della salute dovrebbe essere vista in un’ottica più ampia, ad esempio correlandola ai fattori ambientali e sociali. Ormai sono numerosi i dati relativi all’importanza di questo binomio, dati che dimostrano come spesso sia l’ambiente a essere responsabile di molti danni alla salute umana, dalle neoplasie, alle malattie cardiocircolatorie, alle patologie respiratorie. Quando si ha a che fare con inquinamento dell’aria (in particolare polveri sottili), radiazioni nucleari, ionizzanti, elettromagnetiche, virus oncogeni, territori con ambiente inquinato da discariche, inceneritori di rifiuti solidi urbani, attività industriali, insediamenti portuali e inquinamento acustico, è ovvio che l’insorgenza di diverse malattie sia destinata ad aumentare, e poco importa lo stile di vita che si segue. Dunque è necessario un grande impegno per combattere l’inquinamento atmosferico e acustico, le radiazioni ionizzanti e nucleari e gli interferenti endocrini, in una battaglia che non è solo sociale, ma soprattutto politica, ragione per cui è urgente fermare i responsabili ed esercitare pressione nei confronti dei decisori.


 

La pandemia silenziosa

Un impiego più diffuso e capillare del “principio di precauzione” si impone allo scopo di prevenire quelle malattie neoplastiche, cardiocircolatorie, respiratorie, dismetaboliche, endocrine e neurologiche che sono sostenute dal bombardamento chimico cui siamo sottoposti: a questo fenomeno si addice ladefinizione di “pandemia silenziosa”, la cui entità impone la riflessione sul fatto che la separazione tra ambiente e sanità al giorno d’oggi non ha più ragione di esistere: un’efficace prevenzione primaria rappresenta infatti il più valido determinante di salute e, di conseguenza, anche una sicura forma di risparmio economico. Oggi un Medico non può essere soltanto un operatore terapeutico volto a curare malanni già instaurati, ma deve piuttosto, proprio in forza della sua esperienza clinica, impegnarsi anche sul fronte della prevenzione primaria e della diagnosi precoce.

Importanza dei dati scientifici oggettivi

L’epidemiologia rappresenta oggi la scienza in grado di identificare con criteri basati sull’evidenza i fattori di rischio di malattia, fornendo ai responsabili della salute e ai decisori politici i dati scientifici inoppugnabili per scelte politico-amministrative e provvedimenti organizzativi volti ad una efficace azione preventiva. Purtroppo dobbiamo anche far notare come spesso questi dati non vengano impiegati con la dovuta sollecitudine per fare prevenzione e per assumere le decisioni conseguenti atte a ripristinare la salubrità ambientale e la salute compromessa delle popolazioni esposte. A questo punto potrebbe essere interessante analizzare quale possa essere la posizione del Medico di fronte al cosiddetto “movimento della decrescita”: quest’ultimo rappresenta un problema importante, perché vuol dire prendere in considerazione dati scientifici pubblicati in letteratura, ma soprattutto addentrarsi nel campo delle problematiche sociali e ambientali e delle relative implicazioni etiche e deontologiche. Se oggi la cosiddetta crisi è sociale, ieri era economica e, ancor prima, è stata finanziaria. È da questa crisi che è scaturito un meccanismo che stravolge le nostre esistenze, facendo implodere un malinteso concetto di progresso. Spostando sempre l’attenzione sui problemi economici e finanziari, si cerca di distrarre i cittadini da due ordini di problemi tipici della nostra attuale società: non sappiamo distinguere quello che è importante da ciò che non lo è (salute, ambiente, famiglia e lavoro sono valori ben più preziosi di denaro, successo, carriera, divertimenti, sesso e così via); siamo passati dalla “società dei diritti” (diritto alla salute, alla sessualità, al paesaggio, alle libertà civili, ecc.) alla “società dei bisogni”: bisogni reali e, accanto, bisogni indotti dalla propaganda e dalla pubblicità martellante su tutti i mass-media.
E dal momento che la soddisfazione di un bisogno significa il pagamento di tariffe, tasse, ticket e così via, ne risulta che anche per le necessità primarie, come salute, scuola, trasporti, il cittadino è sempre più chiamato a pagare. 

Un malinteso senso del progresso

Analizzando il cosiddetto “progresso” dal punto di vista della sanità e delle sue conseguenze sulla salute, ci rendiamo conto che le “parole d’ordine” di questo tipo di sviluppo sono più vicine al “ben-avere” (sempre più prestazioni, sempre più farmaci, sempre più consumismo sanitario) che al vero “ben-essere”. Una visione meramente economica del nostro cosiddetto progresso ci ha fatto trascurare le conseguenze ambientali delle nostre scelte e ci ha regalato pesanti sequele patologiche a carico degli esseri viventi, umani e non; dobbiamo quindi immaginare un modello socio-economico diverso da quello attuale: un cambiamento radicale si impone come necessità assoluta per evitare una drammatica, inevitabile catastrofe. L’aumento esponenziale dei costi sanitari in Medicina e in alcune branche specialistiche (in particolare Oncologia, Reumatologia, Immunologia clinica, Epatologia) impone un’etica della responsabilità che incentivi ciascun operatore a perseguire gli stessi obiettivi e gli stessi risultati con il minor impiego di risorse possibile. Sembra difficile, ed effettivamente lo è, ma non è impossibile. Aspetti organizzativi, clinici e normativi possono condurre ad un risparmio economico, o comunque ad un arresto dell’aumento dei costi: condivisione del rischio, deospedalizzazione, terapie orali, “drug-day-therapy” (strategia di somministrare lo stesso farmaco nello stesso giorno settimanale a tutti i Pazienti interessati), FAD (formazione a distanza), Telemedicina... Ancora più importante è la sostenibilità ambientale: i Medici e tutti gli operatori debbono porsi il problema dell’impronta ecologica legata alla loro professione e adoperarsi per ridurla nell’esperienza del cosiddetto “ambulatorio verde”.


Appropriatezza della Medicina

L’associazione scientifica “Slow Medicine” ha fatto dell’appropriatezza il proprio cavallo di battaglia: l’eccesso di prestazioni e di tecnologia, spesso non “evidence based” (cioè non comprovate da prove di efficacia) configura una situazione in cui le diagnosi e i trattamenti sono troppi, inutili e spesso dannosi per il Paziente, oltre che controproducenti a livello economico per il SSN. Premesso che il Paziente vada identificato più opportunamente come “persona assistita”, sia esso cittadino sano (screening e prevenzione) sia esso malato, il rapporto Medico-Paziente dovrebbe ulteriormente evolvere da un rapporto lineare (persona/ persona) a uno complesso (medico/équipe/utente/ famiglia). Contrariamente alle campagne proposte sui mass-media, è necessaria una operazione di “downshifting”, ovvero di rimodulazione e ridimensionamento delle aspettative dei Pazienti, così da evitar loro inutili viaggi della speranza e delusioni cocenti, che pregiudicano irrimediabilmente il rapporto del cittadino con il SSN e, di conseguenza, alimentano ingannevolmente la percezione di una malasanità diffusa. La miglior proposta che si potrebbe avanzare per il Servizio Sanitario Nazionale italiano sarebbe quella di una “clinical governance”, un sistema di gestione responsabile del continuo miglioramento della qualità dei servizi e dagli standard di assistenza elevati; essa sarebbe attenta ai problemi fin qui elencati, che potrebbero riassumersi in un’unica priorità: prevenzione primaria (eliminazione delle cause di malattia) e prevenzione secondaria (diagnosi precoce) delle malattie. Tutto ciò passa anche attraverso un’educazione sanitaria degli utenti della sanità e dei cittadini finalizzata a diminuire le patologie e modificare gli stili di vita non corretti.

Educazione alla salute

Tre sono le parole chiave dell’educazione sanitaria: informazione, formazione e aggiornamento. L’importante è che il patrimonio rappresentato dal nostro SSN, a oggi ancora uno dei migliori nel mondo, non vada con leggerezza perduto a causa del perdurare di una scriteriata politica di tagli lineari che nulla hanno a che vedere con la lotta agli sprechi tanto spesso invocata. La percezione è quella di un muro: ognuno di noi, Oncologo, Medico di Medicina generale, Operatore sanitario o semplice cittadino, ha il proprio “muro”, sia che se lo sia costruito da sé, sia che lo abbia trovato già eretto. Il muro lo isola, lo separa dal mondo esterno; i suoi mattoni sono tanti e diversi: autoreferenzialità, dire “si è sempre fatto così”, resistenza al cambiamento, pigrizia mentale o pensare “non abbiamo le risorse per...”. Dobbiamo rompere e abbattere questo muro, perché oltre ci sono appropriatezza, responsabilità, etica, sostenibilità (economica e ambientale). La situazione ambientale del nostro Pianeta richiede un impegno globale da parte di ogni cittadino del mondo e se, come recita il motto dell’Associazione Medici per l’Ambiente, “ogni uomo è responsabile per l’ambiente, il Medico lo è due volte”. 

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